L'Europa vira a destra (da Roma a Madrid): cosa sta succedendo? Il rebus delle europee nel 2024

Un venticello che si è fatto tempesta e ha iniziato a soffiare in Italia a settembre con la cavalcata di Giorgia Meloni verso Palazzo Chigi e non ha smesso di soffiare

Da Roma a Madrid, perché l'Ue vira a destra. Il rebus delle europee nel 2024
di Francesco Bechis
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Martedì 30 Maggio 2023, 20:15

Grecia, Bulgaria, Svezia, Finlandia, Spagna. L'Europa vira a destra. Viste con il microscopio delle sfide locali, le elezioni amministrative italiane vinte a valanga dal centrodestra di governo possono anche apparire un episodio. Il grandangolo europeo però racconta un'altra storia.

 

Il riassetto Ue

A un anno dalle elezioni che decideranno i futuri assetti dell'Ue - soprattutto, la presidenza di quella Commissione europea che decide vita, morte e miracoli del Pnrr - la mappa politica del Vecchio continente ha già cambiato colore.

Un venticello che si è fatto tempesta e ha iniziato a soffiare in Italia a settembre con la cavalcata di Giorgia Meloni verso Palazzo Chigi e non ha smesso di soffiare.

Dopo Roma, è stato il turno di Stoccolma con l'en-plein dell'ultraconservatore Jimmie Akesson. Dunque la Finlandia e l'ascesa dei sovranisti di Rikka Purra ad Helsinki.

La ribalta

La ribalta è trasversale: popolari, nazionalisti, conservatori. Passa dalla Grecia di Kyrakos Mitsotakis, il premier del Ppe in corsa per il bis dopo aver stracciato Syriza al primo turno. Ma attraversa anche, questo vento che spazza da Nord a Sud l'Europa, la Spagna di Pedro Sanchez e dei socialisti usciti con le ossa rotte dalle amministrative e precipitati verso una tornata di elezioni anticipate da vertigine, perché alla porta c'è Vox, il rassemblement nazionalista mai così alto nei consensi.

Anche dove non si è ancora votato i progressisti hanno il fiato corto. Ne sa qualcosa Emmanuel Macron: il presidente e grande rivale europeo di Meloni ha davanti quattro anni di mandato ma è anche un leader azzoppato dalla guerriglia interna sulle pensioni e un'opposizione lepeniana in ottima salute, nonostante tutto.

La partita a Bruxelles

Ebbene il domino delle destre europee, che da Roma a Parigi fanno man bassa di voti, ha già adesso un riflesso sugli equilibri politici a Bruxelles. Da un lato polarizzando lo scontro politico e mettendo alle strette le terze vie. Un guaio per il rassemblement centrista e macroniano cui fa capo in Italia il Terzo polo di Azione e Italia Viva, non a caso in affanno tra liti intestine e magrissimi risultati alle eleizoni locali. 

Dall'altro il domino tocca il Partito popolare europeo: ovunque, sia nelle elezioni nazionali che in vista delle europee del 2024, i partiti sotto l'ombrello dei popolari Ue sono costretti ad allearsi con forze politiche alla loro destra.

In Italia, questa strada si è già aperta con un patto ancora tacito, ma quasi ufficiale, tra Fratelli d'Italia e Forza Italia che trova in Meloni e Antonio Tajani i due principali contraenti. Altrove i pontieri sono al lavoro.

I negoziati a Roma

Sono lontani i tempi in cui il Ppe poteva fregiarsi di nove o dieci capi di governo europei. La valanga di voti incassati dai partiti alla destra del Ppe costringe a rifare i calcoli, spiana la strada per il patto europeo che può interrompere il sodalizio trentennale dei popolari con i socialisti. Un patto in cui vuole inserisi - e sta inviando segnali in questo senso - lo stesso Matteo Salvini ormai deciso a lasciare - con tempi e modi ancora da definire - la ridotta dei sovranisti Ue che all'Europarlamento e i tavoli che contano a Bruxelles non danno le carte. 

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