Coro di proteste per le norme dell'ultimo decreto firmato dal presidente del Consiglio, Conte, per la Fase 2 dell'emergenza coronavirus in Italia. Insorge la Cei che accusa il governo di violare la libertà di culto. La Presidenza del Consiglio in tarda serata precisa di aver «preso atto» delle osservazioni dei vescovi e che già nei prossimi giorni «si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza».
E ancora. «Le quattro regioni (una è una provincia autonoma) che oggi hanno il livello di crescita del contagio più alto hanno assunto provvedimenti per allentare le disposizioni previste dal dpcm. Sono curioso di leggere le motivazioni e soprattutto i pareri tecnici che le accompagnano». Lo scrive il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando
E poi. «Un Dpcm, quello presentato dal Governo, che oltre a contenere misure discutibili, ha alcune evidenti mancanze e soprattutto imbavaglia le Regioni che posso adottare solamente ordinanze restrittive ma non estensive»: è quanto afferma la presidente umbra, Donatella Tesei. «Non si possono, cioè, allargare le maglie - aggiunge - , nemmeno tenendo conto della situazione del contagio nel proprio territorio».
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«Siamo esterrefatti sul Dpcm che rimanda l'apertura dell'acconciatura estetica di altri 35 giorni in modo incomprensibile ed inaccettabile di fronte a serie proposte sulla sicurezza avanzate dalla nostra organizzazione, una mancanza di coraggio nell'autorizzare la ripartenza del manifatturiero (moda, mobili e metalmeccanica) di un'altra settimana anche di fronte ad un documento Inail che ne certifica il basso rischio. Il Dpcm ci ha profondamente delusi e preoccupati anche per le crescenti tensioni sociali». Così Agostino Bonomo presidente Confartigianato Veneto, il quale ricorda che «il comparto che in Veneto consta di 12.128 imprese artigiane e 24.214 addetti ha elaborato e presentato proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta». «Si può far stare fermi- chiede Bonomo -, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, perdiamo solo in regione 89 mln di euro e sino a 4mila posti di lavoro. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l'accettiamo». Per Bonomo c'è anche «mancanza di coraggio sul manifatturiero fatto di quasi 21 mila imprese che occupano 87.844 addetti solo in Veneto. Nei tre mesi le imprese di acconciatura e di estetica venete perderanno 88,7 mln. Sarà molto difficile evitare ripercussioni sull'occupazione».
Fase 2, proteste per il decreto di Conte. Orlando: «Regioni più colpite come motivano allentamento?»

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Lunedì 27 Aprile 2020, 16:56
- Ultimo aggiornamento: 20:59
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di Francesco Bechis
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