Elezioni Roma, Salvini: «C'è anche la Matone. Il Pd sta minando il governo»

Elezioni Roma, Salvini: «C'è anche la Matone. Il Pd sta minando il governo»
di Barbara Jerkov
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 12:17

Che succede nel centrodestra, onorevole Salvini? Il vertice di lunedì sulle candidature è finito con l’ennesima dichiarazione di principio ma nessun nome per le grandi città...

«Guardi che non c’è alcun problema: soprattutto negli ultimi giorni abbiamo alcuni autorevoli esponenti della società civile che si sono messi a disposizione. A differenza di Pd e 5Stelle, che litigano e andranno separati alle urne, noi abbiamo l’imbarazzo della scelta e troveremo nomi condivisi».

Mi pare di capire che c’è accordo almeno sul profilo civico. Per Roma Fratelli d’Italia ha lanciato Michetti, un avvocato-editorialista radiofonico, ma l’impressione è che lei sia stato a dir poco freddo. Quali sono i suoi dubbi?

«Ci siamo presi qualche giorno proprio per valutare tutte le opzioni e fare la scelta migliore. Michetti è certamente un nome valido come - per esempio - quello di Simonetta Matone, apprezzata giurista che con il suo lavoro ha salvato tanti bambini e ragazzi da abusi e violenze, premiata come Donna dell’Anno nel Lazio nel 2005. Mi faccia dire che siamo a buon punto anche sul programma. Bisogna investire bene sul Giubileo 2025 e per farlo abbiamo già fatto un passo importante: grazie al ministro Garavaglia siamo riusciti a investire 500 milioni del Recovery sul progetto Roma caput mundi. C’è molto lavoro da fare, dopo i disastri Raggi-Zingaretti a partire dal caos rifiuti, per non parlare dello scempio del Lungotevere asfaltato, dell’emergenza dei 28 bus in fiamme solo nel 2020, dei disagi della metro, delle troppe barriere architettoniche, delle voragini che anche ieri hanno inghiottito delle auto a Tor Pignattara. Domani (oggi per chi legge, ndr) incontrerò alcune associazioni di categoria della città e presto sarò al Prenestino dove decine di famiglie sono senza acqua da anni».

Stesse difficoltà per Milano, però. Anche lì dopo Albertini circolano nomi diversi ma nessun big. Racca è davvero papabile?

«Stesso discorso che ho fatto per Michetti o Matone.

A breve troveremo una soluzione anche per Milano. Sono ottimista e fiducioso, esattamente come tutti gli alleati del centrodestra».

Come spiegherebbe agli elettori questa difficoltà della coalizione di centrodestra, data per favorita nei sondaggi, a trovare candidature di alto profilo nelle principali città, Roma e Milano? Non sarà che misurarsi con amministrazioni tanto difficile alla fine fa paura?

«Non è un problema del centrodestra. C’è una difficoltà a monte e che vale per tutti: i sindaci sono malpagati nonostante l’enorme carico di responsabilità. Sono pochi quelli che si mettono a disposizione, perché significa lasciare la propria attività e rischiare grane. Detto questo, il quadro delle candidature è definito praticamente ovunque e a Roma e Milano l’intesa è matura. Mi lasci ribadire che la Lega non ha paura di misurarsi con i problemi, anzi: anche per questo siamo in contatto continuo col territorio comprese parrocchie e associazioni di volontariato di Roma, che hanno un grande cuore che neanche il Covid è riuscito a spegnere. Penso ai ristoratori che hanno portato centinaia di piatti caldi ai senzatetto di Stazione Termini».

Appunto, si è detto molto degli ostacoli oggettivi che un sindaco di grande città si trova davanti: dallo stipendio a dir poco esiguo ai pochi poteri concreti, ai rischi giudiziari, con un reato come l’abuso d’ufficio che grava costantemente sulle loro teste... Come se ne esce?

«Come Lega abbiamo già fatto alcune proposte: equiparare lo stipendio dei sindaci delle grandi città ai parlamentari e rivedere alcuni reati a partire dall’abuso d’ufficio».

Venendo all’agenda del governo, il nodo licenziamenti ha scatenato l’ira di Confindustria e aperto una spaccatura con il Pd. Ma anche lei la scorsa settimana ad Agorà aveva detto “Bisognerà pensare come prorogare il blocco dei licenziamenti anche aiutando le aziende e i loro dipendenti”. Cos’è cambiato?

«Secondo Bankitalia sono a rischio 600mila lavoratori e senza dubbio si è innescata della confusione. Le richieste di Confindustria hanno fondamento perché le aziende hanno il diritto di riorganizzarsi per le nuove sfide post Covid, ma i lavoratori hanno bisogno di certezze e possibilità di ricollocamento. Siamo arrivati lunghi però si può e si deve fare di più: penso al contratto di espansione - fortemente voluto dalla Lega - che finalmente si è portato alla soglia dei 100 dipendenti in questo dl, ma penso soprattutto all’ammortizzatore unico. È uno strumento sul quale non si può prescindere e che non si può permettere ulteriori ritardi».

Anche sulle semplificazioni il Pd chiede di non togliere i limiti su subappalti e massimo ribasso, come chiede la Lega. Come se ne esce?

«Col modello Genova abbiamo dimostrato al mondo di poter ricostruire un ponte a tempo di record, senza scandali né incidenti sul lavoro. I limiti vanno tolti il più possibile, per evitare che l’eccesso di burocrazia freni la voglia di correre dell’Italia. La soluzione sono le norme europee, decisamente più snelle delle nostre. In molti casi useremo anche fondi del Pnrr, quindi non possiamo permetterci regole che ci penalizzano rispetto agli altri Paesi. E sarebbe doveroso mantenere le semplificazioni fino al termine della crisi economica».

E’ evidente la svolta a sinistra della nuova segreteria dem. Vede rischi per la convivenza della maggioranza?

«Letta mi insulta praticamente ogni giorno, non mette in difficoltà me bensì tutto il governo. Letta parla di Ius soli, patrimoniale e ddl Zan quando nell’ultimo decennio il Pd è stato quasi sempre in maggioranza e non è mai riuscito a concretizzarle. Pensa di farlo adesso con la Lega? È una provocazione per me, per Draghi, per tutta la maggioranza e addirittura per il Colle».

Anche sulla riforma della giustizia, essenziale per accedere ai fondi del Recovery, la maggioranza è spaccata. Nei giorni scorsi lei non ha nascosto il suo scetticismo. E’ ancora così pessimista?

«Noi siamo a disposizione. E a giugno depositeremo i quesiti referendari proprio per supportare il governo su alcuni temi delicati come separazione delle carriere o responsabilità civile dei magistrati. Confermo che con Pd e 5Stelle non sarà facile trovare una intesa ma la Lega c’è e non si tira indietro».

Un’ultima domanda: viste le tensioni crescenti, lei ci crede a un’intesa larga per il dopo Mattarella al Quirinale?

«Me lo auguro, perché a differenza di qualcuno che a sinistra sosteneva di volere un presidente “contro la Lega” io penso che il Capo dello Stato debba essere una garanzia per tutti». 

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