Elezioni comunali a Napoli, Manfredi avanti ma c'è la spina Bassolino

Elezioni a Napoli, Manfredi avanti ma c'è la spina Bassolino
di Mario Ajello
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Mercoledì 15 Settembre 2021, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 13:54

Lo scuorno del centrodestra, con 4 liste messe fuori compresa quella leghista, sta provocando un rimescolamento delle chance e a Napoli in queste ore tutti si chiedono: «Non è che al ballottaggio ci arriva Bassolino e ci godiamo un bel derby a sinistra?». Gaetano Manfredi il giallorosso contro don Antonio l'immarcescibile. Sarebbe un capolavoro del teatro napoletano che attirerebbe tutti gli occhi alla sceneggiata del Golfo. Ma è possibile questo duello tutto a sinistra? Certo che lo è. Spiega Antonio Noto, il sondaggista che molto sta studiando i trend napoletani: «Quattro liste in meno pesano parecchio, stravolgono gli assetti. Nell'insieme il centrodestra perde tra il 10 e il 12 per cento dei consensi e si dimezza, e così le posizioni iniziali potrebbero ribaltarsi». Prima dell'esclusione delle liste a sostegno del candidato (civico) di centrodestra, dovute a un ritardo di due minuti nel presentarle, Manfredi era quotato al 47 per cento («Ora dobbiamo spingere per vincere al primo turno, sennò Bassolino aiutato dalla destra ci può battere», questo il mood nel Pd), Maresca al 21 per cento e don Antonio non molto lontano: al 17 con tendenza a salire ancora.

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Negli ultimi giorni Bassolino è in rimonta e si starebbe avvicinando al 20. Ma altri report danno cifre meno favorevoli a Bassolino: Manfredi al 45 e Maresca al 39 che distacca di molto il terzo incomodo. La domanda è: vincerà nel 22 per cento di indecisi la voglia di recarsi alle urne e votare centrodestra indignati per l'esclusione delle liste oppure prevarrà in una parte di loro lo sfizio del ritorno al futuro nel nome dell'ex sindaco ed ex governatore campano?
SOCCORSO AZZURRO
Bassolino va dicendo: «Io non mi monto la testa, ma so che i napoletani sanno riconoscere chi ama veramente questa città».

Cioè lui. Quando Manfredi dice che «serve un grande rinnovamento» sta attaccando sia Bassolino sia l'uscente de Magistris, scappato da Napoli per una improbabile è grottesca candidatura da governatore in Calabria e in più disconosce la sua ex assessora Alessandra Clemente che corre per Palazzo San Giacomo così come l'ex grillino mezzo milanese Brambilla auto-candidatosi sotto un marchio con una stella sola. E in tutto gli aspiranti sindaci sono 7, le liste 30 e a caccia della poltrona - come se fosse un reddito di cittadinanza o il SuperEnalotto - 2.330 possibili fortunati. Il solo Bassolino ha tre liste personali più quella di Calenda che lo appoggia. Ha il favore dei napoletani borghesi, ma le elezioni si vincono nelle periferie.

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Giuliano Urbani, fondatore di Forza Italia residente a Napoli per amore, assicura: «Voto Antonio». Alessandra Mussolini si spinge oltre: «Con Antonio ballerei un tango scatenato». C'è tutto un mondo tra Chiaia e Posillipo, popolato di professionisti non certo sinistresi, che avrebbero votato volentieri Maresca (una persona perbene ma alleato a una destra non sempre presentabile), considerano Manfredi un «alieno» poco empatico, non fanno che scandalizzarsi per il presunto aiuto del giro storicamente berlusconiano dei Cesaro al candidato di sinistra e rivalutano in mancanza di meglio l'«usato sicuro» bassolinesco. Ma se poi il Consiglio di stato fa riammette gli esclusi, cambierà ancora una volta lo scenario in questa città che non annoia mai?


LE TOZZA TOZZA
Il problema è che Maresca scelto da Salvini a Salvini non piace più (non ha gradito il pienone di forzisti e meloniani nelle sue liste e neppure i personaggi di cui si è circondato il pm per la campagna elettorale alcuni dei quali provenienti da Pd e M5S e spicca l'imprenditore del settore pubblicitario Giuliano Annigliato, zio del pm) e infatti il leader si tiene il più possibile lontano da Napoli. In più, in un sondaggio del Mattino, la Lega risulta al 2,9 per cento, i rivali di FdI al 7,4 e Forza Italia al 5,6. Dall'altra parte occhio ai 5 Stelle: avevano il 52,7 nel 2018 ora sperano di arrivare al 20 (ma sarà un'impresa) e di avere almeno a Napoli un puntello che mancherà al movimento di Conte in tutto il resto d'Italia. Mentre nel Pd, De Luca appoggia Manfredi ma non vuole che diventi troppo forte. Anche se la strana e ipotetica vittoria di Bassolino sarebbe per lui molto peggio e riproporrebbe il tozza tozza - il gioco delle macchinine che si scontrano al luna park - tra due antiche fuoriserie. Ma anche il vintage, nella città più pazza e gustosa del mondo, vuole la sua parte.

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