Giornali, Moles: «Nuova legge sul copyright, i decreti entro giugno»

Giornali, Moles: «Nuova legge sul copyright, i decreti entro giugno»
di Francesco Malfetano
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Martedì 11 Maggio 2021, 07:40

Sottosegretario Moles, l'Italia ha appena recepito approvando anche al Senato la legge Ue per recepire la direttiva sul copyright. Questa potrebbe prevedere che gli editori possano negoziare accordi con Google e gli altri per vedersi corrispondere una contropartita per l'utilizzo e i contenuti. La questione è però aperta. I decreti attuativi arriveranno entro giugno, quale sarà la posizione italiana?
«Sarà fondamentale un recepimento della direttiva adeguato, anche a causa della situazione economica e sociale causata dalla pandemia. L'iniziale passaggio tecnico è in corso, sta lavorando il comitato consultivo per il diritto d'autore del ministro Franceschini, al quale anche noi partecipiamo, ma alla fine sarà l'intero governo a dover esprimere una linea precisa, e condivisa con il Parlamento. Io sto lavorando, circa la mia competenza e con il mio dipartimento, sui contenuti degli articoli 15 e 17 della direttiva. L'obiettivo è quello di dare dignità a tutti, perché la vera ratio della direttiva Ue è quella di favorire l'accesso del pubblico ai contenuti protetti da copyright, e quindi la libertà e il pluralismo dell'informazione, ma anche la tutela dei diritti degli autori e degli editori. La sfida è far sì che tutti possano trovare il giusto ristoro alle loro esigenze».
Le risorse stanziate per l'editoria nel Recovery sono legate alla digitalizzazione, che è il punto cardine attorno a cui bisogna costruire l'uscita dalla crisi, ma serviranno anche incentivi. Lei ha dichiarato che questi, a sostegno delle imprese editoriali, ci saranno e saranno «diretti e indiretti». Ma come saranno articolati?
«Prima di tutto, io sono contento d'aver fatto inserire nel Pnrr, nel capitolo della digitalizzazione, le imprese della filiera editoriale, nessuna esclusa. Così, nell'ambito della Transizione 4.0, si potrà fare in modo che degli incentivi possano godere tutte le imprese della filiera. Per quanto riguarda i sostegni io sto pensando all'adeguamento, per il settore dell'editoria, di strumenti già presenti come incentivi diretti e indiretti e, quindi, in particolare ai crediti d'imposta sia per i beni strumentali (e quindi anche la digitalizzazione), sia per la formazione per le nuove professionalità. L'idea di fondo, però, è sempre quella di accompagnare il sistema editoriale nella nuova era ma con la tutela dell'occupazione, perché se è vero che bisogna guardare al medio periodo, serve non lasciare nessuno indietro».

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Volendo fare un esempio? Gli strumenti per i prepensionamenti saranno ancora estesi?
«Il tema occupazionale è uno dei dossier che analizzeremo, sottolineando però che io spero che lo strumento del prepensionamento diventi meno importante grazie al cambiamento del sistema. Inoltre con il Milleproroghe abbiamo già scongiurato tagli al settore, spostando di oltre 2 anni i tagli previsti per i giornali. E ancora, a prescindere dal Pnrr, per i prossimi provvedimenti legislativi abbiamo costruito già specifiche norme sia per quest'anno che per il prossimo, a supporto di tutta la filiera. Arriveranno. Mi faccia sottolineare una cosa però».
Prego.
«Negli incontri fatti con gli attori del sistema ho apprezzato la grande disponibilità di tutti a lavorare insieme, accantonando gli interessi di parte».
Nell'ultimo anno la Guardia di Finanza ha fatto tanto contro la pirateria e la pubblicazione illecita di prodotti editoriali sul web. Il governo com'è in campo in questa battaglia?
«La lotta alla pirateria è fondamentale anche a tutela di imprese e posti di lavoro. Il ministro Colao ha il coordinamento per definire la posizione italiana rispetto al Dsa (il Digital service Act, la proposta della Ue con cui normare le attività delle piattaforme ndr) per ciò che riguarda la pirateria. Daremo il nostro contributo perché è una battaglia fondamentale, basti pensare che la pirateria sportiva ha un impatto in termini di Pil di quasi 500 milioni di euro e per il settore audiovisivo di 591 milioni di euro, con circa 6 mila posti di lavoro persi».
Il suo partito, Forza Italia, è un po' la voce moderata nel centrodestra, e spesso media tra Lega e maggioranza. Pensa che con questa tensione l'esecutivo possa proseguire?
«Il centrodestra è nato grazie ad una grande intuizione di Silvio Berlusconi, ed è una coalizione salda. In più governiamo insieme in molte regioni e enti locali. La nascita del governo Draghi ha determinato scelte differenti, con due partiti della coalizione al governo, ma sugli obiettivi finali siamo insieme, anche perché si fanno i compromessi sui dettagli ma mai sui principi».
Lei si è occupato spesso di relazioni internazionali, sia da docente che da parlamentare. Come legge il posizionamento italiano delle ultime settimane con il premier che ha fatto spesso la voce grossa in Ue?
«La figura autorevole di Draghi, e la stessa natura unitaria di questo governo hanno consentito al paese di fare un gran passo in avanti per ristabilire la credibilità internazionale che l'Italia merita.

In Ue negli ultimi anni si è creato un asse Merkel-Macron e tutto il resto era divenuto secondario. Ora la rinnovata forza del governo del Paese consente di riequilibrare le forze. Ogni paese ha il suo interesse nazionale, è ovvio, ma se, come ora, c'è a suo supporto una nuova credibilità, questa posizione diventa autorevole. Ed è quello che sta accadendo».

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