Berlusconi: «Bene il dialogo con Conte, dico no al governo di tutti»

Berlusconi: «Bene il dialogo con Conte, dico no al governo di tutti»
di Mario Ajello
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Lunedì 21 Dicembre 2020, 06:57 - Ultimo aggiornamento: 11:49

Silvio Berlusconi ieri ha chiamato l'armatore dei pescherecci di Mazara e si è rallegrato con gli ex ostaggi italiani tornati in Sicilia dalla Libia: «Vi ha fatto liberare Putin, telefonando al generale Haftar». E segue anche, il Cavaliere, con grande apprensione la vicenda del nuovo ceppo inglese del Covid.

Presidente, lei farà il vaccino anti-virus?
«Certamente, anche se penso che il mio fisico già disponga degli anticorpi, visto che sono guarito dalla malattia nei mesi scorsi. Sono disposto anche a farlo pubblicamente, davanti alle telecamere, se questo può essere un ulteriore esempio per convincere gli italiani a vaccinarsi. Qui non c'entrano le libertà, è una questione di responsabilità sociale. Il vaccino non serve solo a proteggere sé stessi, è l'unica arma di cui disponiamo per sconfiggere una pandemia che miete tante vittime, causa sofferenze indicibili e sta mettendo in ginocchio l'economia del pianeta».

Il governo e il sistema Italia sono pronti a organizzare la grande campagna vaccinale che occuperà buona parte del 2021?
«Posso solo sperarlo, ci vuole un'organizzazione molto complessa. Avevamo chiesto al governo di discutere insieme questa materia, ma l'esecutivo ha ritenuto di fare da solo, assumendosi ogni responsabilità. Poiché la salute degli italiani viene prima di tutto, mi auguro che riescano».

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Non si è capito bene: ma lei vuole o no il governo di unità nazionale, se cade Conte? Ed è quello che serve all'Italia?
«Alla presentazione del libro di Vespa, ho solo detto che sarà il Capo dello Stato, nella sua saggezza e con lo scrupolo costituzionale che lo caratterizza, a decidere se vi siano le condizioni per mandare gli italiani alle urne o per dare vita in Parlamento ad un governo di segno diverso».


In un governo del genere, magari guidato da Draghi, dovrebbero esserci i migliori tecnici, così torna la competenza?
«Non credo nei governi tecnici e non vedo un nuovo governo all'orizzonte.

Forza Italia per il bene del Paese è a disposizione per lavorare con il governo che c'è, anche se questo governo non ci piace. Così abbiamo ottenuto nella Legge di bilancio in discussione in questi giorni diversi risultati importanti: fra essi, esoneri contributivi e aiuti per la decontribuzione per professionisti, lavoratori autonomi e partite IVA, gli aiuti da lungo tempo attesi per le scuole paritarie, investimenti sull'istruzione tecnica superiore, un taglio significativo alla sugar-tax, il patto fra generazioni per aiutare l'occupazione dei giovani, il kit digitalizzazione per consentire a chi ha un reddito basso l'accesso alla rete, importanti aiuti all'automotive. Vorrei che si parlasse di più di queste cose, davvero importanti per gli italiani, piuttosto che delle eterne mosse del teatrino della politica».


Forza Italia vuole il Mes, ma Lega e FdI no. Non crede che questo sia un problema per la vostra coalizione?
«No: fare sintesi è responsabilità di chi guida l'esecutivo, dove su questa materia mi pare che prevalgano i veti grillini. Il centro-destra del resto è una coalizione, nella quale noi rappresentiamo le idee liberali, cristiane, europeiste, garantiste. Non siamo un partito unico proprio perché siamo diversi, per cultura, riferimenti internazionali e anche per stile. Noi per esempio non avremmo mai dato vita a comportamenti come quelli accaduti venerdì in Senato: comprendo e condivido l'amarezza dei nostri amici della Lega per la cancellazione del Decreto Sicurezza, ma il rispetto per le istituzioni non deve mai venire meno».


Sempre la Lega s'è anche astenuta nel voto in Ue sul Recovery Fund. Non è mica la vostra linea!
«Come le ripeto, non siamo lo stesso partito. Io sono europeista come lo erano De Gasperi, Adenauer, Schuman».


Comunque all'Italia arriveranno moltissimi soldi Ue, 209 miliardi. Non va riconosciuto qualche merito a Conte?
«Il Presidente Conte è certamente abile nelle relazioni personali, ma il Recovery Fund nasce fondamentalmente dall'impegno del Ppe e dei governi che ne sono espressione. In questi mesi, io personalmente avevo svolto un grande lavoro di persuasione in Europa nei loro confronti, senza il quale dubito che l'Italia sarebbe stata trattata così generosamente. Proprio l'altro giorno grazie al lavoro del Parlamento europeo e in particolare del Ppe si è ottenuto l'aumento dell'anticipo sul Recovery Fund dal 10 al 13 per cento, per l'Italia da 20 a 27 miliardi. Ora si tratta piuttosto di decidere come utilizzare queste risorse. Io credo che si tratti di un'occasione irripetibile per definire cosa sarà il Paese nei prossimi 20 anni. Occorre una visione realistica ma di grande respiro».


Grande tornata elettorale in primavera. Per quanto riguarda Roma, la candidatura di Bertolaso viene considerata meno forte di qualche settimana fa, mentre FdI sarebbe orientata a puntare su Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa. Come se ne uscirà?
«Rimango del parere che Bertolaso rappresenti un'assoluta eccellenza, un uomo che ha dimostrato grandi capacità nelle situazioni più difficili. E guidare Roma dopo tanti anni di disastri è certamente un compito che fa tremar le vene e i polsi, come avrebbe detto Dante».


Perciò non trovate il nome giusto del centrodestra o non c'è per colpa dei vostri veti reciproci?
«A Roma, come nelle altre città, troveremo presto i nomi più adeguati non soltanto per vincere ma per un buon governo che duri cinque anni. Voglio però ricordare una cosa: Forza Italia da sempre considera il futuro di Roma decisivo non solo per i romani ma per l'intero Paese. Roma è la città più illustre del mondo, la nostra Capitale, la nostra vetrina, e ne sopporta oneri molto pesanti. Per questo fin dal 2009 fu il nostro governo a varare la legge per Roma capitale e oggi in Parlamento è depositata una nostra proposta di legge costituzionale per dare a Roma uno status particolare, simile a quello delle altre grandi capitali europee, Parigi, Londra, Berlino. Forza Italia è impegnata con i suoi uomini migliori, a cominciare dal nostro Vice Presidente Antonio Tajani, nella scommessa di ridare a Roma e ai romani il buongoverno che meritano».


Da Roma deve ricominciare la ricostruzione italiana?
«Io credo che i soldi del Recovery Fund vadano investiti sull'avvenire dei giovani, la generazione oggi più sacrificata; sulle infrastrutture; sulla digitalizzazione del Paese. E in tutto questo e in tutto il resto dovrà esserci un occhio di riguardo per Roma Capitale e per il l Mezzogiorno. Roma è davvero il simbolo dell'Italia. Della nostra grandezza e dei nostri problemi».

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