Elezioni, il ministro D'Incà e l'ex capogruppo Crippa escono dal M5S: «Tutelare il campo progressista»

Entrambi sono al secondo mandato: non sarebbero stati ricandidati con il Movimento 5 stelle. Entrambi vogliono recuperare il rapporto con il Pd

Elezioni, il ministro D'Incà e l'ex capogruppo Crippa escono dal M5S: «Tutelare il campo progressista»
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Sabato 30 Luglio 2022, 15:30 - Ultimo aggiornamento: 15:47

Elezioni politiche 2022 Come Mariastella Gelmini e come Mara Carfagna. Anche il Movimento 5 stelle ha le sue defezioni eccellenti. Dopo il ministro Luigi Di Maio, anche il ministro Federico D'Incà e l'ex capogruppo alla Camera Davide Crippa hanno deciso di uscire dal partito fondato da Grillo: il M5S.  Entrambi vantano una militanza più che decennale, entrambi hanno ricoperto (D'Incà ricopre ancora) ruoli importanti di governo. Entrambi sono al secondo mandato, quindi se fossero rimasti dentro il Movimento non avrebbero potuto ricandidarsi e correre alle prossime elezioni politiche. Ma la caduta del governo Draghi ha terremotato i due partiti sui tre che l'hanno provocata: Forza Italia e il Movimento 5 stelle. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento D'Incà definisce il non voto di fiducia a Draghi, mosso in prima battuta dal suo M5S, una scelta irresponsabile. E ora il ministro frappone tra lui e il Movimento delle «insanabili divergenze». Una formula politica molto vintage per dire che ci ha provato fino all'ultimo a riportare dentro il binario governista Conte and Co. Per D'Incà era necessario tutelare «il nascente campo progressista» che gli era costato due anni di lavoro pancia a terra sul territorio in cui si era deciso di amalgamare gli elettori dem con quelli grillini. E dalle parti del ministro D'Incà (Belluno) l'impresa non era semplicissima ma era avviata. Alle ultime amministrative della sua città, Belluno, il Movimento 5 stelle aveva dato appoggio esterno al candidato del Pd, Giuseppe Vignato (che non è arrivato al ballottaggio con il candidato di centrodestra Oscar De Pellegrin che ha vinto al primo turno).

Le parole del ministro D'Incà - «Ho riflettuto molto in questi giorni sulle motivazioni e le conseguenze della caduta del Governo Draghi e non posso che prendere atto delle insanabili divergenze tra il mio percorso e quello assunto nelle ultime settimane dal Movimento 5 Stelle, che oggi lascio.  Avevo spiegato nelle sedi opportune e anche pubblicamente i rischi ai quali avremmo esposto il Paese in caso di un non voto di fiducia nei confronti del Governo Draghi. Una decisione a mio giudizio irresponsabile che non ho condiviso e che ho cercato di evitare fino all’ultimo istante lavorando dall’interno del Movimento 5 Stelle, con la speranza che prevalesse una linea di ragionevolezza e con l’unico obiettivo di mettere in sicurezza il Paese, proseguire con le importanti riforme che abbiamo realizzato in questi mesi e ottenere le relative risorse economiche, grazie alla spinta del Movimento. Avevo anche avvisato sul rischio di una inevitabile frattura a cui avremmo esposto il nascente campo progressista, dopo un lavoro che aveva coinvolto anche i territori da più di due anni fino alle ultime elezioni amministrative di giugno. Purtroppo hanno prevalso altre logiche e altri linguaggi che non possono appartenermi. Dopo 12 anni, lascio il Movimento 5 Stelle con profondo rammarico e dolore personale, le nostre strade non sono più sovrapponibili, il solco che si è scavato in questi ultimi mesi non mi consente di proseguire in questa esperienza, per coerenza con le idee e con i valori che ho portato avanti a livello nazionale e locale e che intendo continuare a sostenere».

 

Le parole di Davide Crippa - «Dopo ormai 14 anni di attivismo politico mi vedo costretto a lasciare il Movimento 5 Stelle. Si tratta per me di un gesto molto sofferto e meditato a lungo. Non ho mai nascosto la mia divergenza di opinione con i vertici del movimento sulla gestione del mancato voto di fiducia al Governo, che di fatto ha aperto una crisi poi cavalcata dal centrodestra per scopi elettorali». Lo scrive su Facebook l'ex capogruppo del M5s alla Camera, Davide Crippa. «Non comprendo più il progetto politico, troppo instabile, troppo volubile e spesso contraddittorio, che ha fatto perdere di vista l'orizzonte comune che aveva unito il Movimento», aggiunge  «Il Movimento 5 Stelle - ricorda Crippa nel post - si è evoluto tantissimo negli anni, si è trasformato in movimento politico, ha scelto di diventare un partito capace di assumere su di sé la responsabilità di governo. Grazie a questo è riuscito ad introdurre riforme epocali (come il reddito di cittadinanza e il taglio dei Parlamentari) e ha introdotto nell'agenda politica il tema dei temi: la transizione ecologica, radicata ormai nelle agende europee». «Il Movimento 5 Stelle - aggiunge - è andato oltre, ha guardato avanti scegliendo di rinunciare ad una parte della propria autonoma linea politica per costruire il famoso campo largo riformista e progressista, investendo risorse, consenso e fatica per dare un contributo fattivo a questo importante progetto nel quale in tanti abbiamo creduto. Oggi il Movimento 5 Stelle, dopo aver fatto cadere il governo che aveva contributo a formare, dopo aver fatto venir meno quel progetto del campo progressista inaugurato, tra l'altro, in occasione delle elezioni amministrative di poco più di un mese fa - osserva -, volge repentinamente lo sguardo indietro, recuperando un'idea di politica estremista e barricadiera, dimenticando il lavoro che tutti hanno svolto e che siamo stati chiamati a portare avanti per sostenere l'azione di ben 3 governi con differenti apporti da parte delle forze politiche presenti in parlamento». «Ho lavorato fino all'ultimo momento utile per evitare quanto accaduto - conclude -, ma i vertici hanno scelto la strada della rottura su tutti i fronti, anteponendo interessi particolari a quello generale del Paese, attraversato da una crisi senza precedenti, che va ad aggravarsi di giorno in giorno». 

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