Gianni Morandi, karaoke per la festa in Senato. E Mattarella segue il ritmo. Meloni canta “Caruso”, Renzi suona la batteria

Show in Aula per i 75 anni dalla prima seduta. L’artista: «Qui venni censurato». Poi parte la caccia al selfie

Gianni Morandi, karaoke per la festa in Senato. E Mattarella segue il ritmo. Meloni canta Caruso , Renzi suona la batteria
di Mario Ajello
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Lunedì 8 Maggio 2023, 23:50 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 00:01

«Dai, Gianni, canta Fatti mandare dalla mamma», dice La Russa a Morandi e il presidente del Senato comincia a duettare con la superstar oltre a fare, in mezzo all’emiciclo, il presentatore stile Amadeus a Sanremo. Mentre l’aula del Senato - con Meloni che canticchia, senatori che accennano a un ballo e il presidente Mattarella che batte discretamente il ritmo con i polpastrelli sullo scranno - diventa una dependance, fuori tempo, dell’Ariston o un reperto sonoro degli anni ‘60. Si festeggiano i 75 anni della prima seduta del Senato repubblicano (8 maggio ‘48), Morandi canta l’Inno di Mameli ma la goduria democratico-parlamentare arriva quando lui parte con un medley delle sue canzoni. E Mattarella, quando la star gli chiede dopo i primi hit «Presidente, devo cantare ancora?», con il gesto della mano gli dice go on, vai, vai, vai, e non smetterla più. 

Ma ecco che Morandi intona Caruso del suo amico Dalla. Meloni si lascia andare tra emozione e commozione, alza gli occhi verso uno dei compianti protagonisti del suo pantheon canoro, e funge senza troppo esagerare e seduta in uno scranno non presidenziale, da volenterosa corista: «Te voglio bene assaie / ma tanto tanto bene sai...». Per magia - la magia dell’eterno ragazzo italiano che aveva tre anni quando venne inaugurato questo Senato post-fascista - saltano tutti i recinti politici e partitici, e una senatrice dem confessa: «In questo momento vorrei ballare con il ministro Crosetto». Bacio compreso? La Russa vorrebbe danzare con chiunque. Quando Morandi intona C’era un ragazzo che come me, Renzi accanto a Casini fa il coro e suona pure la batteria sul suo banco: «Stop coi Rolling Stones, stop coi Beatles stop!».

Morandi racconta: «Nel ‘66 quando uscì questa canzone, ci fu una interrogazione parlamentare e fu censurata. La consideravano anti-americana. Ora la canto allegramente qui a riprova che siamo un Paese libero». Ovazione. E La Russa tutto contento: «Lo vedi, Gianni, noi non censuriamo niente e nessuno...». E tantomeno uno di sinistra come Morandi è ed è sempre stato. 

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I ministri ci sono quasi tutti. Morandi stringe le mani a Mattarella, a Meloni e agli altri. Abbraccia Gasparri. E il sottosegretario Sgarbi, dopo lo show: «E’ vero che Mattarella a Sanremo è stato, ma forse non si aspettava di ritrovarselo al Senato. Pregevole dunque il concerto ma forse non adatto il luogo, anche se si poteva pensare che, vista la somiglianza, a interpretare Morandi fosse Maurizio Lupi».

L’ASSEDIO

Quando Gianni canta Un mondo d’amore, una delle sue canzoni più belle, a Silvana Sciarra (presidente della Consulta) brillano gli occhi. Idem a Fini, c’è anche lui. Deliziose, poi, le scene intorno al buffet. Nel salone Garibaldi, le pietanze. Ma Morandi non riesce ad avvicinare neppure un tramezzino, né a bagnarsi le labbra con un prosecchino. Assediato da ministri e parlamentari. Lo schiacciano davanti a una delle finestre, lo mettono al muro, per avere autografi e conquistare selfie. Gianni cerca di divincolarsi: «La luce per le foto non è delle migliori...». Ma niente: o si arrende o non esce vivo. Il cantante sembra stordito quando Lotito lo blocca e non lo molla più a furia di discorsi sul presidente della Fifa, Infantino, mentre Morandi avrebbe preferito forse parlare di Joan Baez o del Bologna calcio di cui è tifosissimo come il suo amico Casini. 

E così, l’evento è stato meraviglioso e se il 25 aprile è divisivo - per non dire del ‘48 in cui non ci fu solo l’inaugurazione di questo Senato ma pochi giorni prima anche il tremendo scontro ideologico nel voto del 18 aprile - Morandi ha proprio dimostrato di non esserlo. 
Mario Ajello

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