Elezioni Quirinale, Giorgia Meloni: «No al Mattarella bis, dopo il Colle si vota»

La leader di FdI: «Urne anticipate anche se non verrà scelto il premier»

La mossa di Meloni: «No al Mattarella bis, dopo il Colle si vota»
di Ernesto Menicucci
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Venerdì 31 Dicembre 2021, 07:08 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 19:20

Il Covid, la manovra, le misure del governo, la destra che verrà ma soprattutto il Quirinale, il futuro di Draghi e un anno, il 2022, che si annuncia decisivo. Giorgia Meloni, leader di FdI, a tutto campo.

Presidente Meloni, il Governo ha varato nuove misure anti-Covid. Cosa ne pensa? 
«Sono sempre più perplessa. L’ultimo decreto è lo specchio di un Governo che naviga a vista. Prima hanno costretto milioni di italiani a fare la coda in farmacia o a stare in isolamento a casa, ora scopriamo che i vaccinati potranno evitarsi quarantena e tamponi, basta che portino una mascherina Ffp2. Nessuna strategia e confusione totale».

Perché non è favorevole all’obbligo vaccinale? 
«Innanzitutto ribadisco che non sono affatto contraria ai vaccini. Green pass e super green pass non hanno fermato i contagi ma sono diventati strumenti per imporre un obbligo vaccinale surrettizio, peraltro senza che a questo corrispondesse una chiara assunzione di responsabilità da parte dello Stato sull’indennizzo in caso di eventi avversi, come chiesto da fratelli d’Italia, il modo più efficace per convincere gli scettici. E invece di fare mea culpa il Governo persevera nei suoi errori. FdI ha sempre sostenuto che accanto al vaccino servisse molto altro, dal potenziamento dei mezzi pubblici all’areazione meccanica controllata nelle scuole e nei luoghi di lavoro, come suggerisce ora, dopo mesi dal nostro appello, anche l’Oms».
Il Covid rischia di condizionare anche l’elezione del presidente della Repubblica? Stasera c’è il discorso di Mattarella, cosa si aspetta? 
«Se qualcuno sta lavorando per un bis di Mattarella abbia il coraggio di dirlo senza usare strumentalmente il virus.

Quella di rieleggere un presidente per il secondo mandato è una prassi che non si può consolidare, e del resto lo stesso Mattarella si è più volte detto indisponibile. Dal Presidente mi piacerebbe ascoltare parole di ricucitura delle divisioni. Credo che il ruolo di un Presidente della Repubblica sia quello di tornare a far sentire ogni italiano cittadino a pieno titolo, anche chi pone domande legittime sulla durata ed efficacia dei vaccini o sul perché sia ancora segreto il costo di produzione e di vendita. Invece gli ultimi mesi e le scelte del governo ci consegnano una comunità nazionale lacerata».

 


Mario Draghi è il candidato numero uno per il Colle? Lo considera sufficientemente “patriota”? 
«Non ho ancora gli elementi per dire come FdI voterebbe su un’eventuale candidatura di Draghi. E mi pare che lui stesso stia chiedendo garanzie prima di tutto alla sua maggioranza. In ogni caso, anche se Draghi non andasse al Quirinale, per noi con la fine del mandato di Mattarella si dovrebbe considerare conclusa anche l’esperienza del governo da lui promosso, e si dovrebbe tornare al voto, in ogni caso».
Siete l’unico partito all’opposizione, sulla manovra quale provvedimento non le va giù? 
«Sarebbe bastato tenersi Conte per avere una manovra del genere. È senza visione, incapace di affrontare la crisi e infarcita di marchette. La maggioranza rinnova il reddito di cittadinanza ma boccia tutte le proposte di FdI per sostenere l’occupazione e le aziende, come la super deduzione del costo del lavoro. Il tutto in un Parlamento esautorato e umiliato da un numero record di voti di fiducia. Se questi sono i migliori, abbiamo un problema».
La rateizzazione delle bollette e i nuovi scaglioni Irpef non aiutano le famiglie? 
«Quella dell’Irpef è una riformicchia. E fattori come il caro-bollette e l’aumento del costo delle materie prime rischiano di vanificarla. Hanno ragione Bonomi e le categorie quando lamentano la mancanza di strategia del governo per sostenere le filiere produttive».
Non sarebbe un controsenso per voi dire no a Draghi al Colle e tenerlo a Palazzo Chigi ? 
«Non anticipi i tempi. Su Draghi decideremo quando sarà davvero in campo. Dopodiché la domanda andrebbe fatta soprattutto alla sua maggioranza, che lo vuole a Palazzo Chigi ma gli fa la guerra per il Quirinale, dimostrando di essere interessata solo al proseguo della legislatura per salvare la poltrona. Noi voliamo più alto».
Il candidato del centrodestra è Berlusconi. Ma esiste un piano B? 
«Berlusconi, se confermerà la sua disponibilità, è un ottimo candidato. Il centrodestra sarà compatto sul suo nome e mi auguro che possa raccogliere consensi anche oltre il perimetro della nostra coalizione. Il centrodestra rappresenta la maggioranza degli italiani e ha i numeri per essere decisivo. Dopodiché, nel caso di altri scenari, per noi la cosa che conta di più è che la coalizione rimanga compatta».
Un presidente eletto a maggioranza, in questo momento, non sarebbe un messaggio sbagliato al Paese? 


«Certo, l’auspicio è che ci sia la più ampia convergenza e che venga eletto un arbitro. Vogliamo un Presidente della Repubblica che faccia gli interessi della Nazione, non quelli della sinistra».
Farebbe asse con Renzi e M5S che hanno aperto ad un candidato di centrodestra? 
«A me interessa scegliere il garante della nostra Costituzione. E considero normale che ci sia da parte di altri gruppi la disponibilità a riconoscere questo ruolo a una persona di centrodestra, dopo decenni di presidenti che venivano dal centro sinistra».
E a palazzo Chigi, se non si andasse a votare? 
«Per FdI un quarto governo di fila frutto di alchimie di palazzo sarebbe uno scenario impraticabile e vergognoso. I fatti dicono che neanche Draghi, con la sua autorevolezza, spesso erroneamente confusa con l’insindacabilità, è riuscito a fare nulla di dirompente con questa maggioranza. L’unica soluzione è avere finalmente un governo coeso con un forte mandato popolare».
L’elezione del Quirinale, non è anche l’occasione per la destra di affermarsi come forza di governo? 
«FdI è già forza di governo, e da tale si comporta. Amministriamo in 15 regioni con ottimi risultati, in Abruzzo e nelle Marche ci sono due nostri apprezzati governatori, abbiamo una valida classe dirigente. Alcuni di noi hanno già avuto esperienze di governo nazionale e abbiamo le carte in regola per averne in futuro. Ma saranno gli italiani a decidere con il loro voto dove arriveremo».
Ad Atreju ha varato il “Natale dei conservatori”. Vuole ricostruire una sorta di An? 
«An era il nostro punto di partenza, non quello di arrivo. A noi sta compiere il nostro tratto di questo cammino. FdI ha appena compiuto 9 anni e si è rivelata un piccolo miracolo, ma non ci accontentiamo. Oggi abbiamo l’ambizione di guidare il campo dei conservatori e rappresentare una destra di governo moderna ed occidentale, alternativa ai dettami del mainstream e a difesa dell’interesse nazionale. È una proposta politica che può essere maggioritaria in Italia».
Chi sarà il personaggio politico protagonista del 2022 secondo lei? 
«Il prossimo presidente del Consiglio del centrodestra, scelto dagli italiani con libere elezioni nella primavera del 2022».

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