Salta il vertice tra M5S e Lega: stop a flat tax e autonomia

Salta il vertice tra M5S e Lega: stop a flat tax e autonomia
di Marco Conti
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Mercoledì 15 Maggio 2019, 08:36 - Ultimo aggiornamento: 11:07

Si potrebbe dire che finalmente si parla di Europa, ma a giudicare dall'andamento dello spread l'argomento è preso quanto meno contropelo. A dettare l'agenda della campagna elettorale è stato anche ieri Matteo Salvini che a pochi giorni dal raduno euro-sovranista di Milano, promette altro debito e di fregarsene dell'Europa e dei suoi parametri.

I LITIGI
A Di Maio non resta che inseguire, dire l'esatto contrario, accusando l'alleato di far scappare gli investitori. Un giochino che ormai va avanti da giorni. E tante più accuse riversano sull'alleato, tanto più complicato risulta a Di Maio e Salvini spiegare ai propri elettori perché l'alleanza debba comunque andare avanti. Sostenere che tutto cambierà dopo il 26 maggio, come sostiene Di Maio, e come spera senza puntarci tutto, il sottosegretario Giorgetti, rischia infatti di essere sempre meno credibile. Il clima interno alla maggioranza ha ormai toccato temperature che allarmano il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e, da qualche giorno, il ministro dell'Economia Giovanni Tria.

L'aumento delle premesse elettorali - ovviamente in deficit - è quotidiano, mentre resta ancora sospeso il consiglio dei ministri di lunedì e non c'è traccia del vertice di maggioranza che il vicepremier grillino ha di fatto chiesto. Il leader della Lega, scottato ancora dalla vicenda-Siri, non sembra avere molta voglia di incontrare l'alleato malgrado il sottosegretario Giorgetti dica a Porta a Porta che «prima di lunedì dovranno vedersi perché c'è il consiglio dei ministri». Salvo poi aggiungere che «se la litigiosità resta così è difficile andare avanti».



L'eventualità di una riunione di maggioranza è appesa ad un filo e potrebbe risultare dovuta solo qualora lo spread dovesse impennarsi ancora ammesso che i due contraenti intendano dare ai mercati un segnale di resipiscenza. E così, per dirla con Matteo Renzi, «mentre i due tardo-adolescenti» litigano, lo spread si impenna e fa drizzare le antenne anche al Quirinale. La sortita di Salvini a Verona sullo sforamento del 3% si aggiunge alle promesse - condivise da Di Maio - di bloccare l'aumento dell'iva senza però indicare dove si intendano prendere le risorse. Oggi il ministro dell'Economia Tria interverrà al forum della Pubblica amministrazione e non è detto che non intervenga per rimettere la linea del governo su binari meno arrembanti. Sempre Tria domani parteciperà alla riunione dell'Eurogruppo dove però non si parlerà dell'Italia malgrado il debito pubblico sia già salito lo scorso anno al 132,2% del Pil ed è previsto dalla Commissione al 133,7% nel 2019.

L'incomunicabilità tra i due vicepremier è l'aspetto più paradossale di un governo fermo ormai da giorni e composto da due leader che pensano di risolvere al proprio interno la disputa senza tenere in assoluto conto che la maggior parte degli elettori ritiene defunto l'esecutivo. Le agende continuano a divaricarsi mentre la Lega punta ancora sul consiglio dei ministri di lunedì per discutere il testo del decreto sicurezza e le intese sull'autonomia. Ma il primo provvedimento è ancora all'attenzione dell'ufficio legislativo di palazzo Chigi, mentre le intese sull'autonomia delle regioni che hanno fatto richiesta, non sono state ancora discusse dai ministri interessati. L'idea di Conte resta sempre quella di un tavolo di confronto perché la materia è delicata ed è forte il timore di produrre un altro papocchio in stile TitoloV. Ma poichè i due vicepremier si parlano da giorni «solo via twitter», come racconta Giorgetti, toccherà a Conte provare a rimettere i due intorno ad un tavolo prima del voto.

LA MEDIAZIONE
La missione non sarà facile perchè Salvini al Consiglio dei ministri ci andrà solo se ci saranno in agenda uno dei temi cari alla Lega. Ma poichè ieri Di Maio ha detto che non ci saranno nè flat tax nè autonomie e che sul decreto sicurezza-bis vuole inserire il tema dei rimpatri, è difficile che Conte possa quantomeno ottenere la presenza di Salvini. Il leader della Lega, ancora irritato per come Conte ha gestito la vicenda Siri, non intende infatti dare all'inquilino di palazzo Chigi la soddisfazione di veder ribadito il ruolo da mediatore.

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