G20 a Roma, in fuga dal protocollo. I big conquistati dalla Capitale

Johnson al Colosseo: «Città che ha unito il mondo». Oggi visita a Fontana di Trevi

In fuga dal protocollo. I big conquistati da Roma
di Mario Ajello e Camilla Mozzetti
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Domenica 31 Ottobre 2021, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 16:25

Non girano in Vespa, sennò saremmo in Vacanze romane. Ma si mescolano ai romani, al netto delle misure di sicurezza, passeggiano per la città eterna, sembrano talvolta turisti normali le star del G20. Ecco il presidente del consiglio europeo, Charles Michel, in jeans e scarpe da ginnastica insieme alla moglie sulle scalinate di Trinità dei Monti. O John Kerry il Mister Clima a tavola da Nino con lo staff ma senza dare troppo nell’occhio. Nelle vie del centro, la von der Leyen viene acclamata così: «Ursula, facci ciao con la mano!». E lei saluta i passanti e si diverte a farsi fare le foto nel pieno della grande bellezza di Roma.

Quella che attira alle 7,45 del mattino Boris Johnson al Colosseo - mentre la sera prima ha cenato con la signora Carrie da Giulio Passami l’olio vicino a Piazza Navona come due piccioncini alla maniera di Peck e Hepburn, ma con pajata e coratella - e fa dire al premier britannico una frase molto sensata: «Queste rovine ci ricordano la forza vitale della storia e il rischio, se non si prendono le giuste decisioni, di sprofondare nei secoli bui».

Parole che sono un tributo, da parte di un politico che ha scritto libri sull’Urbe, allo spirito della romanità - che era quello di saper prendere decisioni ambiziose e universali - non come reperto storico ma come forza ancora costruttiva, se la si vivifica e attualizza. 

Insomma i leader non hanno potuto resistere al fascino della Capitale e fuori dal protocollo da G20 si sono presi i loro spazi da turisti - Bolsonaro non vaccinato e senza mascherina tra il serio e il faceto davanti al Pantheon ha chiesto «finirò anche io seppellito qui dentro?» e poi ha assaggiato una mozzarella ma prima a Fontana di Trevi ha rifiutato un caffè: «A San Paolo lo fanno meglio che a Roma» - e la maestà di Roma ha conquistato la scena. Il video pop di Bolsonaro con formaggi e Coca Cola si mescola con le foto di Ursula e tutti loro socializzano la loro estasi non per vanità personale (non ne hanno bisogno) ma come omaggio allo «splendore di questa città» (copyright Biden che ieri è andato nella chiesa neo-rinascimentale di San Patrizio ricevendo la comunione) che batte ogni cosa fino al punto di provocare ritardi nelle sessioni di lavoro G20 perché Roma è Roma.

Johnson è uno spettacolo nello spettacolo dell’Anfiteatro Flavio. Chiede agli esperti che lo accompagnano: «Ma il colore originale era questo? Quanti uomini sono morti nelle lotte con le belve? E quanti animali?». Gli viene risposto che sugli umani non si sa, ma gli animali uccisi stati almeno 5000. Poi Boris si avvia verso il palco imperiale e la soddisfazione emana da ogni punta della sua chioma biondissima. 

 

ORGOGLIO

Roma in queste ore, negli occhi dei grandi della terra, è insomma ciò che potrà essere negli occhi di tutti. La massima eccellenza tra le metropoli del mondo. L’orgoglio italiano ed europeo nella storia che, dopo il Covid, ricomincia su basi tutte nuove. Gli investimenti (2 miliardi e mezzo nella nuova legge di bilancio) per il Giubileo, più i fondi del Pnrr, più la candidatura all’Expo 2030, più tutto il resto diventano un’occasione di rilancio. E la base sta in quello che ha detto Johnson arrivando alla serata nelle Terme di Diocleziano: «Questa città unì il mondo». Lo può rifare.

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