Elly Schlein, primi 100 giorni da segretaria Pd tra silenzi e molti «No». E le Europee saranno decisive

L'esordio della numero uno dem è stato finora tortuoso e poco decifrabile. Ma ora punta a superare l'obiettivo del 22%

Elly Schlein, primi 100 giorni da segretaria Pd tra silenzi e molti «No». E le Europee saranno decisive
di Mario Ajello
4 Minuti di Lettura
Sabato 3 Giugno 2023, 11:51 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 08:51

È a favore o è contro il Pd di Elly Schlein all’invio di armi di difesa all’Ucraina? Non si è capita  bene su questo la posizione del Nazareno, considerando l’atteggiamento contraddittorio che i dem hanno avuto tra Parlamento  italiano e Parlamento europeo.

Ecco la prima volta di Elly Schlein al Quirinale per il due giugno

Schlein, in primi cento giorni da segretaria

I primi cento giorni di Schlein numero uno del Pd sono stati un  po’ così: tortuoso e poco decifrabili.

Con la protagonista che un po’ c’è è un po’ non c’è, ovvero: frequentata poco la Camera, non si vede quasi mai nella sede del Nazareno.

 

Dove Elly?, è il mantra dei democratici in questi primi cento giorni. Che hanno avuto nel tonfo alle amministrative dei giorni scorsi, non interamente imputabile a lei, un simbolo “ma ora faremo molto meglio”, rassicura Elly. Che è già in fase autocritica, ma neanche tanto. Svicola sui temi. Spesso tace.  A volte marca la distanza in maniera plateale dalle questioni che non la appassionano, come la lottizzazione della nuova Rai. Al festival dell’economia di Trento, la scorsa settimana, ha invece detto la sua e si è schierata a favore della patrimoniale: più tasse ai ricchi. 

I TEMI
Dopo l’incontro di dieci giorni fa con Giorgia Meloni, la neo segretaria del Pd sembra voler accuratamente evitare il tema della riforma costituzionale. Nell’incontro con la premier, conclusosi anche con un abbraccio, si è limitata a pronunciare molti ‘no’ e altrettanti ‘ni’ senza per altro indicare percorsi alternativi che, oltretutto, restano ancora sconosciuti. A fronte dei pronunciamenti di altre forze politiche come il Terzo Polo di Calenda e Renzi, favorevole ad un premierato più forte, o come lo stesso Movimento 5 stelle che ha di respinto l’idea dell’elezione diretta del capo dello Stato (per altro già archiviata dalla stessa Meloni) ma anche quella dell’investitura popolare del premier, per proporre invece una bicamerale che appronti un testo condiviso da proporre al Parlamento.

I SILENZI
E dunque fioccano i silenzi di Elly. La quale, nonostante gli ultimi deludenti risultati elettorali, guida un Pd che si conferma secondo partito del Paese. Un silenzio aggiuntivo - ma molto clamoroso - è quello, a proposito di temi scottanti e divisivi fra gli stessi democratici, sul termovalorizzatore di Roma voluto da Gualtieri. Per non dire del caso Ucraina, dove il pacifismo arcobaleno di Schlein non coincide con la linea del partito impostata da Letta.  «Ci vuole tempo», ha detto la Schlein a chi le ha rimproverato forse un po’ ingiustamente la sconfitta alle amministrative. Ma oltre al tempo servono idee e obiettivi per risalire la china e candidarsi alla guida del Paese. Serve chiarezza e servono prese di posizione. In una parola: serve – prima di sapere dove andare – sapere chi si è. E i cento giorni non hanno oggetto elementi per rispondere a questa questione. 

È possibile che lo stato di grazia di Elly Schlein stia svaporando: non sarebbe una sorpresa. Sarebbe una sorpresa, invece, se a festeggiare il passaggio a vuoto fosse prima di tutto il suo partito, il Pd. È vero che i gruppi dirigenti del Partito democratico le avevano preferito Stefano Bonaccini e che solo simpatizzanti ed elettori, col voto delle primarie, avevano rovesciato quell'indicazione imponendo lei: ma segare il ramo sul quale si è seduti resta pur sempre una pessima idea. Così dicono molto dem, ma la loro scontentezza è dilagante. E che ci si possa sbarazzare di Elly, e con lei della sua armocromista (l’intervista a Vogue è stato il passaggio saliente di questi cento giorni) ci sta eccome: ed a testimoniarlo bastano le lapidi del gran numero di segretari avvicendatisi in largo del Nazareno in nemmeno dieci anni.

 Il Pd cento giorni dopo l’arrivo di Elly è insomma molto spaesato. Lei assicura: «Vinceremo le Europee». Ma i sondaggi per il Pd,  in risalita in una prima fase, hanno smesso di sorridere. E se nel coro del 2024 Schlein  non supera brillantemente la soglia del 22 per cento, anche i capi bastone e le correnti che l’hanno issata in cima al Nazareno potrebbero mollarla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA