dal nostro inviato
BOLOGNA «Ha fatto la berlusconata», masticano amaro i leghisti alla fine del primo e unico faccia a faccia televisivo tra Stefano Bonaccini e Lucia Borgonzoni. L'annuncio a sorpresa del governatore uscente è questo: «Trasporti gratis, da subito, per gli studenti. Sia autobus sia treni. Siamo la prima regione italiana a farlo». Un colpaccio? Questo si vedrà la notte dello spoglio, tra domenica e lunedì. Intanto, per arginare la crescita della competitor e per recuperare rispetto ai punti deboli della sua amministrazione (per esempio il taglio di servizi sociali, asili e punti nascosta specie nelle zone di montagna dove la Lega spopola), Bonaccini ha puntato su questo annuncio nazional-popolare, subito bollato dagli avversari: «Demagogia». Borgonzoni va sostenuta, si sono detti i leader del centrodestra. Che per questo si riuniranno venerdì a Ravenna, per una chiusura-show tutti insieme: Salvini, Meloni, Berlusconi.
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STALINGRADO
Il clima a quattro giorni dal voto è da battaglia di Stalingrado. I candidati dei due fronti bussano casa per casa lungo le pianure fino al mare e sugli Appennini, consapevoli che stavolta più che mai - ora che perfino questa regione dopo 72 anni di monocolore comunista e post-comunista è diventata contendibile - ogni singola voto conterà nella resa dei conti della notte del 26 gennaio. L'altro giorno, a pranzo, in una tavolata a San Lazzaro di Savena, prima che Matteo cominciasse lo sciopero della fame, raccontavano a Salvini questa scenetta assai ricorrente: «Cinque anni fa, nelle nostre case, a cena, ci si diceva: ma andiamo a votare o non ci andiamo? Ma che ci andiamo a fare, tanto vince sempre la sinistra. Infatti voto soltanto il 37% degli emiliani-romagnoli. Ora invece alla stessa domanda rispondiamo tutti: ma certo che andiamo, la sinistra boccheggia, e basta ogni singolo voto per toglierle il respiratore».
Questo fa capire il livello dello scontro. Su cui pesa la massa di indecisi, e in questi ultimissimi giorni si fanno le vere scelte elettorali. La battaglia tra Bonaccini e Borgonzoni è serratissima così come lo è stato il confronto di ieri - dopo che la Borgonzoni aveva rifiutato di partecipare al duello su Sky - che si è svolto negli studi di una emittente privata che si chiama èTv. Chi ha vinto? «Io». «Macché, io!». La Borgonzoni è passata all'attacco dicendo che la sanità non funziona e «dobbiamo prendere il meglio delle regioni che lavorano meglio di noi, come Lombardia e Veneto». Sarà per questo, per farsi insegnare e per mostrare l'efficacia di quei sistemi regionali a guida leghista, che sono in arrivo in Emilia-Romagna i governatori chiamati da Salvini per il rush finale della campagna elettorale: da Fontana a Zaia.
STAGIONE NUOVA
Il problema, più che nelle qualità del governatore uscente, per lo più considerato un buon amministratore, sta nella fine di una lunga fase storica che ha fatto dell'Emilia-Romagna un modello. Ed è ben raccontata in un libro che circola molto in queste settimane: Berlinguer ti volevo bene di Pierfrancesco De Robertis (Minerva editore). La crisi della sinistra nelle (ex) regioni rosse - questa la tesi - ha diverse ragioni: l'introduzione dei vincoli europei, la riduzione dei trasferimenti statali alle regioni, ma anche la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 che produsse numerosi guasti a livello di finanza pubblica locale perché moltiplicava i centri di spesa provocando tagli, specie nella sanità, hanno peggiorato,le condizioni di vita dei cittadini e creato disaffezione politica. E perciò il Carroccio vola. Ma bisognerà vedere fino a che punto.
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