Giuseppe Conte, da filorusso a nemico giurato di Putin: l'ultima capriola

Dopo il no alle armi a Kiev, la virata: "Berlusconi con le sue parole delinea una politica estera inaccettabile"

Giuseppe Conte, da filorusso a nemico giurato di Putin: l'ultima capriola
di Mario Ajello
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Venerdì 21 Ottobre 2022, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 12:16

Un CamaleConte sul Colle. Come si fa ad andare in piazza il 5 novembre in mezzo a tanti pacifisti, pacifinti e filo-putiniani in nome della pace (non in nome della totale contrapposizione a chi ha scatenato la guerra, cioè il Cremlino) e intanto attaccare il centrodestra accusandolo di putinismo? Come si fa ad aver votato i decreti per l’invio delle armi agli ucraini e ora non volere più mandare quelle armi di difesa ma i nemici degli ucraini sarebbero Berlusconi e Forza Italia e non Conte e M5S? Per fare tutto questo, Conte all’uscita dalla consultazione con Mattarella ha dato fondo a tutta la sua tecnica avvocatesca, mischiando le carte e lanciandosi in acrobazie logiche o illogiche a rischio confusione. Ma forse con un obiettivo chiaro: ergersi a leader non solo di M5S ma di tutta la sinistra (e del resto i sondaggi danno i grillini ormai ad un’incollatura dal Pd).

«Abbiamo fatto presente a Mattarella - ha detto il capo M5S salito nello studio presidenziale insieme ai capigruppo Silvestri e Floridia - la nostra forte perplessità che il dicastero della Farnesina possa essere affidato a un esponente di Forza Italia il cui leader ha fatto ragionamenti opinabili».

E qui Conte cita gli audio del Cavaliere, e quella che secondo lui è il fondamento e il succo del discorso di Berlusconi: «Rappresentano un serio problema le sue parole e soprattutto la premessa che egli ha fatto. Ossia che non è da condannare l’aggressione russa all’Ucraina. Una politica estera inaccettabile». Praticamente, Conte è andato da Mattarella solo, o quasi, per dire che a loro non piace Berlusconi, anche se Berlusconi nelle sue tirate su russi e ucraini - questo Giuseppe a Mattarella lo ha omesso - non è poi così distante dalle posizioni stellate e del pacifismo di sinistra, neutralista e cerchiobottista, che sono la base della manifestazione arcobaleno lanciata da Conte per l’inizio del mese prossimo. Chi ha sentito il discorso contiano, lì sul Colle, ha pronunciato questa battuta: «È uscito dallo studio Alla Vetrata per arrampicarsi sugli specchi». 

STILE ARCOBALENO
È stata un po’ questa l’impressione che ha dato Conte. Il quale, pur in tenuta istituzionale in blu con pochette, ha approfittato dell’occasione per tenere due comizi (anche qui, molto in stile vecchio Berlusconi) da piazza post-elettorale. Uno, appunto, sul pacifismo. E a chi gli fa notare che anche M5S aveva detto che Putin voleva la pace, lui ribatte: «Non è vero, io non l’ho mai detto. Abbiamo sempre condannato l’invasione dell’esercito russo». E ancora, evviva la pace ma senza dare armi agli ucraini: «Il governo uscente non ha neppure accettato un confronto parlamentare sull’invio di armi a Kiev. Una democrazia matura deve avere una discussione su questi passaggi. Negli Usa pubblicano sui siti gli invii militari. La nostra posizione è chiara: ci sembra che in questo momento servano negoziati di pace. Paesi come gli Usa continuano a rifornire gli ucraini e non credo sia questa la priorità». Per piegare Putin, evidentemente, serve più una piazza arcobaleno in cui Conte venga celebrato come il pacificatore di sinistra, piuttosto che fare in modo che gli ucraini si difendano. Il resto, lì fuori dallo studio Alla Vetrata, è un altro comizio su povertà e diseguaglianze.
 

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