Elezioni amministrative, i sindaci uscenti e le gare all'interno delle coalizioni

Le sorprese potrebbero venir fuori dall’affluenza

Elezioni amministrative, i sindaci uscenti e le gare all'interno delle coalizioni
di Marco Conti
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Giovedì 30 Settembre 2021, 17:36 - Ultimo aggiornamento: 17:43

L’appuntamento elettorale si avvicina e le coalizioni, come le abbiamo conosciute sinora, sono sull’orlo di una crisi di nervi. Non esistono più anche se continua l’accanimento terapeutico praticato dagli alfieri del bipolarismo i quali non considerano che questa legislatura ha prodotto tre governi retti da maggioranze spurie e che non hanno mai riprodotto le coalizioni di centrodestra o di centrosinistra o grilline che si erano presentate così separate alle urne nel 2018.

Fare ipotesi, quindi, su chi vince e chi perde alla prossima tornata amministrativa è complicato anche perché sorprese potrebbero venir fuori dall’affluenza.

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Le grandi città

Un punto di riferimento nelle maggiori cinque città che vanno al voto viene dato dal colore degli uscenti.

Se si parte da questo criterio il centrodestra non ha sindaci uscenti a Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli che invece gravitano tutti tra il centrosinistra e il M5S. La possibilità che il centrodestra possa vincere a Torino è concreta e se così sarà il centrodestra può dire di essere passato dal 5-0 al 4-1.

Però in politica contano non sono le percentuali ma anche le attese e oltre alla città di Torino anche Roma ha un’uscente del M5S e la Capitale è ora contendibile, con il Gualtieri, candidato del Pd, che sembra favorito e al ballottaggio potrebbe far sfumare a Salvini, Meloni e Tajani l’occasione di riprendersi la guida della Capitale.

I tre leader possono consolarsi con la Regione Calabria che dovrebbe restare feudo di Forza Italia.

Poi c’è la gara tutta interna alla coalizione di centrodestra, soprattutto tra Lega e FdI. Obiettivo della sfida è arrivare primi su scala nazionale. Una prova generale in vista delle elezioni politiche dove vale la regola secondo la quale chi arriva primo, manda a Palazzo Chigi il proprio leader. Tra colpi bassi, dichiarazioni e assenze, la coalizione a suo tempo guidata da Berlusconi sembra spappolarsi. A pesare anche il fatto di essere divisi tra chi sostiene convintamente il governo (Forza Italia), chi lo appoggia con la mano sinistra (la Lega di Salvini) e chi è fermamente all’opposizione (FdI).

A sinistra le cose non vanno meglio anche se il Pd confermasse, come sembra, il sindaco di Milano, di Bologna e conquistasse Roma con Gualtieri strappandola al presunto alleato CinqueStelle. Questi ultimi potrebbero intestarsi Napoli, qualora Manfredi dovesse spuntarla, ma considerare il professore ed ex ministro come un grillino doc al pari della Raggi o della Appendino, è complicato. 

Poi c’è la partita delle percentuali che raccoglieranno i singoli partiti che però dovrebbe essere mixata con le numerose liste civiche, con la natura della competizione, con l’affluenza che nel turno precedente superò di poco il 50% e con alcuni candidati che, come Carlo Calenda, potrebbero raccogliere percentuali considerevoli ancora da allocare.

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