Giovanni Melillo, attualmente capo della procura di Napoli, è il nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Lo ha nominato il plenum del Consiglio superiore della magistratura, con 13 voti. Melillo era stato proposto da Area, il gruppo delle toghe progressiste (in cui milita lui stesso), e ha superato gli altri due candidati proposti dalla commissione: il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha avuto 7 voti, e l'aggiunto della Dna Giovanni Russo, che ne ha ottenuti 5. I suoi sostenitori hanno evidenziato sia la competenza in materia di mafia e terrorismo, sia le doti organizzative.
Giovanni Melillo, chi è
Melillo, 62 anni è magistrato dal 1985 e dal 2 agosto 2017 ha assunto la direzione della procura di Napoli, la più grande d'Italia.
La direzione della procura di Napoli e la lotta alla mafia
Nei cinque anni a capo della procura di Napoli, Melillo ha rafforzato l'efficenza dell'organizzazione, privilegiando pool e gruppi di lavoro non solo nell'antiterrorismo, antimafia e corruzione, ma anche nei reati legati agli incidenti sul lavoro, alla violenza giovanile legata al fenomeno della movida e i reati commessi sui detenuti. Nella lotta alla camorra, ha insistito sulla trasformazione della mafia in entità imprenditoriale o "fornitore di servizi". In particolare a suo favore si è espresso il Pm Nino Di Matteo che ha paragonato il suo lavoro a quello dell'antimafia di Falcone e Borsellino a Palermo, affermando che una sua mancata nomina «suonerebbe come una bocciatura e sarebbe interpretata dalla criminalità organizzata come ennesima e pericolosissima presa di distanza istituzionale da un magistrato così esposto a rischi per la sua vita, un errore che già in passato ha macchiato il Csm, con isolamento di magistrati che è stato terreno fertile per omicidi e stragi».
Chi lo ha sostenuto
Anche i vertici della Cassazione, il primo presidente Pietro Curzio e il Pg Giovanni Salvi, hanno sostenuto la candidatura di Melillo. Per lui hanno votato anche i 3 consiglieri di Unicost e i laici Michele Carabona (Forza Italia) e Alberto Maria Benedetti e Filippo Donati (M5s). A favore di Gratteri hanno votato i togati "indipendenti" Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, e i tre componenti di Autonomia e Indipendenza, i laici Stefano Cavanna e Emanuele Basile (Lega) e Fulvio Gigliotti (M5s), relatore della proposta a favore del capo della procura di Catanzaro. Infine per Russo hanno votato invece l'intero gruppo di Magistratura Indipendente e il laico di Forza Italia Alessio Lanzi.