Fedez, da Letta a Di Maio e Conte: «No censura». E c'è chi chiede le dimissioni in Rai

Fedez, le reazioni dei politici: da Letta a Di Maio: «No censura». E c'è chi chiede le dimissioni dei vertici Rai
di Stefania Piras
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Domenica 2 Maggio 2021, 11:47 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 19:56

È una corsa a dire, dopo Fedez, quello che ha detto Fedez. Ed è una corsa pure a dire che è la Rai a essere la vera inopportuna. La notte ha portato consiglio ai politici (pochini finora, ma questa polemica coincide con un passaggio piuttosto importante in cui bisogna stare coperti: il rinnovo totale dei vertici dell'azienda). Così i leader di partito si stanno affrettando a commentare il caso Fedez, e a schierarsi chi a favore della legge Zan, chi contro la televisione pubblica che boccia, approva, bacchetta, orienta, cerca di indirizzare. In un'espressione: detta la linea editoriale. In sintesi: reazioni della politica contro la politica che ha il potere di scegliere i vertici di quella stessa televisione pubblica che li fa arrabbiare. 

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Le formazioni di sinistra sono tutte pro Fedez. Una delle prime voci è stata quella dell'ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti che dice che non si può censurare un artista e che dovrebbe essere «naturale» poter approvare una legge che tutela persone che vengono picchiate per quello che sono. L'attuale segretario del Pd, Enrico Letta, chiede le scuse della Rai. «Ci aspettiamo parole chiare dalla Rai, di scuse e di chiarimento.

Poi voglio ringraziare Fedez, le sue parole forti che condividiamo in pieno, rendono possibile rompere un taboo, cioè che non si può parlare di diritti perchè siamo in pandemia. Occuparsi di pandemia non vuol dire che non si possono fare battaglie per i diritti, ius soli, come ddl Zan», così Letta ospite su Radio 24, al 'Caffe della Domenicà di Maria Latella. Luigi Di Maio, ex capo politico M5s, ha aspettato domenica mattina: premette che conosce Fedez, « un cantante di grande talento e una persona che in tutto quello che fa ci mette sempre il cuore», e poi conclude dicendo che «un Paese democratico non può accettare alcuna forma di censura». Un'oretta dopo arriva su Twitter anche Giuseppe Conte, leader in pectore del nuovo Movimento 5 stelle (ancora molto nebuloso): «Io sto con Fedez. Nessuna censura», scrive. 

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Il presidente della commissione Affari Costituzionali Giuseppe Brescia (M5S) chiede la rimozione dei «responsabili dello scempio Rai». «Grazie Fedez, tentativo censura preventiva Rai semplicemente inaccettabile». Lo scrive su Twitter Federico Fornaro capogruppo LeU, componente commissione Vigilanza Rai. «Bene Fedez, ripartiamo dai diritti di tutti!», commenta la sindaca capitolina Virginia Raggi ma nel suo Comune gli ufficiali di Stato civile non riconoscono figli delle coppie omo (che fanno ricorso e il ricorso viene accolto Coppia gay non riesce a far riconoscere figlia dal Comune di Roma, tribunale accoglie ricorso )

Fuori dal coro di sinistra è il deputato Vittorio Sgarbi: «Se decidi di partecipare al concerto del Primo Maggio parli di lavoro, non fai un comizio per attaccare i tuoi avversari. Diversamente il tuo ruolo non è quello dell’artista, ma di un militante che utilizza il servizio pubblico per propagandare le proprie idee politiche».

Matteo Salvini, il segretario della Lega nord, partito scelto come obiettivo dell'invettiva di Fedez, ieri sera ha commentato a più riprese. «Adoro la Libertà. Adoro la musica, l’arte, il sorriso. Adoro e difendo la libertà di pensare, scrivere, parlare, amare. Ognuno può amare chi vuole, come vuole, quanto vuole. E chi discrimina o aggredisce va punito come previsto dalla legge...», ha scritto su Twitter. E ha bollato la polemica come un affare tutto interno alla sinistra: «Un cantante di sinistra litiga coi vertici Rai di sinistra. Così è. L’Italia se ne farà una ragione», ha commentato attraverso una nota. 

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Il Concertone è da sempre un palco che presta volentieri la ribalta a questioni extra musicali. Nel 2015 fece scandalo il bacio omosex inscenato dal gruppo bolognese Lo Stato Sociale che pure gridò alla censura poiché la Rai affermò che nel copione il bacio non era previsto, o meglio: si era in fascia protetta. Sul palco dovevano salire nove coppie gay, etero e lesbo, per un balletto e per scambiarsi un bacio, anzi «un limone di quaranta secondi» come lo definì Matteo Romagnoli del management della band. Sempre quell'anno J-Ax aveva dato altri grattacapi alla Rai con una frase su Salvini: «I rom in Italia sono accusati di tutto, gente come il leader leghista ci costruisce la carriera». La conduttrice Camila Raznovich gli sfumò la linea con grande tempismo (tutto in diretta tv: sei anni fa, un'altra epoca).

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