In Senato l'audio di un bimbo strappato alla madre, presentata la road map bipartisan contro l'uso illecito della 'PAS' nei tribunali dei minori

In Senato l'audio di un bimbo strappato alla madre, presentata la road map bipartisan contro l'uso illecito della 'PAS' nei tribunali dei minori
di Franca Giansoldati
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Venerdì 10 Febbraio 2023, 19:55

Per la prima volta l'audio straziante, da fare accapponare la pelle, di un bambino che viene strappato alla sua madre è stato fatto ascoltare in una sala del Senato durante un convegno. «Signora collabori, lasci il bambino o verrà denunciata per resistenza a pubblico ufficiale» si sente dire la donna disperata. Le grida del piccolo squarciano il cuore ma il video che circola è anche peggio. Purtroppo è una scena piuttosto consueta in Italia, nel silenzio dei media. Si tratta della via crucis di centinaia di mamme e figli costretti da una sentenza di un tribunale dei minori a separarsi spesso per anni. A vivere lontani e, a volte purtroppo, a non vedersi o sentirsi nemmeno al telefono.

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La colpa di queste mamme è solo quella di essere state definite in una consulenza di parte firmata da uno psicologo "alienanti", a volte “istrioniche”, altre “troppo attaccate” ai loro figli. I prelievi forzati dei bambini restano così una realtà agghiacciante e molto diffusa su tutto il territorio italiano, soprattutto quando ci sono ancora giudici che, ignorando sentenze di Cassazione e persino la ratifica da parte del nostro Parlamento del Trattato di Istanbul, affidano le proprie decisioni su consulenze tecniche di ufficio che avvalorano la Sindrome di Alienazione Parentale, la famigerata Pas. Più che una sindrome è una disfunzione nei rapporti ma non certo una malattia mentale come ha certificato anche l'OMS.

In Italia però per questa lacuna inspiegabile è stata sanzionata diverse volte dall'Europa, visto che la Pas è stata messa al bando ormai ovunque. 

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L’audio di questo episodio (ma c'è anche il video) è accaduto in una città del centro Italia. E' stato fatto ascoltare ieri a Palazzo Giustiniani a Roma ad una platea attonita durante la presentazione del libro ‘Senza Madre – Storie di figli sottratti dallo Stato‘ (Edizioni Magi). La prima inchiesta bipartisan e oggettiva curata da dieci tra giornaliste e attiviste: Clelia Delponte, Franca Giansoldati, Flavia Landolfi, Silvia Mari, Assuntina Morresi, Monica Ricci Sargentini, Nadia Somma, Paola Tavella, Emanuela Valente e Livia Zancaner .

L’opera, hanno spiegato le relatrici, è una road map che indica all'opinione pubblica, ai magistrati, ai partiti, al Parlamento, al Governo di Giorgia Meloni una via capace di accendere i riflettori sulle distorsioni che finora hanno portato all'applicazione nelle aule dei tribunali minorili della cosiddetta sindrome di alienazione parentale, un sistema che genera un’ingiustizia che si abbatte inesorabilmente sulle donne, sulle madri che essendo vittime di violenza domestica decidono di denunciare il marito.

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La dinamica di tutti i casi analizzati anche dalla commissione sul femminicidio è banalmente sempre la stessa: i mariti violenti con le madri inizialmente vengono allontanati dai figli ma poi si rivolgono al tribunale, il quale dispone automaticamente una Ctu, una perizia psichiatrica per la madre e il minore affidata a uno psicologo. Da tale perizia emerge sempre il quadro di una “mamma manipolatrice o simbiotica o iperprotettiva” che indurrebbe il figlio a “rifiutare” il padre. Senza mai tenere conto che i bambini sono quasi sempre testimoni di reiterate violenze domestiche e sviluppano traumi e paure verso la figura paterna. Nonostante questo aspetto i giudici non ascoltano quasi mai i figli e ignorano sempre le denunce di maltrattamenti che spesso esistono. 

La separazione dei figli dalle mamme è traumatica: vengono persino autorizzati blitz notturni - racconta chi ha vissuto la terribile esperienza- sfondando la porta di casa, trascinando via il bambino contro la sua volontà, tra le urla della mamma. Tutto sulla base di “perizie di parte” il cui costo ricade – per paradosso - sulla stessa famiglia. Non mancano infatti casi di donne che hanno dovuto vendere la propria casa per pagare parcelle che negli anni hanno toccato anche centinaia di migliaia di euro.

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Nel libro inchiesta il fenomeno della 'violenza istituzionale viene sviscerato in ogni suo aspetto. Cosa succede alle donne che denunciano violenza domestica? Nel cortocircuito giudiziario che spesso le trasforma da vittime in carnefici, può accadere loro non vedere il proprio figlio per anni e anni, nemmeno a Natale o a Pasqua o per il compleanno. Danni collaterali? Calvari giudiziari combattuti a suon di carte bollate, perizie, incontri protetti, un fiume di denaro speso in avvocati e consulenti tecnici per difendere se stesse e i propri bambini dalla macchina dello Stato. Una spirale assurda e drammatica che ben conosce anche la Commissione sul Femminicidio che ha certificato in centinaia di casi. 

La prefazione del libro è di Francesca Ceroni, sostituta procuratrice della Repubblica presso la Corte di Cassazione, mentre la postfazione è curata dalla giornalista Monica Lanfranco. «In questi casi -spiega all'Adnkronos Flavia Landolfi, una delle autrici del volume- la stella polare che guida i procedimenti di affidamento dei minori non è il benessere psicofisico, ma la bigenitorialità, sempre e comunque, anche contro il volere dei più piccoli, anche in presenza di evidenti segnali di violenza domestica. Il meccanismo è semplice: nei casi controversi o su richiesta delle parti viene nominato un esperto (psicologo o psichiatra), che attraverso una perizia stabilisce il da farsi, a volte anche il calendario delle visite». 

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«Con il cavallo di Troia dell'alienazione parentale -prosegue la giornalista- sempre più spesso le perizie rintracciano nel rifiuto del bambino la mano materna, il plagio, la manipolazione. Ed è su questo che i giuristi dovrebbero saltare sulle sedie, sulle procedure giudiziarie che indagano le eventuali manipolazioni. L'elefante nella stanza è innanzitutto il ribaltamento del principio di non colpevolezza, architrave del diritto moderno, spina dorsale dello stato di diritto. Per il solo rifiuto del bambino a frequentare l'altro genitore, le madri si trovano sotto accusa, a dover dimostrare la propria innocenza». 

Presenti all’evento di presentazione anche la viceministra del Lavoro delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci e la senatrice Pd, già presidente della commissione d’inchiesta sul Femminicidio, Valeria Valente. «In questi anni- spiega quest’ultima- è stato scalfito il muro di silenzio intorno alla Pas e alle altre simili teorie ascientifiche, grazie anche a lavori come questo. Si tratta di un passo avanti importante e l’informazione riveste un ruolo strategico in questa battaglia. Non basta ovviamente. L‘obiettivo infatti è la messa al bando completa della Pas che, anche sotto diverse forme, continua a fare ingresso nei tribunali, in particolare nei processi civili, danneggiando i minori e le donne che denunciano la violenza, rendendole vittime una seconda volta e, paradossalmente, per mano dello Stato che dovrebbe invece credere loro e sostenerle. Sentendo l’audio non ho potuto fare a meno di pensare a mio figlio e a quanto sarebbe stato difficile per me mantenere il controllo nei confronti di quello Stato che, sottraendomelo con la forza, invece di proteggermi mi violentava».

La viceministra Bellucci ha ringraziato le autrici. «Il libro che abbiamo presentato è un lavoro prezioso. L’alienazione parentale non è riconosciuta nè dalla Cassazione nè dalla comunità scientifica, quindi non dovrebbe esistere; oggi si parla di discriminazioni verso le donne, verso le altre etnie, verso gli orientamenti sessuali, ma mai in base all’età. I minori non vengono messi nelle condizioni di lottare per i propri diritti. C’è un grande vuoto su questo tema e per questo, serve unità da parte di tutte le forze politiche».


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