Un voto che guarda «alla testa e al cuore». Ma anche «al portafogli». Va dritto al punto, Enrico Letta, quando lancia un ultimo appello agli imprenditori a tre giorni dalle elezioni. Perché se lavoro, risparmi e tasse contano qualcosa sul bilancino delle urne, il segretario dem non ha dubbi, «la scelta non può che essere per il centrosinistra e il Pd». E non è un caso che il monito parta da Milano. Dalla Fondazione Feltrinelli, affiancato dal responsabile Economia Antonio Misiani, la segretaria del Pd milanese Silvia Roggiani e la «punta di diamante» Carlo Cottarelli, ecco partire un nuovo assist al mondo delle imprese. Dove Letta è convinto di avere qualche carta in più. «Parliamo contemporaneamente ai piccoli imprenditori, lavoratori e grandi imprese», spiega. Poi risfodera l'agenda economica del Pd.
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LE RICETTE
A partire dalle ricette per la crisi energetica, con un campanello per Palazzo Chigi, «il governo deve intervenire il prima possibile sul disallineamento tra prezzo di elettricità e gas».
Perché oltre a dare ossigeno ai datori di lavoro, è un balsamo per i lavoratori che «ottengono un aumento del salario reale e una sorta di quattordicesima che si aggiunge allo stipendio». Fisco, energia, lavoro. Dai piani alti del Pd sono convinti che il menù economico possa fare la differenza al fotofinish della campagna elettorale. Una doppia sfida. Da una parte la strategia al Nord, e una scommessa su Milano con la candidatura del leader e di un big come Cottarelli. E insieme un derby con FdI, Lega e Terzo Polo: proprio ieri Matteo Renzi - tra una stoccata e l'altra, «Letta rincorre Salvini» - sciorinava il suo programma nella sede meneghina di Confcommercio. Una corsa che in questi ambienti può vedere il Pd arrivare primo, spiegano dalla sede del partito nel capoluogo lombardo. «Nei nostri incontri privati con gli imprenditori citano tutti Draghi, si ricorderanno di chi lo ha fatto cadere».
IL TOUR
Dall'altra parte prosegue la maratona al Sud - dove «si deciderà il voto», ha confessato Letta nei giorni scorsi - per arrestare la cavalcata di Giuseppe Conte e il M5S in sella al Reddito. «C'è un clima politico che si sta costruendo sempre di più sulla divisione del Paese, curva Nord e curva Sud - sospira il segretario - noi siamo quelli del dialogo e della coesione sociale». Ieri il tour del leader dem ha fatto tappa nella sua Toscana, tra Livorno e Siena. Dove è andato in scena uno scontro di campanile con Italia Viva. «Meglio un pisano col bus elettrico che un fiorentino con i jet privati», la stoccata a Renzi. Che ha attirato una replica al vetriolo dal renziano Francesco Bonifazi: «Fortuna che la settimana prossima torna a Parigi». In serata le parole di Romano Prodi a La7: «Se non partiamo subito con un congresso il Pd non si ricostituirà mai». Ma a stretto giro l'ex premier ha chiarito facendo scudo a Letta: «L'assalto al segretario, dopo le elezioni, sarebbe inutile e deleterio». E a Bologna? «Voterò volentieri Casini».