Giustizia: furti, truffe e lesioni punibili solo su querela. Un filtro per i processi

Da oggi in vigore la riforma Cartabia: le nuove regole sull'attività di magistrati​, cancellieri e polizia giudiziaria

Giustizia: furti, truffe e lesioni punibili solo su querela. Un filtro per i processi
di Valeria Di Corrado
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Venerdì 30 Dicembre 2022, 06:46 - Ultimo aggiornamento: 06:55

Anno vecchio, vita nuova per gli uffici giudiziari italiani. Da oggi, a due giorni dall'inizio del 2023, entra in vigore la riforma Cartabia del processo penale. Le nuove regole avranno un impatto dirompente sull'attività di magistrati, cancellieri e polizia giudiziaria. Fortunatamente in questo periodo, complici le festività natalizie, le udienze nei tribunali sono diradate e i dirigenti degli uffici hanno un po' più di tempo per riorganizzarsi. Inoltre, in sede di conversione del decreto legislativo n. 150 del 10 ottobre 2022, sono state inserite alcune norme transitorie che risolvono i problemi applicativi della riforma. In materia di indagini preliminari, udienza pre-dibattimentale ed esclusiva procedibilità a querela per una serie di reati, le novità introdotte dalla legge non potranno infatti essere applicate ai procedimenti pendenti, ossia a quelli iscritti al ruolo fino a ieri. «Ogni riforma comporta uno stress organizzativo - commenta il presidente dell'Associazione nazionale dei magistrati, Giuseppe Santalucia - ma almeno la disciplina transitoria ha risolto una serie di criticità».

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LA PRESCRIZIONE
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza si sottolinea che «l'efficienza del settore giustizia rappresenta una condizione indispensabile per lo sviluppo economico». Proprio per questo, alla base della riforma Cartabia c'è la necessità di arrivare a una più ragionevole durata del processo e di ridurre i procedimenti penali del 25% entro il 2026. Il primo cambiamento riguarda la prescrizione: si interrompe dopo la sentenza di primo grado, sia in caso di assoluzione sia di condanna. È stato introdotto, inoltre, un tetto massimo di due anni per i processi d'appello e di un anno per quelli di Cassazione (nell'ultimo grado di giudizio è prevista una proroga di un anno e sei mesi per i reati gravi, quali per esempio concussione e corruzione, violenza sessuale, associazione a delinquere semplice o di stampo mafioso). Una volta superati i termini previsti, scatterà l'improcedibilità e l'imputato non potrà più essere condannato.
L'UDIENZA FILTRO
Tra le più significative innovazioni della riforma Cartabia, c'è l'introduzione di un'udienza pre-dibattimentale che dovrebbe filtrare quei casi in cui gli elementi probatori - acquisiti dai pm durante le indagini preliminari - non consentono una ragionevole previsione di condanna.

Nella pratica, prima del giudizio a citazione diretta, ci sarà un'udienza in camera di consiglio, alla presenza di un giudice diverso rispetto a quello con cui sarebbe previsto il dibattimento. «Questo comporterà, soprattutto nei tribunali più piccoli, una difficoltà a comporre i collegi giudicanti per via di incompatibilità che verranno a crearsi», osserva il presidente dell'Anm. In merito alla durata delle indagini preliminari, non si potranno superare sei mesi per i reati ordinari (con eventuale proroga fino a diciotto mesi) e un anno nel caso di reati più gravi (con proroga fino a due anni).

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REATI A QUERELA
L'altra rivoluzione introdotta dalla legge è il regime di procedibilità a querela per una serie di reati per i quali prima il pubblico ministero poteva procedere d'ufficio (restano salvi i casi in cui ricorrano determinate aggravanti). In sostanza, in mancanza di una querela della vittima, non si potrà procedere con le indagini - nemmeno in caso di arresto in flagranza - per i reati di furto, truffa, frode informatica, appropriazione indebita, lesioni personali colpose stradali gravi o gravissime, lesioni personali dolose, violazione di domicilio, violenza privata e sequestro di persona. «Questa modifica nel codice di procedura penale permette di ricomporre il conflitto tra le parti in qualsiasi momento, dando la possibilità alla parte offesa di rimettere la querela anche durante il processo», spiega Giuseppe Santalucia.
 

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