Il capogruppo alla Camera del Pd ai colleghi che ieri gli chiedevano cosa potrebbe accadere in caso di sconfitta di Stefano Bonaccini è stato netto: «Cade il governo il giorno dopo». Questo lo pensano tutti.
Anche perché, è il ragionamento di tanti parlamentari del Nazareno, «se dovessimo davvero perdere per i 5 o 6 punti del candidato M5S le ripercussioni sarebbero inevitabili». Sulla tenuta della maggioranza, certo. Ma anche sulla leadership di Nicola Zingaretti che vedrebbe la sua segreteria a rischio.
LO SCENARIO
Il patto di desistenza - proposto dal sindaco di Bologna Virginio Merola - sulla carta rimane la soluzione ideale, per i dem, per polarizzare la sfida tra il governatore uscente (che lancia appelli ai grillini) e Lucia Borgonzoni. Ma Di Maio, dopo la riunione con gli eletti dell'Emilia Romagna - mercoledì nuovo incontro - sembra aver tracciato la linea di non ritorno. «Correremo da soli, al massimo faremo accordi con liste civiche», è la linea che alla fine sarà sottoposta, a mo' di ratifica, su Rousseau, dove sarà scelto anche il candidato governatore pentastellato. Ma i parlamentari del territorio, da Maria Edera Spadoni a Giulia Sarti, sono tutti per seguire il capo politico nella via della solitudine. Una scelta contestata da molti, tipo il senatore M5S Emanuele Dessì: «Stiamo giocando con la dinamite, vengono prese queste decisioni senza capire il punto di caduta. O forse è fin troppo chiaro...».
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