Verifica in salita per il premier. Processi, i grillini sono isolati

Verifica in salita per il premier. Processi, i grillini sono isolati
di Marco Conti
4 Minuti di Lettura
Martedì 31 Dicembre 2019, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 13:17

Se la prescrizione non si tocca, allora via Reddito di cittadinanza e Quota100. Per capire se è la proposta di un baratto o un semplice ricatto, basterà attendere il 7 gennaio quando si terrà il primo vertice di maggioranza. Il Pd, visto che il ministro Bonafede non dà segnali, prova a scuotere l'albero e ci va giù duro. D'altra parte si tratta di tre argomenti, divenuti legge nel precedente governo grazie ai voti M5S-Lega e che i Dem hanno a suo tempo ferocemente contestato.

LEGGI ANCHE --> Governo, giustizia prima grana sul tavolo di Conte. Poi il nodo sicurezza

Senza contare che tutto il Parlamento, escluso il M5S, è contro la cancellazione della prescrizione e che anche il Carroccio fatica a difendere ciò che ha a suo tempo votato. E' per questo che sulla cancellazione della prescrizione i grillini sono isolati. Gli avvocati sono contrari e quasi tutta l'Anm, escluso Piercamillo Davigo e la sua corrente, è contro il fine processo mai. Quanto basta per poter pensare che la riforma Bonafede ha i giorni contati quando a metà gennaio il Parlamento discuterà la riforma presentata dall'azzurro Enrico Costa. Se non fosse che un'eventuale spaccatura rischia di mandare a casa il governo ancor prima dell'indizione del referendum sul taglio dei parlamentari. Sempre ammesso che le firme ci siano al 12 gennaio.

Grane complicatissime per il presidente del Consiglio che il 7 gennaio si ritroverà a discutere con Italia Viva che minaccia di sostenere la riforma Costa e il Pd che è pronto a votare la sua proposta mentre minaccia - con il capogruppo Andrea Marcucci - di cancellare Reddito e Quota100. Anche ieri Walter Verini, plenipotenziario del Pd in materia di giustizia, ha attaccato «la riforma Bonafede-Bongiorno» chiedendo al ministro di essere «meno rigido» e a Conte di fare «una sintesi». E tanto per dare qualche argomento di pressione da azionare sulle sbandate truppe grilline, ecco la minaccia di chi pensa e dice - a dispetto dei dati Inps - che il Reddito «come misura contro la povertà non funziona».

A non funzionare in uno stato di diritto, è per il Pd e IV anche la prescrizione. E così i renziani si scagliano anche contro chi sostiene, come la grillina Businarolo, che «la legge farà sentire i suoi effetti solo fra alcuni anni e, presumibilmente dopo la fine di questa legislatura». Il curioso tentativo di buttare in avanti la palla, temendo forse un pronunciamento della Consulta, viene respinto da Gennaro Migliore (IV) secondo il quale «non è vero» che la cancellazione della prescrizione non produce effetti dal primo gennaio, perché «se un reato ha una prescrizione di 18 anni, questa potrebbe essere sfruttata per intero dal giudice di primo grado, tanto in appello non c'è più».

Per i Dem fermare la norma Bonafede è ormai divenuto un punto importate per poter dimostrare di essere la forza responsabile che dà l'ultimo colpo al populismo del Conte1. Ma il passaggio assume un peso anche nella definizione del futuro politico di Conte che qualche giorno fa ha accusato Salvini di «slabbrature e strappi istituzionali». Per ergersi a garante dell'ordinamento costituzionale, il premier ha bisogno di trovare una soluzione che assicuri lo svolgimento dei processi con quanto previsto dalla Costituzione all'articolo 111. Un difficile gioco d'equilibrio per evitare che anche palazzo Chigi finisca sotto la pronuncia della Consulta che potrebbe esserci ancor prima della fine della legislatura.

Alle prese con una maggioranza fragile, per Conte la ripresa non sarà semplice. Anche perché un mancato accordo sulla prescrizione rischia di arenare la verifica di governo ancor prima di partire. Soluzioni che avvicinino le due parti sono pressoché inesistenti, come hanno confermato i numerosi incontri che si sono svolti per cercare di fermare l'entrata in vigore della riforma.

Una quadratura che rischia di risultare ancor più complicata se, oltre ai problemi aperti - dall'Ilva alle concessioni autostradali - rientrano in agenda temi che sembravano essere stati accantonati.
E' per questo che ieri palazzo Chigi si è affrettato a precisare che Reddito e Quota100 «non sono nell'agenda del governo». Ma non sarà facile tenerli fuori. Come non sarà semplice evitare una revisione dei decreti sicurezza che appartengono alla stagione del sovran-populismo che Conte dà per archiviata, ma i cui strascichi sono ancora evidenti.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA