Governo Conte ter, Renzi alza ancora il prezzo. E vuole la testa di Rocco Casalino

Governo, Ter alle condizioni di Renzi o un esecutivo istituzionale
di Marco Conti
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Sabato 30 Gennaio 2021, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 16:54

A fine serata sul taccuino di Sergio Mattarella resta annotato quel passaggio colto nell’incontro con la folta delegazione del centrodestra e che Matteo Salvini ha ripetuto poco dopo davanti ai taccuini. L’ipotesi di un governo istituzionale «se non si andrà al voto» non viene esclusa e in un certo senso si salda con le preoccupazioni per la tenuta del Paese che esprime il Presidente della Repubblica al termine delle consultazioni.

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L'assetto

Per ora si tratta solo di un “cuneo” inserito nelle difficoltà che ha la maggioranza uscente nel ricomporsi intorno alla figura di Giuseppe Conte, ma rappresenta un indubbio paracadute qualora la frattura nel M5S renda di fatto complicato tornare all’assetto di una settimana fa e brucerà l’ultimo tentativo di comporre un governo politico dopo il quale c’è solo il governo istituzionale.

I quattro giorni che ha a disposizione il presidente della Camera Roberto Fico per cercare di rimettere insieme la maggioranza non sono pochi. Se l’obiettivo era di far decantare le polemiche non sembra per ora raggiunto poichè nel M5S è scoppiata la bagarre dopo il passo indietro su Renzi ufficializzato dal reggente M5S Vito Crimi al termine del colloquio con il Capo dello Stato.

Il Pd mastica amaro perchè avrebbe voluto un nuovo incarico per Conte perseguendo con assurda tenacia ancora la strada della caccia ai “responsabili” che si è trasformata in un boomerang per Conte - che ha gestito personalmente la campagna acquisti - e per i dem e i grillini che l’hanno appoggiata. Fico avrà ora la possibilità di verificare, più direttamente di Mattarella, la praticabilità. D’altra parte i cinque gruppi che componevano la vecchia maggioranza (M5S, Pd, Iv, Leu e Maie) hanno detto tutti a Mattarella che intendono restare nella stessa maggioranza e solo uno (Iv) ha spiegato che prima di affrontare il tema del premier ci sono da sciogliere alcuni nodi legati al programma e alla squadra ministeriale.

 

Ed è qui che dovrà lavorare il presidente della Camera. Ed è qui che a Renzi si aprono delle praterie che renderanno particolarmente indigesto, soprattutto per i 5S, l’eventuale via libera al Conte-ter. Basta infatti mettere in fila gli argomenti sui quali in questi giorni ha picchiato Renzi (giustizia, Recovery Plan e scuola), per comprendere che i ministri Alfonso Bonafede, Roberto Gualtieri e Lucia Azzolina sono pesantemente a rischio. Se poi ci si aggiunge quel ripetuto riferimento al «non siamo al “Grande Fratello”» è evidente che Rocco Casalino, ufficialmente portavoce del premier, potrebbe avere a palazzo Chigi i giorni contati. Poi c’è la faccenda del Mes, che anche al Pd non dispiace, che potrebbe essere attivato magari in parte e soprattutto in vista di una possibile nuova ondata pandemica. Punti pesanti che permetterebbero a Italia Viva di poter giustificare il “ter” soprattutto se al ministero dello Sviluppo e delle Infrastrutture dovessero andare due renziani.

Conto salato

Boccone amaro per il M5S e per il Nazareno anche se su molti dei temi c’è nei fatti una forte convergenza con Iv. Un conto salato, ma non impossibile per Conte che da qualche giorno si mostra molto disponibile a trattare. Resta ora da vedere cosa accadrà nel M5S dove è in atto il tentativo di recuperare gli scontenti partendo dalla testa e proponendo ad Alessandro Di Battista il ministero dell’Ambiente. Un voto sulla piattaforma Rousseau potrebbe servire come paravento alla svolta ma se dovesse concretizzarsi una mini-scissione, al Senato i numeri potrebbero di nuovo ballare.

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L’eventuale fallimento del Conte-ter aprirebbe la strada a quel governo istituzionale non escluso ieri dal centrodestra malgrado Giorgia Meloni continui a tirarsi fuori. Ieri mattina, nel vorticoso giro di telefonate, Renzi ha infilato anche una chiamata a Salvini per verificare l’esistenza di quella soluzione che per il senatore di Scandicci significherebbe fare “bingo” e aprire le porte al governo «alla Mario Draghi». L’esistenza del “paracadute” è stata certificata dal leader della Lega dopo l’incontro con Mattarella, ma la strada è ancora da costruire. Forza Italia, rappresentata ieri al Colle da Antonio Tajani, è pronta ma non intende muoversi se non con la Lega, ma Salvini aspetta che fallisca il tentativo di Fico prima di fare altri passi. Per il Carroccio sostenere in qualunque forma un governo istituzionale significa scoprirsi a destra, ma anche rientrare nelle stanze dei bottoni dove si decide il destino del Next Generation Eu e proporsi come “salvatore” in un momento particolarmente complicato del Paese. 

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