Attilio Fontana, pronta sfiducia ma dimissioni escluse. Accertamenti pm sui conti svizzeri

Attilio Fontana, settimana chiave ma dimissioni escluse: domani andrà in Consiglio Regionale
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Domenica 26 Luglio 2020, 14:19 - Ultimo aggiornamento: 22:52

Attilio Fontana, sta per iniziare una settimana chiave per il Governatore della Lombardia, travolto dallo scandalo camici anti-Covid. Attilio Fontana deve rispondere sulla fornitura dei camici alla Regione da parte del cognato e al bonifico mancato da 250mila euro. Nessuna intenzione di fare passi indietro e nessuna intenzione di giustificare un conto all'estero ereditato dalla madre e dichiarato al fisco. Fontana verrà prima o poi sentito dai pm della Procura di Milano che lo hanno indagato per frode in pubbliche forniture, ma già domani nell'aula del Consiglio regionale racconterà come ha gestito un'emergenza sanitaria unica in Italia con un passaggio dedicato anche a respingere gli attacchi politici diventati sempre più forti, dopo il suo diretto coinvolgimento nel caso dei camici forniti e poi donati alla Regione dalla Dama spa, l'azienda della famiglia di sua moglie. 


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Fontana, iscrizione tra gli indagati

La scoperta di un bonifico di 250.000 euro diretto da Fontana a suo cognato Andrea Dini, titolare della Dama, gli è costata l'iscrizione nel registro degli indagati nell'inchiesta relativa all'appalto da 513mila euro sul quale la Procura ha aperto un fascicolo l'8 giugno, cioè il giorno stesso in cui è andato in onda il servizio della trasmissione Report che ha reso nota la vicenda. E sul conto svizzero intestato a una fiduciaria italiana da cui Fontana avrebbe voluto prelevare i soldi, la Guardia di Finanza farà accertamenti chiesti dai magistrati milanesi come atto dovuto per capire i dettagli di una vicenda ancora non del tutto chiara. Nella causale del bonifico ordinato il 19 maggio c'era infatti esplicito riferimento ai camici, che il giorno dopo la Dama Spa decise di donare invece che fornire a pagamento alla Regione, anche se poi ne arrivarono meno di 50mila rispetto ai 75mila previsti. Proprio non aver preteso il completamento dell'ordine è alla base dell'accusa di frode contestata anche a Fontana, entrato per i pm con quel bonifico in prima persona nell'intera vicenda. Il bonifico venne bloccato dalla fiduciaria che lo segnalò alla Banca d'Italia e lo stesso governatore lombardo lo cancellò l'11 giugno. 
 

Fontana: sui miei patrimoni nulla di nascosto


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Ma sulla liceità del conto non ci sono dubbi, visto che lo stesso Fontana lo dichiarò aderendo alla voluntary disclosure nel 2015, ereditando i soldi alla morte della mamma Maria Giovanna Brunella che li aveva lasciati in due trust creati alle Bahamas nel 2005. «Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici», ha scritto su Facebook ieri. «Non c'è niente di illecito in quel conto, sono capitali denunciati e scudati, un eredità di mia madre. Non vedo di cosa dovrei vergognarmi», ha ribadito a La Stampa. «Che vadano a vedere tutto quello che vogliono. Noi siamo tranquilli. Ô una eredità, scudata, regolarizzata, tracciabile e assolutamente ufficiale», ha aggiunto Jacopo Pensa, il legale di Fontana, che all'ANSA ha spiegato che ha intenzione di chiedere un incontro con i magistrati milanesi tra domani e dopodomani per parlare di questo e altri temi. Il legale ha detto che al momento il governatore non è stato convocato dalla Procura e non ha intenzione di farsi sentire spontaneamente dai magistrati. 

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Si farà sentire domani alle 10.30, in un intervento già previsto all'interno della due giorni dedicata dal Consiglio regionale all'esame del rendiconto 2019 e della manovra di assestamento di bilancio 2020 durante il quale parlerà di quanto successo nei mesi scorsi ma anche di futuro, con le politiche di rilancio che la Lombardia metterà in campo per uscire dall'emergenza. Rispondendo così indirettamente anche a M5S regionale che si è dichiarato pronto a presentare la mozione di sfiducia contro il governatore che non ha alcuna intenzione di lasciare.

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