Conte, prima intesa con i partiti: domani le linee del piano

Conte, prima intesa con i partiti: domani le linee del piano
di Marco Conti
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Domenica 7 Giugno 2020, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 01:21

ROMA Il Pd tiene il punto, vuole decidere subito le linee che guideranno il Piano per la ricostruzione dentro le quali verranno utilizzati i fondi Ue. Giuseppe Conte non può sconvocare gli Stati generali dopo averli annunciati in diretta tv. Dopo ore di tensione tra palazzo Chigi e Nazareno, la mediazione viene fuori dopo l'ennesima telefonata tra il premier Conte e il capodelegazione dem Dario Franceschini. Domani sera, quindi, nuovo vertice con i capidelegazione della maggioranza per discutere di riforme e di investimenti in modo da arrivare alla convention a villa Pamphili - che dovrebbe iniziare giovedì e durare sino a sabato - con le idee un po' meno vaghe su dove si pensa di agire per risollevare la crescita del Paese.

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IL TEMPOREGGIATORE
In buona sostanza il governo ha quattro giorni per mettere insieme un quadro che dovrebbe indicare come e dove spingere per far crescere il Paese, sanando magari antiche ferite. A cominciare dall'efficienza della pubblica amministrazione. Il piano potrebbe essere poi implementato con i suggerimenti delle categorie economiche e sociali che sfileranno nel Casino del bel Respiro di villa Pamphili. Tempi ambiziosi, viste anche le lentezze che hanno caratterizzato sinora l'azione del governo, dentro i quali dovrebbe anche trovare posto il destino del Mes. Poichè tutti reputano decisivi gli investimenti sul sistema sanitario, anche in vista di una possibile ripresa del virus in autunno, sarà complicato sfuggire al nodo. Così come è complicato pensare di imputare la spesa sanitaria ai Recovery bond, quando l'Europa ha messo a punto uno strumento ad hoc. Conte dovrebbe quindi iniziare le consultazioni con le «menti brillanti» a villa Pamphili avendo in tasca un documento frutto dell'intesa tra i partiti di maggioranza che permetta quel «percorso serio e concreto» invocato da Nicola Zingaretti ieri mattina. Sempre lunedì, prima del vertice di maggioranza, la segreteria del Pd dovrebbe riunirsi proprio per rafforzare il concetto: andiamo gli incontri con le idee chiare non per fare passerelle.

Nel Pd è forte il timore che la sfilata di sindacalisti, imprenditori, startupper, ingegneri, architetti alla Renzo Piano, economisti alla Tito Boeri, possa trasformarsi in un boomerang per il governo. Conte è però convinto che la condivisione sia l'arma migliore in una stagione così complicata, e ieri si è chiuso a palazzo Chigi proprio per lavorare sul documento che vorrebbe presentare al vertice di lunedì. Un silenzio operoso simile a quello di Rocco Casalino, anche se il portavoce di palazzo Chigi sembra in queste ore impegnato più a decidere le conduttrici di programmi tv.

Sul tavolo del presidente del Consiglio è planato ieri sera anche il lavoro svolto dalla task force di Vittorio Colao. Cento progetti che potrebbero contribuire alla stesura del documento sul quale un peso decisivo lo avrà però il Pnr, il Piano Nazionale di riforme, che elabora il Mef e che ha una parte proprio dedicata alle riforme strutturali. Per amalgamare il tutto e arrivare ad un Piano di rinascita con tanto di temi, priorità e tempi, serviranno quindi ancora molte settimane ed è difficile che si riesca ad avere prima di settembre.
Nel frattempo i dem, dopo aver cannoneggiato l'iniziativa del presidente del Consiglio, si danno da fare per circoscrivere l'incendio escludendo quella crisi di governo che, in altri tempi, sarebbe stata scontata. Conte rischia comunque di uscire ridimensionato dalla tre giorni nel parco, qualora i consultati dovessero uscire dagli incontri con i ministri avendo le idee ancor più confuse. E' forse anche per questo che ora si pensa di trasformare gli Stati generali in un appuntamento di ascolto. Anche delle opposizioni che però, oltre a non aver ricevuto inviti, non vedono perché dovrebbero mandare i rispettivi leader, Salvini, Meloni e Berlusconi, quando un partito della maggioranza mostra di non credere all'utilità dell'iniziativa, come ieri sera faceva intendere il vicesegretario del Pd Andrea Orlando.

«Andate in un convento due giorni, tutto il Cdm, uscitene con una bozza di piano. Risparmiateci la menata degli Stati generali», scriveva ieri sera sui social un politico di lungo corso e fiuto come Pier Luigi Castagnetti. Il problema per l'ex segretario del Ppi è infatti interno alla maggioranza. Il Pd ha fretta. Iv si accontenta per ora delle promesse del premier. Il M5S è in frantumi e i suoi vertici, più o meno ufficiali, sembrano quasi spaventati dalle decisioni che l'esecutivo dovrà prendere nei prossimi sei mesi e che saranno decisive per il futuro del Paese. Non intercettare la ripresa del prossimo anno, al pari degli altri paesi Ue, potrebbe infatti spingere il Paese verso il default. Per evitarlo servono investimenti, cantieri, grandi e piccole opere e non idee da decrescita o scuole e università chiuse.

 

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