Liste elettorali, come funzionano? Le scelte di Pd, M5S e centrodestra (e perché alcuni nomi restano fuori)

Al via la corsa per la compilazione delle liste. C'è tempo fino al 21 e il 22 agosto per presentarle

Liste elettorali, come funzionano? Le scelte di Pd, M5S e centrodestra (e perché alcuni nomi restano fuori)
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Martedì 16 Agosto 2022, 13:06 - Ultimo aggiornamento: 17 Agosto, 11:17

Dopo il deposito dei simboli e la presentazione dei programmi, ai partiti ora spetterà il passo più difficile: mettere a punto le liste con le candidature. Entro il 21 e il 22 agosto - deadline prevista sia per i collegi uninominali che plurinominali - ciascuna forza politica dovrà consegnare l'elenco dei candidati prescelti presso gli uffici elettorali costituiti appositamente dalle Corti d'Appello. 

Alla selezione o nello scarto di un possibile nome, ciascun partito arriva seguendo strade "diverse", ma prestando attenzione a non disattendere i meccanismi elettorali.

Il ruolo del Rosatellum 

In base al Rosatellum, un terzo dei seggi (221, di cui 147 alla Camera e 74 al Senato) viene assegnato con un sistema maggioritario, ovvero chi prende più voti vince nel collegio.

E' qui, nei collegi uninominali, che i partiti sono guidati dalla ricerca del candidato "più forte", e stringono alleanze, al fine di indicare un nome "comune" a un'intera coalizione. 

Mentre i due terzi dei seggi rimanenti ( 367 di cui 245 per Montecitorio e 122 per Palazzo Madama) vengono assegnati attraverso un sistema proporzionale ( ovvero in proporzione ai voti ricevuti dai singoli partiti) attraverso un meccanismo di listini bloccati, nel quale non è possibile indicare la propria preferenza. La composizione di quest'ultimi risponde a ragionamenti strategici e di natura partitica che non sfuggono però alla forza dei numeri. Il taglio del numero dei parlamentari mette a rischio anche nomi di big, come ex ministri o esponenti di spicco del partito, privati della garanzia della rielezione.O peggio messi di fronte a collegi sempre più ampio, da cui stentano a farsi conoscere. E con l'incognita, sempre maggiore dell'astensione.

Partito democratico 

Lo dimostrano i mugugni e il malcontento scaturiti a seguito della direzione Pd che ha approvato ieri sera la lista delle candidature in vista delle prossime elezioni. Nonostante i soli 3 voti contrari e i 5 astenuti, fa discutere tra i dem l'esclusione di Stefano Ceccanti, Giuditta Pini e Monica Cirinnà. A chi accusa Marco Meloni, lettiano di ferro, incaricato di comporre le liste, di aver prediletto posti sicuri ai fedelissimi di Letta, il segretario dem risponde per le righe: « Quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: faccio tutto da solo. Io ho cercato di comporre un equilibrio. Il rispetto dei territori è tra i criteri fondanti delle scelte».

Oltre a questi però il leader del Pd ha dovuto fare i conti anche con i "costi" dell'accordo stretto con + Europa, Sinistra Italiana/ Europa Verde, e Impegno civico, garantendo seggi sia ad Emma Bonino, che a Fratoianni e Luigi di Maio. 

Movimento 5 stelle 

Non meno critiche si è attirato l'iter di selezione interno al Movimento 5 stelle. Con la scelta di Giuseppe Conte di comporre un listino bloccato di 18 nomi ( 12 alla Camera e 6 al Senato) che occuperanno il post di capolista in collegi sicuri. Nell’elenco figurano anche gli attuali vicepresidenti del M5S: Michele Gubitosa, Riccardo Ricciardi, Alessandra Todde e Mario Turco. A cui si aggiungono l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino e l’ex ministro Stefano Patuanelli, ma anche Castelloni, Colucci, Floridia, Licheri e Silvestri. E spiccano nomi della società civile come l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, l’ex pm e componente del pool antimafia di Palermo Roberto Scarpinato.

Nel listino, ci sono anche l'ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa e il professor Livio De Santoli, docente dell'Università La Sapienza ed esperto di energia e ambiente. Sono i due nomi su cui Conte punta come esperti di transizione ecologica e energetica e sostenibilità ambientale.

Agli iscritti al Movimento, spetterà scegliere - durante le parlamentarie di oggi - tra proposte di autocandidatura per i collegi di plurinominali di Camera e Senato, ma anche votare la «proposta del presidente di una lista di nominativi da inserire, con criterio di priorità, nelle liste di candidati di uno o più collegi plurinominali».

Centrodestra

Nel centrodestra l'accordo sui collegi è frutto del patto di coalizione stretto dei giorni passati. a Fratelli d'Italia, in testa ai sondaggi, spetteranno 94 seggi, alla Lega 70 mentre  42 ai Forza Italia. Inizialmente FdI av eva attribuito  a Noi con l'Italia e a Coraggio Italia (due dei 4 partiti della lista)  11 collegi. Quelli dell'Udc erano invececompresi nei 42 a disposizione di Forza Italia che si era fatto carico anche del partito di Cesa. Ma con la nascita della lista dei moderati, sono stati aggiunti 4 collegi, anche stavolta ceduti dal partito di Giorgia Meloni.

Ma non mancano i timori e i mal di pancia tra le fila del partito del Cav, che conta oggi 123 parlamentari e che, nella prossima legislatura, ne vedrà scomparire quasi la metà. Al contrario del partito di Giorgia meloni, il cui numero di parlamentari sarà più che raddoppiato ( da 58 a 130 circa). Al lavoro sulle liste ci sono i fedelissimi di ciascun partito: Tajani, Occhiuto e Ronzulli per FI;  Lollobrigida e La Russa per FdI; e Romeo e Siri per la Lega.

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