Governo, il ministro Francesco Boccia: «Autonomia, Roma riceva poteri e risorse adeguate»

Governo, il ministro Francesco Boccia: «Autonomia, Roma riceva poteri e risorse adeguate»
di Simone Canettieri
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Venerdì 6 Settembre 2019, 11:30

Ministro Boccia, il primo atto del Governo è stato impugnare le leggi del Friuli Venezia Giulia.
«Era un atto dovuto. Sono leggi regionali con deroghe che toccavano quattro settori: dalla sanità all'urbanistica».
Passando ai migranti. Subito il primo assist a Matteo Salvini?
«Sbagliato, nessun assist: l'errore lo ha ammesso lo stesso governatore Fedriga ammettendo in una lettera, che è agli atti, di aver sbagliato. Ma era troppo tardi: se non avessimo impugnata la legge, avremmo rischiato una legge incostituzionale».

C'è stato dibattito in Consiglio dei ministri con il M5S su questo provvedimento?
«No, era una pratica già istruita dagli uffici, che ho visionato e i miei colleghi hanno condiviso, leggendo anche la lettera di Fedriga, arrivata però fuori tempo massimo. Ecco perché abbiamo deciso di impugnarla. Se il Friuli si adegua si potrà pensare anche di ritirare l'atto».

Come ministro degli Affari regionali è atteso dalla prova delle Autonomie differenziate. Cosa ne sarà delle tre bozze rimaste di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna portate in Cdm dalla legista Stefani? Saranno stralciate?
«Sicuramente, quel percorso si era già interrotto da solo perché mancava l'accordo politico tra Lega e M5S. Tanto è vero che il premier Conte che sulla scuola, per citare una delle materie, era in linea con l'Emilia Romagna e non con il Veneto di Zaia».

Ma quindi si ricomincerà da capo?
«Io andrò nelle Regioni che vogliono l'autonomia. Il Paese va pacificato».
E quindi?
«Sto porgendo l'altra guancia, non risponderò alle provocazioni. Mi presenterò agli incontri nei territori con i numeri e la Costituzione».

Prima della riforma, servirà il calcolo dei Lep?
«Io voglio che i livelli essenziali delle prestazioni abbiano un vestito e una forma e che siano garantiti per non creare diseguaglianze»
Questo rallenterà i tempi.
«I Lep sono la conditio sine qua non per far girare qualsiasi modello. Nella vecchia impostazione si diceva prima si parte e poi vedrà, io dico si vede e si parte. Voglio fare presto. Ma sulla scuola, sanità e i servizi non voglio passi indietro».

Il Veneto chiede l'autonomia su 23 materie: sono troppe per lei? Saranno diminuite le competenze?
«Non è corretto rispondere ora: voglio confrontarmi con la Regioni e il governo e poi tireremo le somme».
Lei si rifà al modello dell'Emilia Romagna perché è governata dal Pd?
«No, perché rappresenta una strada percorribile. Non a caso il presidente Conte stava discutendo di quell'impianto».
Il tema di fondo è chiaro: l'extra gettito fiscale deve rimanere nei territori o essere ridistribuito nel Paese?
«Va garantito il principio di perequazione»
Roma è la grande dimenticata del programma del Conte bis: alla fine viene citata in due parole. Ma come può la Capitale essere equiparata ad altri Comuni?
«Roma non è mai stata una città come le altre, ha una legislazione diversa, ci sarà un modo per affrontare il nodo Roma».

Ma come nel concreto?
«Con poteri e risorse. E' giusto che Roma abbia poteri da Capitale e risorse adeguate. Per non parlare poi dell'assetto istituzionale: il modello adottato da Berlino può essere una soluzione. Apriremo sicuramente una discussione sui poteri per Roma».
Le Autonomie possono essere un boomerang.
«La domanda è: rischiamo di aver il Nord all'opposizione? No. Su questi temi non bisogna innescare meccanismi di contrapposizione».
Riceverà i governatori Zaia e Fontana?
«Andrò io da loro».
Spinge sull'Autonomia modello Emilia per tirare la volata alle elezioni al presidente uscente Bonaccini?
«No, ascolterò tutti i governatori e quando il testo uscirà dal Cdm sarà inviato in Parlamento per essere migliorato».
 

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