Gli amici gli dicono: «Ora per un po' non sentiremo più parlare di Draghi al tuo posto. Ma solo per un po', poi ricominceranno». E lui, Giuseppe Conte, risponde con un sorriso: «Vabbé, lasciamoli parlare». Si gode il momento l'avvocato del popolo. Nel senso, stavolta, non del leader populista come si sentiva di essere quando vestiva in giallo-verde, da vice premier dei due vicepremier Salvini e Di Maio, ma nel senso di chi ha battagliato giorno e notte per dare una mano alla ricostruzione italiana. Aveva detto partendo da Bruxelles: «Se la Merkel non molla sulle richieste dei nordici, è fatta». E così è stato. Tanto è vero che ora l'ultrà sovranista olandese Wilders attacca il connazionale Rutte dicendogli: «Ti sei fatto fregare da Conte». Miele per le orecchie di Giuseppi, che però ora dovrà dimostrare, e non pare disposto a farlo, di saper tenere testa ai 5 stelle prendendo pure i soldi del Mes (sdraiando Di Maio come ha fatto con i Frugali) e dovrà essere così fortunato che alle Regionali di settembre la sinistra regga perché se non regge rischia di sprofondare anche lui.
NON TIRARE A CAMPARE
La nuova vita di Conte dopo la battaglia del Belgio non potrà più essere, come è stato finora, il rinviare sempre le decisioni domestiche. Ma si tratterà d'importare in patria quel senso dell'urgenza e del tragico di chi, come lui, s'è trovato spalle al muro nella lotta europea ma ha saputo cacciare gli artigli (senza scomporsi la capigliatura), per strappare non un pareggio da quieto vivere e da tirare a campare, come spesso gli accade in Italia, ma una vittoria che non lasci sul campo troppi morti e feriti. Il suo problema sarà adesso quello di non farsi confondere dai sondaggi che lo innalzano a premier italiano più amato dal 1994 in poi e di non montarsi la testa. Di non innalzarsi o sprofondare a suo modo in una sindrome napoleonica, quella sintetizzabile in questo proverbiale scambio di battute. Il duca di Neutchatel al Bonaparte: «Vostra Maestà, vuol dunque prendersi tutto il mondo?». Risposta: «Be', non è poi tanto grande!».
OLTRE IL GIARDINO
Visto in queste ore di letizia, Conte non somiglia neppure un po' a quello che appena pochi mesi fa diceva: «Pezzi dello Stato manovrano contro di noi». E non è neppure, ma poi lo risarà probabilmente e magari non a torto, quello che sospetta di tutto e di tutti. O quello che veniva preso in giro per gli Stati Generali in villa come Chance il Giardiniere di Peter Sellers. Macchè, la nuova veste dell'Avvocatissimo è quella di uno che ha gestito la pandemia in maniera non impeccabile (ma senza sfigurare, anzi, nel confronto con gli altri capi di governo) e che adesso nel passaggio dalla fase del contenimento a quella della ricostruzione ha dimostrato che può fare molto di più. Visto che non è più un precario, ma un top player da 209 miliardi di euro.
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