Governo Conte bis, Di Maio confessa: «Volevo evitare le elezioni»

Governo Conte bis, Di Maio confessa: «Volevo evitare le elezioni»
di Simone Canettieri
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Mercoledì 4 Settembre 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 15:06

L'ora di black-out che lascia in sospeso l'Italia «e il mondo», Luigi Di Maio la passa con lo staff ristretto. Sono sessanta minuti lunghissimi tra le 18.30 (orario fissato per la conferenza stampa) e le 19.30 (quando si materializza nell'auletta della Camera). Dal risultato di Rousseau dipende la vita politica sua e del Movimento, in primis, poi certo ci sono le sorti del governo. Anche a urne aperte il leader grillino non si sbilancia: «Il voto è segreto». E per l'ennesima volta non dice come si è espresso sulla piattaforma: non vuole orientare i militanti e preferisce in un certo senso «tenersi le mani libere» comunque vada. Chi lo conosce bene raccoglie però questo ragionamento: «Non voglio tornare al voto, non voglio le elezioni anticipate, preferisco completare il lavoro portato avanti in questi 14 mesi».

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Di Maio in questa partita del voto sul Conte-Bis su Rousseau si è detto «garante» del Movimento e quindi non è uscito pubblicamente. Al contrario, il vero Garante del M5S, Beppe Grillo si è speso come un forsennato, andando anche allo scontro frontale con il suo ex pupillo. Una rottura plastica che pone Casaleggio, Di Maio e finanche Di Battista da una parte, Grillo, Fico e la pancia del Movimento dall'altra.
 



In conferenza stampa è proprio il vicepremier uscente del M5S ad ammettere ciò che da giorni è lapalissiano: «Sicuramente con Beppe Grillo abbiamo avuto differenze di vedute sui 20 punti, perché giustamente una persona che guarda avanti come Beppe, guarda quei 20 punti e pensa sempre che siano troppo poco. Su questo non c'è stato bisogno neanche di un chiarimento. Ci vogliamo bene, continuiamo a volerci bene» e «continuiamo a lavorare insieme».

Poi Di Maio lo ringrazia e smentisce la ricostruzione secondo la quale sarebbe stata una telefonata di Beppe a fargli fare il decisivo passo indietro da vicepremier: «Per me è un merito, non una nota negativa: ho già fatto tante rinunce e questa non mi pesa». In questo momento - è il suo ragionamento - nel M5S tutti «ci hanno messo la faccia e questo è stato molto importante per riuscire a dare un segnale agli italiani di solidità di una forza politica».

LE ALI
Anche se Di Maio alla fine è consapevole che la vittoria del sì è comunque il male minore, davanti a uno scenario di implosione del M5S continua ad andarci molto piano con il Pd. E ancora una volta mette in campo una linea diversa rispetto a Grillo che preconizza un futuro con il Pd in un unico soggetto progressista: «Il nostro statuto non è attrezzato per fare alleanze sui territori, siamo legati a una visione di essere alternativi». Da qui il nocciolo della questione: «Abbiamo sempre visto la candidatura 5 stelle alternativa alle altre forze, le nuove regole ci permettono di fare coalizioni con liste civiche». Dunque nella carrellata di regioni che vanno a breve al voto speriamo di sperimentare una prima alleanza con realtà civiche del territorio».

Ma il successo netto di Rousseau segna soprattutto un punto per tutti gli avversari interni di Di Maio. Il presidente della Camera Roberto Fico è tra i primi a commentare il risultato: «Oggi il Movimento 5 Stelle ha deciso di non arrendersi e di continuare il lavoro parlamentare per la realizzazione del proprio programma». Il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra si rifà al «sogno indicato dal fondatore e garante del Movimento». Nella notte la prima resa dei conti sui ministri M5S tra conferme e riequilibri interni.
 

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