Fabio Pinelli, chi è il nuovo vicepresidente del Csm indicato dalla Lega. Dai pm alle intercettazioni, il programma

Cinquantasei anni, toscano di Lucca, gli studi all’Università di Milano, guiderà per i prossimi quattro anni l’organo di autogoverno della magistratura

Fabio Pinelli, chi è il nuovo vicepresidente del Csm indicato dalla Lega. Dai pm alle intercettazioni, il programma
di Francesco Bechis
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Mercoledì 25 Gennaio 2023, 19:22 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 18:56

Inizio ecumenico, «dovrò garantire anche a chi non mi ha votato l’ascolto». Nel segno del “giudice-ragazzino” Rosario Livatino, vittima di mafia, «una figura di riferimento per la magistratura e tutti gli operatori».

L'ELEZIONE

Le prime parole di Fabio Pinelli, avvocato penalista eletto ieri mattina vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura al terzo scrutinio, sono l’incipit di un programma di mandato. Cinquantasei anni, toscano di Lucca, gli studi all’Università di Milano - ma da molto tempo esercita a Padova - legale forte di relazioni trasversali nel Foro della Giustizia e della politica, guiderà per i prossimi quattro anni l’organo di autogoverno della magistratura.

Anni di riforme non prorogabili per mettere un punto a scandali e polemiche che nel recente passato hanno travolto le toghe italiane e al contempo garantirne l’indipendenza, «pilastro della Costituzione», dice il Capo dello Stato Sergio Mattarella. «Mi rendo conto della grande responsabilità che orienterà ogni mio comportamento nell’interesse del Paese seguendo il faro del presidente della Repubblica» accenna Pinelli con emozione dall’emiciclo della Sala Bachelet prima di presiedere il primo plenum, ricordando la sua natura di «indipendente».

LE CONVERGENZE

Niente discorsi preparati, omaggio al galateo istituzionale, anche se la sua elezione - ottenuta dopo un testa a testa con il laico espresso dal Pd Roberto Romboli, 17 voti a 14 - non è stata una sorpresa.

Una vittoria politica per la Lega, che ha scelto l’avvocato toscano come candidato laico d’area ed è riuscita a far convergere sul suo nome il centrodestra dopo i tentativi non andati a buon fine di FdI.

Un pegno alla lunga collaborazione di Pinelli con il Carroccio. Tra i suoi assistiti i fedelissimi di Matteo Salvini Armando Siri e Luca Morisi, ex spin-doctor del Capitano, ma anche il governatore del Veneto Luca Zaia.

Da segnalare poi, a riprova dei rapporti davvero trasversali, l’esperienza all’interno dell’associazione Italiadecide e nel Comitato scientifico di Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine, che spiega l’amicizia con l’ex presidente della Camera e magistrato Luciano Violante. Determinante, raccontano, per accreditare il laico Pinelli nel mondo delle toghe alla vigilia del voto.

IL PROGRAMMA

Del resto il nuovo timoniere di Palazzo dei Marescialli è davvero percepito come candidato “neutro” nelle sempreverdi frizioni tra politica e magistrati. Una contrapposizione - ha scritto Pinelli lo scorso 10 gennaio sulla rivista di Magistratura democratica “Questione Giustizia”, quasi un manifesto elettorale - «che negli ultimi trent’anni non è mai stata foriera di risultati significativi in positivo».

E ancora, su un nodo tra i più intricati, la separazione delle carriere al centro della futura riforma Nordio: «Una sorta di necessità strutturale del nostro architrave ordinamentale». Linea mediana sulle intercettazioni, l’ultimo tizzone ardente nel dibattito politico sulla giustizia. Da un lato l’invito a usare il «massimo rigore nell’esercizio dei pubblici poteri» a salvaguardia delle «libertà fondamentali». Dall’altro una lancia spezzata alle toghe: le indagini sulla criminalità organizzata, mafia in testa, «esigono l’utilizzo di strumenti investigativi adeguati». 
 

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