Mes, Giorgetti: «Trattiamo se cambia il Patto di stabilità»

Il ministro al presidente dell’Eurogruppo: investimenti green e digitali fuori dai parametri

Mes, Giorgetti: «Trattiamo se cambia il Patto di stabilità»
di Luca Cifoni
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Venerdì 12 Maggio 2023, 00:16

 L’Italia conferma la disponibilità a discutere sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità la cui riforma non è stata ancora ratificata dal nostro Paese. Ma chiede una contropartita nell’ambito della trattativa sul nuovo Patto di stabilità: dai criteri con cui vengono verificati i conti pubblici dei vari Stati dovrebbero essere escluse «alcune spese per gli investimenti in particolare in ambito digitale e per la transizione green, compresi quelli del Pnrr».

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L’offerta è stata fatta da Giorgetti direttamente a Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo; l’incontro è avvenuto a Nigata, in Giappone, dove sono in corso i lavori del G7 dei ministri dell’Economia.

Il Mef ha fatto sapere che il colloquio è stato «intenso e costruttivo». Al centro proprio il Mes e la nuova governance europea.


I TEMI
I due temi non sono strettamente collegati, ma per entrambi è in corso una discussione intensa. Per quanto riguarda il Mes, nel 2021 è stata definita una riforma di questo strumento, originariamente concepito nel 2012 ai tempi della crisi dell’euro per intervenire in caso di difficoltà sui mercati di uno Stato membro. Essenzialmente al meccanismo viene data una nuova funzione, quella di funzionare come “rete di sicurezza” in caso di crisi bancarie. Questa riforma ha bisogno di essere ratificata dai Parlamenti nazionali e nel tempo tutti i Paesi lo hanno fatto. La svolta è avvenuta alcuni mesi fa, quando la Corte costituzionale tedesca ha respinto il ricorso che era stato presentato sull’argomento, sbloccando quindi il via libera di Berlino. Al momento quindi a fermare tutta la procedura resta solo la posizione italiana. Posizione che in parte dipende dal dibattito interno degli anni scorsi, quando fu paventato il rischio che il nuovo assetto potesse accelerare la ristrutturazione del debito dei Paesi sovrani, tema delicatissimo per un Paese come il nostro in cui il debito pubblico è al 150% del Pil. Più recentemente l’esecutivo Meloni ha sostenuto invece che il meccanismo risulta poco utile nella sua forma attuale e che andrebbe rivisto, con la funzione di stimolare gli investimenti. E proprio sul tema degli investimenti si concentrano le richieste italiane in relazione alla revisione del Patto di stabilità, con il quale dovranno essere valutati dal 2024 i bilanci dei vari Paesi: la richiesta è escludere dai calcoli alcune di queste voci, in modo da dare più margini di manovra.


Va ricordato che nel Mes sono state convogliate ingenti risorse. Il capitale sottoscritto è di 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati: la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi (tramite ulteriori risorse “richiamate” in caso di necessità). L’Italia ha sottoscritto capitale per 125,3 miliardi e ne ha versati circa 14.
Sul tema, intervistato da Rainews 24, si è espresso Donohoe, che ha espresso tra l’altro «rispetto» per il dibattito in corso in Italia. «Il Mes resta uno strumento sulla cui introduzione erano d’accordo tutti i Paesi - ha osservato il numero uno dell’Eurogruppo - vogliamo renderlo disponibile per il futuro, per qualunque governo ne faccia richiesta». «Vogliamo continuare - ha aggiunto Donohoe - a negoziare con il governo italiano e il suo Parlamento sulla ratifica, ma bisogna considerare che è un trattato che ormai è stato ratificato da tutti i membri dell’Eurozona, compresi gli ultimi a esservi entrati come la Croazia».


I CONTRIBUENTI
«La ragione per cui la ratifica è così importante è che il trattato fa sì che, come ultima istanza, il Mes possa assicurare un rapido sostegno finanziario in caso di grave crisi di una banca - ha osservato infine Donohoe - si tratta di garantire che nessun contribuente nazionale sia esposto ai costi di un fallimento bancario». 
 

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