Governo, Salvini spiazzato: io ai margini. Il primo scontento di Forza Italia è Berlusconi

Governo, Salvini spiazzato: «Io ai margini». Il primo scontento di Forza Italia è Berlusconi
di Barbara Acquaviti
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Sabato 13 Febbraio 2021, 00:19

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sono rimasti sorpresi e sono uniti da un sentimento dominante: la delusione. Guai a dirlo apertamente, ovvio. Il leader azzurro è stato uno tra i principali sponsor del governo Draghi a cui ha garantito da subito pieno appoggio e il segretario della Lega ha deciso che indossare l’abito dello statista era l’unico modo per provare a gestire una scelta che metà del suo partito aveva praticamente già fatto.

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Ma ora che l’esecutivo dell’ex presidente della Bce ha preso forma è evidente che non ha i lineamenti né del Cavaliere né del leader lumbard.

Anzi, nel Carroccio di rito salviniano l’impressione è precisamente che si sia voluto mettere all’angolo il segretario. La Lega alla fine incassa tre ministeri, di cui due con portafoglio (MiSE e Turismo) e uno, quello alla disabilità, che era stata espressa richiesta proprio di Salvini. Ma nessuno di quei nomi è stato indicato da lui. «Mi ha avvisato dieci minuti prima di salire al Quirinale», racconta.

INCUBO
Di fatto, in quell’elenco letto al Colle si è materializzato l’incubo che l’ex ministro dell’Interno si era prefigurato all’inizio di questa storia: Giancarlo Giorgetti riconosciuto come unica faccia spendibile della Lega e lui tenuto fuori dall’esecutivo ma senza poter fare quello che gli riesce meglio, ovvero arringare le folle obiettando e criticando. Peraltro, anche gli altri due ministri leghisti dell’esecutivo Draghi, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani, sono considerati più vicini al numero due della Lega che al segretario. Una sorta di cul de sac, insomma, nel quale sperava di non infilarsi facendo lui stesso il ministro. Di più, il vero timore è che presto a finire in discussione sarà direttamente la sua leadership.

Niente di tutto questo, però traspare dalle parole di Matteo Salvini che sceglie di fare buon viso a cattivo gioco e, due secondi dopo che Draghi ha annunciato la sua squadra, comincia a farsi il giro di tutte le trasmissioni televisive disponibili. «Occuparsi di settori strategici per l’Italia come lo sviluppo economico, il turismo e il ministero per le disabilità è per noi motivo di orgoglio, impegno ed enorme responsabilità». Il leader lumbard promette «lavoro di squadra» e - probabilmente mordendosi la lingua- evita di affondare il colpo persino sulla scelta di riconfermare gli uscenti ministri dell’Interno e della Salute, Lamorgese e Speranza, molto criticati in passato. «O c’è un cambio di passo, di metodo e di risultati, oppure ci sarà bisogno di aiuto e sostegno da quelle parti, visti i risultati».

Più zen di così si muore, ma a scavare a fondo negli umori di chi gli sta vicino si scopre il malessere: «Matteo teme di restare ai margini - dicono i fedelissimi - la scelta lo ha spiazzato» e sembra fatta appositamente per lasciarlo ai margini e per depotenziare il segretario e traghettare verso l’Europa una Lega tendenza Giorgetti.

FORZISTI
A suo modo riflessiva e anche la reazione di Forza Italia, praticamente l’unico partito della nuova maggioranza che fino a tarda sera tace. Silvio Berlusconi si era scomodato persino a venire a Roma per incontrare Mario Draghi e mettere il cappello sull’operazione, ma alla fine si ritrova sì tre ministeri, ma nessuno con portafoglio. Non soltanto, visto che – ad eccezione di Mariastella Gelmini, pur espressione dell’area dialogante – sia Mara Carfagna che Renato Brunetta sono da tempo critici verso la gestione del partito e verso il cerchio magico che circonda il Cavaliere. Per questo, viene fatta trapelare una certa delusione. Per giorni si era vociferato che a rappresentare Forza Italia al governo sarebbe stato Antonio Tajani, ma a rifiutare l’incarico – viene raccontato – sarebbe stato il diretto interessato che non avrebbe ritenuto sufficientemente appetibile il ministero delle Politiche Ue.

E tuttavia, un deputato centrista che conosce bene il leader azzurro è convinto che, come al solito, Berlusconi stia recitando due parti in commedia. E ricorda il precedente del governo di Enrico Letta: «Indicò come ministri Alfano, Lorenzin e Lupi salvo disconoscerli quando decise di uscire dalla maggioranza. Non mi stupirei se, all’occorrenza, ripetesse quello schema». 
 

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