Elezioni comunali, Giorgia Meloni vince il derby con la Lega. «Ora una destra a trazione FdI»

Fratelli d’Italia primi nella coalizione: ipoteca sulla scelta del candidato premier

Meloni vince il derby con la Lega. «Ora una destra a trazione FdI»
di Mario Ajello
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Lunedì 4 Ottobre 2021, 23:28 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 18:26

Lo ripete spesso, anche nel suo libro best seller lo scrive Giorgia Meloni, e ora che FdI ha fatto il pieno o quasi nelle urne lo ripete ai suoi interlocutori mentre festeggia: «In un mondo nel quale tutti puntano a diventare qualcuno, la sfida che ho imposto alla mia vita è riuscire a rimanere me stessa, costi quel che costi». Anche a questa coerenza personale la Meloni attribuisce il successo che ha portato FdI ad essere primo partito nella Capitale e primo partito del centrodestra a livello nazionale. Ribaltone rispetto alla Lega. Conseguenze del caso Fidanza sul voto a FdI? Non parrebbero esserci, «proprio come ci aspettavamo - dicono in FdI - visto che si è trattato di un caso isolato su cui hanno speculato media e nostri avversari».

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Il sondaggista Antonio Noto (di Noto sondaggi e Opinio Italia) la vede così: «C’è crescita di FdI, ma minore delle aspettative.

I margini di allargamento sono ancora ampi». Si sta, così parrebbe, intorno al 15 e non sopra il 20 come dicono i sondaggi relativi al voto delle politiche nazionali in vista delle politiche del 2023. E comunque: «Attendiamo i dati definitivi, ma allo stato, Fdi risulta il primo partito a Roma, e in assoluto si afferma come primo partito nel centrodestra». Questo l’entusiasmo della Meloni la quale lancia al volo la sfida al centrosinistra: «Ora eleggiamo Draghi al Colle, poi subito alle urne». Un invito che potrebbe trovare a sinistra, dove ci si è ringalluzziti, orecchie disponibili. 

 

Sa bene Giorgia che non deve aprire nessuna polemica con Salvini, e non è affatto nelle sue corde farla, ma sa anche che questo delle amministrative con il ribaltone tra i partiti del centrodestra è un’ipoteca importante sulla scelta di chi sarà il candidato premier della coalizione nel 2023 alle politiche. «Devo dire - così osserva - che un centrodestra a trazione Fratelli d’Italia è molto competitivo». E aggiunge: «E’ ancora aperta la più importante delle partite: Roma. Dall’inizio delle amministrative si è detto che la partita decisiva è quella che riguarda la Capitale. Ebbene, qui il centrodestra è avanti in modo significativo. Mentre il risultato di Gualtieri è molto deludente». Al contrario della performance dello «sconosciuto Michetti» che per ora ha soddisfatto Giorgia. 

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COMPETIZIONE

Il fatto che FdI cresca a Roma dove ha avuto la sua culla, più che in altre città, è un dato considerato significativo da quelle parti. Ma in generale è il sovranismo rosa della Meloni che conquista consensi, anche se il super-boom non si è visto o non si è visto ancora. Ma il primato dentro la coalizione sembra un dato di fatto, nonostante si votasse in molti comuni del Nord a radicamento leghista, il che avrà come conseguenza la radicalizzazione di Salvini sui temi identitari della destra, per togliere lo spazio finora concesso a Meloni.
Ma questi sono problemi di Salvini. Quel che adesso sta a cuore alla Meloni - che appunto va bene ma non benissimo - è di non accentuare i contrasti interni con il capo del Carroccio, il quale ha riportato a Milano il suo partito agli abissi del tempo del Trota e di Belsito. Giorgia punta a vincere «tutti insieme» nel 2023.

Ci riusciranno? «Il centrosinistra canta vittoria ma io questa vittoria non la vedo», dice lei. Che comunque la sindrome Marine Le Pen non può non temerla: ovvero grandi successi ma mai abbastanza per diventare presidente. E del resto Berlusconi, che a torto considera Giorgia un’eterna fanciulla, è quello che sostiene: «Meloni o Salvini premier? Ma neanche per scherzo!». Se non fosse che grazie alla sua leader FdI è passata dal 5 per cento delle politiche del 2018 e dal 6,2 per cento delle successive elezioni europee a più del doppio (ma poi si faranno bene i conti) in queste comunali.

E nonostante abbia sbagliato insieme a Salvini e in competizione con Salvini diversi candidati sindaci, secondo un’ammissione più o meno generale e come dimostrano i risultati di queste ore in varie città. Adesso Berlusconi dice di volere un partito unico con dentro anche FdI, ma dalle parti della Meloni se prima si era scettici adesso - numeri alla mano, e i numeri sono buoni - la possibile “cosa” sembra ancora più improbabile.

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