Giovanni Melillo è il nuovo procuratore Antimafia: battuto il rivale Gratteri. Il ritratto

Antimafia, Giovanni Melillo è il nuovo procuratore nazionale: 35 anni con la toga, dagli inizi a Barra alla direzione a Napoli
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Mercoledì 4 Maggio 2022, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 09:15

Giovanni Melillo, attualmente capo della procura di Napoli, è il nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Lo ha nominato il plenum del Consiglio superiore della magistratura, con 13 voti. Melillo  era stato proposto da Area, il gruppo delle toghe progressiste (in cui milita lui stesso), e ha superato gli altri due candidati proposti dalla commissione: il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha avuto 7 voti, e l'aggiunto della Dna Giovanni Russo, che ne ha ottenuti 5. I suoi sostenitori hanno evidenziato sia la competenza in materia di mafia e terrorismo, sia le doti organizzative.

Giovanni Melillo, chi è 

Melillo, 62 anni è magistrato dal 1985 e dal 2 agosto 2017 ha assunto la direzione della procura di Napoli, la più grande d'Italia.

Dopo il primo incarico come pretore a Barra, quartiere orientale di Napoli dal 1991 viene nominato sostituto procuratore. Alle spalle ha 8 anni come pm presso la Direzione nazionale Antimafia svolgendo funzioni requirenti di coordinamento investigativo nazionale in materia di criminalità organizzata di tipo mafioso, riciclaggio, narcotraffico, delitti collegati ad appalti pubblici, cooperazione  internazionale, stragi terroristiche e un’esperienza all'ufficio giuridico del Quirinale. Dal 2014 al 2017 è stato capo di gabinetto del ministro della giustizia Andrea Orlando.

La direzione della procura di Napoli e la lotta alla mafia 

Nei cinque anni a capo della procura di Napoli, Melillo ha rafforzato l'efficenza  dell'organizzazione, privilegiando pool e gruppi di lavoro non solo  nell'antiterrorismo, antimafia e corruzione, ma anche nei reati legati agli incidenti sul lavoro, alla violenza giovanile legata al fenomeno della movida e i reati commessi sui detenuti. Nella lotta alla camorra, ha insistito sulla trasformazione della mafia in entità imprenditoriale o "fornitore di servizi". In particolare a suo favore si è espresso il Pm Nino Di Matteo che ha paragonato il suo lavoro a quello dell'antimafia di Falcone e Borsellino a Palermo, affermando che una sua mancata nomina «suonerebbe come una bocciatura e sarebbe interpretata dalla criminalità organizzata come ennesima e pericolosissima presa di distanza istituzionale da un magistrato così esposto a rischi per la sua vita, un errore che già in passato ha macchiato il Csm, con isolamento di magistrati che è stato terreno fertile per omicidi e stragi».

Chi lo ha sostenuto 

Anche i vertici della Cassazione, il primo presidente Pietro Curzio e il Pg Giovanni Salvi, hanno sostenuto la candidatura di Melillo. Per lui hanno votato anche i 3 consiglieri di Unicost e i laici Michele Carabona (Forza Italia) e Alberto Maria Benedetti e Filippo Donati (M5s).  A favore di Gratteri hanno votato i togati "indipendenti" Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, e i tre componenti di Autonomia e Indipendenza, i laici Stefano Cavanna e Emanuele Basile (Lega) e Fulvio Gigliotti (M5s), relatore della proposta a favore del capo della procura di Catanzaro. Infine per Russo hanno votato invece l'intero gruppo di Magistratura Indipendente e il laico di Forza Italia Alessio Lanzi.  

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