Sanremo, in Rai si cerca un'uscita morbida a Fuortes. Ma l'obiettivo è cambiare tutto il Cda. Al Tg1 ipotesi Giorgino direttore

Per la successione sempre più forte la carta Rossi. Per il Tg1 un esterno (Chiocci) o gli interni Rao e Giorgino

Sanremo, in Rai si cerca un'uscita morbida a Fuortes. Ma l'obiettivo è cambiare tutto il Cda
di Mario Ajello
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Lunedì 13 Febbraio 2023, 00:39 - Ultimo aggiornamento: 01:02

È stato un Sanremo «comunista». O comunque l’ultimo colpo di coda di una sinistra arroccata all’Ariston e a Viale Mazzini e che non rispecchia più - questa la motivazione dell’assedio della destra alla Rai - l’Italia che c’è fuori cioè il Paese di Giorgia. E allora, il trasloco dell’amministratore delegato Fuortes e il Raibaltone degli equilibri politici si è deciso di renderli più rapidi e meno teneri. Dopo che il budget aziendale 2023 non ha avuto i voti del centrodestra (una sfiducia di fatto), dopo questa guerra di Sanremo e dopo le elezioni regionali di queste ore che si annunciano negative per la sinistra, entra nel vivo - per volere di Meloni che finora non aveva voluto creare sconquassi in Rai e non aveva avuto il tempo di mettere la testa a questo dossier - la presa del Palazzo televisivo. 

SETTIMANE O MESI

Fuortes, area dem e nomina draghiana, ha le settimane o i mesi contati. E le manovre di sostituzione sono due: o il nuovo ad sarà Roberto Sergio, un interno di lunga esperienza con aderenze nel centrodestra, affiancato da Giampaolo Rossi di area FdI e insieme profondo conoscitore dell’azienda come direttore generale che poi prenderà la guida di tutto; oppure - e a questo punto più probabile - la nomina al più presto proprio di Rossi direttamente come ad, dopo che una semplice norma al decreto Milleproroghe eliminerà il divieto al secondo mandato come membro del Cda Rai dando il via alla sostituzione in favore di quello che è già stato nel consiglio del Settimo Piano in quota meloniana. Una cosa comunque è sicura, dicono fonti di governo e di partito: «Fuortes deve farsi da parte e accettare un posto sostitutivo». Sì, ma quale? La trattativa per renderlo soprintendente del teatro Alla Scala di Milano è finita, anche perché il sindaco Sala vuole portare nel Cda del 15 marzo la riconferma di Dominique Meyer fino al 2027. La collocazione a cui la destra vorrebbe destinarlo, e viene assicurato che ci sarebbe il placet del sindaco Nardella, sarebbe quella della guida del Maggio Fiorentino ma tutti sanno che Fuortes aspira ad altro. 

Quindi? «Gli conviene accettare questa perché poi non avrà più possibilità di scegliere e dovrà trovarsi un posto da solo», dicono i duri di FdI. Ma Meloni con Fuortes ha un buon rapporto personale e amerebbe evitare traumi troppo forti con un ad che comunque industrialmente ha ben meritato.

Insomma, la separazione - si spera consensuale - ci sarà ma occorre vedere come. Oltretutto, se viene cambiato solo l’ad il Cda resterebbe comunque sbilanciato non a favore della destra: che avrebbe tre componenti (Agnes, Di Biasio e il nuovo ad), mentre gli altri ne hanno altri tre (Laganà in rappresentanza dei dipendenti, Bria per il Pd e Di Majo per M5S) e in più la presidente Soldi che certo meloniana non è. Quindi, l’obiettivo della destra è cambiare l’intero Cda: e del resto, quando cambia il governo è sempre cambiata anche la governance Rai. 

 

LE NOMINE DEI TG

Stesso discorso vale per il Tg1. Improbabile che resti Monica Maggioni (espressione dell’esecutivo Draghi, anche se affatto ostile ai nuovi arrivati) ma non è detto che giunga un direttore da fuori (il più quotato è Gianmarco Chiocci) e fioccano le ipotesi interne: Giorgino in rappresentanza dell’intero centrodestra o Rao di totale affidabilità meloniana che dal Tg2 passerebbe al giornale ammiraglio lasciando il posto al berlusconiano Preziosi? Le caselle, tra Viale Mazzini e Saxa Rubra, si decideranno. Ma la prima soluzione da trovare riguarda Fuortes: il governo, per mandarlo via, sta cercando una contropartita all’altezza e non vuole spargimenti di sangue. Va trovata una quadra e prima o poi si troverà. 

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