Scontro Italia-Francia complica il dossier Libia: Conte e Moavero provano a smorzare le tensioni

Scontro Italia-Francia complica il dossier Libia: Conte e Moavero provano a risolvere il caso
di Marco Conti
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Martedì 22 Gennaio 2019, 08:39 - Ultimo aggiornamento: 08:41
Il primo effetto concreto dello scontro con la Francia è che il Louvre non avrà le opere di Leonardo e le Scuderie del Quirinale non riceveranno quelle di Raffaello. Due cinquecentesimi che ognuno celebrerà a casa sua anche se vita e opere dei due grandi artisti confermano l'intreccio tra due Paesi - Italia e Francia - che dal dopoguerra ad oggi non hanno mai vissuto momenti così tesi. Ne sanno qualcosa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi che ieri hanno cercato in tutti i modi di confinare la polemica dei due vicepremier nei confronti della Francia a «questioni di politica interna».

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IL BARICENTRO
Così però non l'ha intesa il governo francese e la convocazione dell'ambasciatore italiano pareggia quella di giugno, quando Moavero chiamò l'ambasciatore Christian Masset a seguito della vicenda della nave Aquarius. 

Da allora un crescendo di accuse che rendono complicato il lavoro dei due per la crescente diffidenza che si registra a Berlino come a Bruxelles e Parigi, sulla reale capacità dei ministri tecnici di incidere in un governo che nelle settimane ha spostato il suo baricentro sempre più a destra facendo gongolare Matteo Salvini e rendendo arduo il lavoro di Fico e Di Battista che dovrebbero presidiare l'ala sinistra del M5S. L'unico elemento positivo che hanno le polemiche su Francia e migranti è quello di mettere in un secondo piano il problema della tenuta economica del Paese. Dopo settimane di trattativa sulla legge di Bilancio, l'allarme del Fmi - seguito al monito di Bankitalia - è passato in secondo piano anche se a palazzo Chigi si incrociano le dita sperando che lo spread continui a restare sotto quota trecento.

Malgrado il Dibba inviti i colleghi di partito a non tenere conto dei sondaggi, a palazzo Chigi si coglie il timore di un possibile rovesciamento dei pesi dopo le elezioni europee. Il sospetto che Salvini stia puntando a palazzo Chigi spinge Conte a riallinearsi al M5S salendo oggi sul palco con Maio e Casaleggio per celebrare il reddito di cittadinanza che non ha ancora ricevuto il via libera dalla Ragioneria. Per Conte altri tre mesi da vivere in trincea cercando di limitare i danni alla sua figura di professore e avvocato, mentre Lega e M5S si rincorrono rilanciando tesi di blog sovranisti e antisemiti. L'invito dell'ex sottosegretario Sandro Gozi a Conte e Moavero a prendere posizione sulle bordate grillini, è quindi destinato a rimanere nel vuoto almeno sino a maggio.

LE PARTI
Ovviamente affrontare in un clima di scontro con la Francia e con il resto dell'Europa, non è facile gestire il riacutizzarsi della crisi libica destinata a generare nuove ondate di sbarchi. Dopo l'Italia è proprio Parigi ad avere nel paese africano i maggiori interlocutori - in testa il generale Haftar - e ciò rischia di complicare non poco il lavoro del premier e del ministro degli Esteri che ieri era a Bruxelles per partecipare al consiglio degli affari esteri. L'invito della Russia «alle parti belligeranti» in Libia «a non usare la forza per risolvere i problemi», ma «a sedersi al tavolo dei negoziati», conferma il peggioramento della situazione e l'incapacità dell'Italia di svolgere il ruolo che sinora gli ha riconosciuto la comunità internazionale. Conte, che domani sarà al forum economico di Davos, il 12 febbraio avrà il non facile compito di parlare al Parlamento europeo riunito proprio a Strasburgo.

E se Salvini è stato il primo a polemizzare con la Francia, il Di Maio in versione sovranista lo ha scavalcato a destra non solo solidarizzando con gli «spacca-vetrine» dei gilet jaunes, ma riprendendo un argomento, quello della moneta ex francese in Africa, usato tempo fa da FdI della Meloni. Una rincorsa elettorale destinata a mettere in stallo l'attività del governo e a ridurre ancor più il ruolo del Parlamento che ormai lavora tre giorni a settimana.
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