Giorgia Meloni contro La7: «Querelo tutti quelli che insultano, c'è ancora il diritto di non essere di sinistra?»

La leader di FdI: "Lo faccio perché voglio sapere se in questa nazione c'è ancora il diritto di non essere di sinistra senza rischiare di diventare vittime dello spostato di turno"

Giorgia Meloni contro La7: «Querelo tutti quelli che minacciano, insultano e mistificano»
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Giovedì 16 Giugno 2022, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 07:38

Giorgia Meloni si sente nel mirino di attacchi tutt'altro che casuali. «Ovviamente sono il prezzo del successo elettorale in una nazione nella quale c'è una sinistra che non avendo più argomenti ha bisogno di utilizzare questi metodi», reagisce la leader di FdI, criticata per l'intervento del fine settimana al comizio di Vox, il partito di estrema destra spagnolo, da politici («Un discorso inaccettabile», per Enrico Letta) e opinionisti televisivi. «Una serie di accuse, minacce, mistificazioni, insulti, andati in onda su un'unica rete televisiva, La7, in appena 24 ore», dice in un video su Twitter, annunciando querele e denunciando un clima pericoloso per la sua incolumità. 

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Il video è intitolato "La mia risposta agli insulti di La7". «C'è un po' di tutto, l'accusa di fare propaganda assassina, di essere una buffona, di essere circondata da nazisti, riferimenti più o meno velati a Mussolini, Hitler, Putin.

Un conduttore che mi definisce la donna nera», spiega Meloni. E aggiunge: «Quando dici a milioni di italiani che sono pericolosa per la storia, che potrei per paradosso uccidere milioni di persone, invadere uno stato, o fare cose che hanno fatto le persone alle quali vengo accomunata, il rischio c'è che qualcuno decida di liberare il mondo da questa persona così pericolosa, perché magari ha qualche rotella fuori posto, e non capisce il gioco».

 

Azioni legali

La reazione social ne preanuncia una legale. Partiranno querele per affermare «il principio che in questa nazione si possa non essere di sinistra senza essere linciati ogni giorno», annuncia Meloni, impegnata dopo l'exploit elettorale in un duro braccio di ferro con Lega e FI per la leadership del centrodestra. Gli unici attestati di solidarietà arrivano da partiti più piccoli della coalizione. «Si può essere d'accordo o meno con le sue idee, ma non si può criminalizzare le sue idee», la difesa di Marco Marin e Stefano Mugnai, di Coraggio Italia. «Ô sconcertante - nota Giovanni Toti, di Italia al centro - la spocchia di certa sinistra di volersi sostituire al giudizio degli elettori circa l'agibilità politica di un partito e di un leader politico».

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