Meloni: «L'Europa ci aiuti sul Pnrr. Taglio al cuneo fiscale da rinforzare»

«Rendere pesanti le buste paga è molto meglio che introdurre il salario minimo»

Meloni: «L'Europa ci aiuti sul Pnrr. Taglio al cuneo fiscale da rinforzare»
di Mario Ajello
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Venerdì 26 Maggio 2023, 23:00

dal nostro inviato a TRENTO

«La locomotiva d’Italia non si può frenare». Questo Meloni dice a proposito dell’alluvione e della ricostruzione dell’Emilia Romagna che vale il 9,5% del Pil nazionale. E per la ripartenza «attiveremo soprattutto il fondo di solidarietà, ma c’è anche il fondo di coesione ed è fondamentale che ci sia flessibilità nell’uso dei fondi esistenti, anche quelli del Pnrr». L’Europa è avvertita - ma von der Leyen lo sa e finora ha mostrato una certa consapevolezza della gravità della situazione - che l’Italia ha necessità drammatiche e non bisogna sottilizzare troppo sulle fonti da cui ricavare finanziamenti. Lasciare il Pnrr come una scatola già chiusa quando invece i cambiamenti del quadro italiano ed europeo sono improvvisi e profondi e nuove difficoltà si sono aggiunte - «Sono partita per il Giappone nominando un commissario alla siccità e torno dovendone fare uno altro per il maltempo», fa notare Giorgia - negli ambienti del governo viene considerata una posizione anti-storica. Meloni parla al Festival dell’economia a Trento. Nello stesso set - ma Giorgia è in collegamento video con il palco del Teatro sociale da dove Maria Latella le fa le domande - dal quale l’altro giorno Elly Schlein ha parlato della sua idea di economia in cui - per esempio - la patrimoniale è un punto fisso. Meloni è su posizioni assai diverse. Ripete più volte il concetto che le sta a cuore e che viene accolto bene sia dalla platea di imprenditori sia in generale dal pubblico in sala: «Il salario minimo non crea ricchezza, la produttività, l’equità fiscale e il lavoro sono gli strumenti per lo sviluppo italiano». Va sul concreto il capo del governo: «Renderemo strutturale il taglio del cuneo fiscale», contenuto nel decreto del primo maggio e già impostato nella legge di bilancio. «Questa misura - incalza Meloni - è diversa da quella fatta dai miei predecessori, e non è finita qui. Il taglio della tassazione sul lavoro deve essere la priorità e procederemo sempre di più su questa linea». Ha un impatto importante il taglio del cuneo in una fase in cui c’è l’inflazione galoppante. La prima sfida è rendere questi provvedimenti strutturali, la seconda è allargarli ulteriormente. Ecco «il taglio del cuneo è molto meglio del salario minimo», caro alle sinistre, «che è buono sul piano filosofico ma nella sua applicazione rischia di essere un boomerang». Incalza Meloni: «Abbiamo salari da fame, e in più il problema dell’inflazione, e davanti a queste difficoltà profonde sentiamo dire che abbassare il cuneo e rafforzare le buste paga è inutile: chi parla così dice cose che non stanno in piedi». Lei parla in un altro modo, a proposito dell’evasione fiscale: «Stato e cittadini non devono essere avversari. Io, Stato, ti do una mano, semplificando le procedure e riducendo le tasse; ma se tu, cittadino, davanti a questo sforzo non ti comporti bene e evadi, la reazione delle istituzioni sarà dura». Infatti sono stati assunti 3900 funzionari per la riscossione dei tributi e si è sta intervenendo contro le aziende apro e chiudi, fatte apposta per truffare l’erario. Sarà la platea, che non è politica, sarà che la luna di miele tra Meloni e il Paese continua, di fatto dicendo queste cose Giorgia non ha il tono aggressivo, verso le opposizioni o verso altri. Ha scelto invece, e non solo qui, il format della pacatezza operosa ed è una postura che la tragedia in Romagna la spinge a rafforzare. Ed è sulla base della concretezza il rapporto dialettico che l’Italia sta avendo con la Francia. «Su molti dossier lavoriamo insieme a Macron - assicura Meloni - e il fatto che si sentano in dovere di criticarci vuole dire che il nostro governo sta andando bene». È particolarmente orgogliosa Meloni per il fatto che «è cambiata la nostra postura internazionale». Italia isolata in Europa e «reietta». Macché, dice lei. «Ci rispettano di più perché noi non sorridiamo a vanvera e non abbiamo paura di dire ai partner ciò che siamo e come la pensiamo, qual è il nostro interesse nazionale e come si può conciliare con quello degli altri». La postura dell’Italia - incalza - è quella di una nazione seria e affidabile. Il che non significa essere accondiscendenti come in passato l’Italia troppe volte è stata».

«IO, SECCHIONA»

Non si sofferma troppo su presidenzialismo e autonomia ma dice che «le due riforme vanno fatte insieme entro la fine della legislatura». Il che non suona bene alle orecchie leghiste. Quando poi Giorgia parla di Giorgia, la platea è particolarmente incuriosita. «Per riuscire - parola di Underdog - bisogna fare dei propri difetti la propria forza.

Io per esempio soffrivo di grande insicurezza e perciò mi sono messa a studiare tantissimo. Sono diventata una secchione». 

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