Elezioni politiche 2022, Moles (Forza Italia): «L'Italia resta un Paese atlantista: noi di FI difendiamo anche gli alleati»

Il sottosegretario: «Il Terzo Polo non ci sottrarrà consensi»

Elezioni politiche 2022, Moles (Forza Italia): «L'Italia resta un Paese atlantista: noi di FI difendiamo anche gli alleati»
di Barbara Acquaviti
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Giovedì 11 Agosto 2022, 12:05

Renzi e Calenda? «Non toglieranno voti a Forza Italia». Il Pd ed Enrico Letta? «Non sono il nuovo che avanza ma il vecchio che è avanzato». Giuseppe Moles, sottosegretario per l'Editoria, attacca il segretario dem che parla di agenda Draghi. «Non vincono le elezioni da almeno dieci anni ma sono riusciti a rimanere al governo nascondendosi sempre dietro altro. Non esiste l'agenda Draghi, dietro la quale si nascondono oggi, esiste il metodo Draghi».
Dopo la caduta dell'esecutivo siete stati accusati di essere schiacciati a destra
«Falsità. Ed è evidente anche dai nostri contributi, assolutamente condivisi dagli alleati, al programma comune. Fi è la componente del centrodestra che rappresenta l'area moderata, liberale e garantista. Orgogliosamente continuiamo a mantenere le stesse posizioni da sempre. Sulla collocazione atlantista, europeista ed Occidentale non abbiamo mai cambiato idea».
Sulla flat tax vengono date percentuali diverse. Forse c'è meno unità di quanto non vogliate fare credere?
«È importantissimo che in un programma comune ci sia accordo sui temi fondamentali, e la flat tax è uno di questi. Ci tengo a sottolineare che non è affatto incostituzionale, come sostiene qualcuno che non sa di che parla, perché non è vero che non rispetta la progressività. La nostra Costituzione non impone una aliquota progressiva ma un sistema fiscale progressivo. E la flat tax è sempre accompagnata da una serie di deduzioni e detrazioni progressive oltre che da una no tax area».


Suoi ex colleghi di partito, come Mara Carfagna, dicono che ora certe promesse scasserebbero i conti. Come replica?
«I nostri punti programmatici, per esempio proprio la flat tax, si modulano in base alle situazioni attuali di bilancio, e quindi sono sostenibili. In più sono gli stessi del programma elettorale del 2018. Quindi o non ci si credeva prima in queste idee o è un'altra storia».
Fi ha scelto per la prima volta di mettere il riferimento al Ppe nel simbolo. Siete stati costretti a fare da garanti sull'europeismo della coalizione?
«Assolutamente no.

Di fronte a un continuo attacco spregiudicato, alle analisi del sangue sull'europeismo e l'atlantismo, è giusto che un partito della coalizione che ha sempre fatto parte del Ppe ne ribadisca l'appartenenza, difendendo così anche l'intera coalizione da attacchi strumentali. Del resto, chi conosce un po' gli ambienti internazionali sa che ciò che interessa realmente è il posizionamento internazionale del Paese, e nessuno del centrodestra ha mai detto di voler spostare il consolidato asse della politica estera».


Temete che la presenza di Calenda e Renzi al centro vi sottrarrà voti?
«Io credo che siamo alle chiacchiere in libertà, comprensibili ma anche un po' tristi, dato che vengono da componenti politiche che si sono spostate da un lato all'altro del campo senza vergogna. Sono convinto che gli elettori di centro preferiscano l'originale rispetto a una copia sbiadita. In più, in base a quale strambo ragionamento l'accozzaglia a sinistra si definisce ammucchiata mentre invece per questi altri si parla elegantemente di terzo polo?». 
Può escludere che dopo il 25 settembre vi toccherà aprire un dialogo con queste forze?
«Non mi sembra proprio che ne avremo bisogno. In più quello che mi rattrista è che le tarantelle nei vari campi dei nostri avversari creano solo confusione nei cittadini, anche se temo che questa sia voluta per non parlare concretamente di idee e programmi. Non si può continuare a prendere in giro gli elettori, ci vuole rispetto e onestà politica».

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