Fioramonti si è dimesso a fine dicembre, ma per il sito del Miur è ancora lui il ministro

Fioramonti si è dimesso a fine dicembre, ma per il sito del Miur è ancora lui il ministro
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Giovedì 2 Gennaio 2020, 17:02 - Ultimo aggiornamento: 19:39

Lorenzo Fioramonti ancora Ministro dell’Istruzione e della Ricerca. Sul sito del Miur, infatti, l'ex ministro del M5Snonostante la lettera di dimissioni sia stata consegnata a Giuseppe Conte il 25 dicembre, figura ancora il suo nome. È probabile che si tratti di una semplice svista, visto anche il fatto che Fioramonti s'è dimesso nel periodo più caldo dell’anno, tra manovra economica e legge di bilancio. Oppure è anche probabile che il suo nome rimanga sul sito finché i due sostituti non verranno ufficialmente investiti del carico di ministri. 

Fioramonti, chiedeva da tempo una maggiore attenzione al settore della scuola e dell’Università, quantificando in circa 3 miliardi di euro in più la base minima da cui partire per provare a cambiare registro in un ambito cruciale per il futuro del Paese. Le sue dimissioni, con il successivo abbandono del Movimento 5 Stelle (e probabilmente la formazione di un nuovo gruppo parlamentare), hanno aperto una mini crisi di governo, risolta dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte con lo sdoppiamento del ministero e l’indicazione di Azzolina e Manfredi rispettivamente come ministri della Scuola e dell’Università


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Le urgenze nella scuola. Rinnovo del contratto nazionale, avvio dei concorsi, nuovo sistema di abilitazioni, attuazione della legge sull'educazione civica: sono solo alcuni dei tanti dossier che si troverà sul tavolo il neo ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina che vedrà formalizzato il proprio incarico, con il ministro dell'Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, i primissimi giorni di gennaio. L'ex ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, pochi giorni prima di dimettersi aveva siglato con i sindacati più rappresentativi della scuola una conciliazione che prevedeva una serie di precisi impegni e la partenza di tavoli di lavoro sui percorsi di abilitazione, il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del comparto, lo svolgimento dei concorsi, i facenti funzione Dsga.
 


Nel verbale si faceva anche riferimento alla necessità di «consolidare il carattere unitario e nazionale del sistema di istruzione». A fronte di tutti questi impegni i sindacati avevano sospeso lo stato di agitazione. Con le dimissioni di Fioramonti questi accordi sono carta straccia e i sindacati attendono che i due nuovi ministri assumano formalmente l'incarico per essere convocati e tracciare le linee del lavoro che attende tutti. Il dossier più corposo è senza dubbio quello dei concorsi: nel 2020 se ne annunciano tanti, per molti dei quali dovranno essere predisposti i regolamenti di attuazione da cui dovranno uscire i bandi. Il decreto legge cosiddetto «salva precari» approvato recentemente prevede i due concorsi ordinario e straordinario, che dovrebbero essere banditi e svolti il più presto possibile per garantire la nomina di almeno 48 mila nuovi docenti.

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Sono previsti poi i concorsi per l'assunzione di nuovi dirigenti tecnici (gli ispettori del Ministero, ridotti al momento a poche decine) e degli insegnanti di religione cattolica, per i quali l'ultimo concorso risale a 15 anni fa.
Il neo ministro dovrà poi scegliere e nominare nove nuovi direttori generali all'interno del Ministero e quattro direttori negli uffici scolastici regionali. Anche la legge sull'educazione civica dovrà trovare attuazione dal prossimo anno scolastico. Ci sono poi i grandi temi dell'edilizia scolastica, della formazione dei docenti, della dispersione. Il lavoro, insomma, è enorme.

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