Giustizia, i ministri M5S pronti a votare no in cdm: cabina di regia da Draghi

Giustizia, i ministri M5S pronti a votare no in cdm: cabina di regia da Draghi
di Michela Allegri ed Emilio Pucci
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Mercoledì 7 Luglio 2021, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 21:52

Il clima è teso. Da un lato c'è la necessità di non perdere altro tempo, dall'altro lato la minaccia, da parte del Movimento 5 stelle, di non firmare il via libera in Consiglio dei ministri sulla riforma della giustizia. Il premier Mario Draghi vuole imprimere un'accelerazione: già oggi, appena il ministro Marta Cartabia avrà ultimato la sua informativa, dovrebbe essere convocata una cabina di regia a Palazzo Chigi per fare il punto sul ddl sul processo civile e, soprattutto, su quello sul processo penale. Ieri Cartabia ha incontrato il Pd, nei giorni scorsi le altre forze parlamentari della maggioranza. Concluso il giro d'orizzonte, gli emendamenti del governo sulla riforma del processo penale approderanno sul tavolo del Cdm domani.

Giustizia, in cdm non tutto fila liscio

Ma non tutto fila liscio, perché il Movimento ora minaccia le barricate: i cinquestelle, furenti, sostengono che non hanno potuto vedere le modifiche contenute nel pacchetto di riforma. Stando così le cose, dicono, non si può dare il via libera in Cdm.
L'IPOTESI
L'orientamento emerso al dicastero di via Arenula è di andare in direzione della riforma processuale.

L'ipotesi sul tavolo - il presidente emerito della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi ha guidato il gruppo di lavoro sulla riforma - consiste nell'introduzione di termini di fase: due anni di tempo massimo per l'appello e uno per la Cassazione. Uno stravolgimento della riforma Bonafede, quindi, che scontenta il Movimento 5 stelle e favorisce le altre forze politiche che sostengono l'esecutivo Draghi.

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Il Movimento è diviso tra chi intende avallare il cambio di marcia così i governisti e chi, invece, ritiene irricevibile la soluzione, difende il testo Bonafede a spada tratta e già minaccia di mettersi di traverso. Tanto che i ministri M5s potrebbero non dare il via libera in Cdm. La mediazione è in corso, ma il malessere dei pentastellati emergerà nei prossimi giorni. Soprattutto se la cabina di regia non dovesse apportare i cambiamenti richiesti. Era stato lo stesso ex premier Conte ad intestarsi la battagli M5s in difesa della riforma della prescrizione. Cartabia ha incontrato gli altri big pentastellati, ha portato avanti il metodo del dialogo ma osserva proprio un big M5s è chiaro che nella situazione di caos il rischio è che il Movimento ne esca con le ossa rotte. Anche perché il premier Draghi ha insistito d'accordo con il Guardasigilli sulla necessità di varare norme che riducano i tempi dei processi, secondo le garanzie fornite a Bruxelles.


LA SENTENZA
Intanto la Consulta ha bocciato la norma che consente di sospendere la prescrizione dei processi rinviati a causa dell'emergenza Covid, in base a «misure organizzative» disposte dai capi degli uffici giudiziari. Una decisione che sembra in contrasto con la pronuncia dello scorso novembre con la quale, invece, i giudici costituzionali avevano dichiarato infondate le censure sulla sospensione della prescrizione prevista nella «cornice generale» dai decreti sull'emergenza coronavirus.

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Con la nuova sentenza - redattore Giovanni Amoruso - i magistrati sostengono che la sospensione della prescrizione, prevista qualora il capo dell'ufficio giudiziario adotti un provvedimento di rinvio dell'udienza penale nell'ambito di misure organizzative per contenere l'emergenza epidemiologica, contrasta con il principio di legalità. Nel mirino c'è l'articolo 83, comma 9, del decreto legge numero 18 del 2020. Secondo la Consulta, la violazione scatta nel momento in cui il rinvio delle udienze con il congelamento dei termini di prescrizione «costituisce il contenuto di una misura organizzativa che il capo dell'ufficio giudiziario può adottare, quale facoltà solo genericamente delimitata dalla legge quanto ai suoi presupposti e alle finalità da perseguire». Insomma, il rinvio dipenderebbe da una mancanza di organizzazione, che non può essere pagata dall'imputato.
 

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