Elezione diretta del premier. Come potremmo votare alle prossime politiche?

Presidenzialismo o premierato? Vediamo dove si sta orientando il dibattito politico

Elezione diretta del premier. Come potremmo votare alle prossime politiche?
di Mario Ajello
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Mercoledì 31 Maggio 2023, 16:44 - Ultimo aggiornamento: 16:50

Sul presidenzialismo il centrodestra ha soprasseduto: troppo lesivo nei confronti dell’attuale istituzione della Presidenza della Repubblca, troppo ampio il salto rispetto alla nostra tradizione storica, troppo divisivo per i partiti e lacerante per l’opinione pubblica. E allora: premierato. Questa la scelta e su questa - parola di Giorgia Meloni - occorre accelerare.

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Presidenzialismo o premierato

Gli appuntamenti parlamentari, nelle varie commissioni, si susseguono e dal governo arriva la sollecitazione: ritmo, ritmo, ritmo! Il vero nodo, non ancora risolto, però non è piccolo. Riguarda la maniera in cui sarà votato il premier eletto da tutti. Il centrodestra vuole andare verso la super-semplificazione: una scheda elettorale con su scritto i nomi dei candidati premier e i partiti che li appoggiano e poi un’altra scheda per scegliere il parlamento.

Il Terzo polo è d'accordo con la premier

Il terzo polo - che su questa riforma marcia insieme alla maggioranza - e molti costituzionalisti di sinistra e di area Pd ma favorevoli al premierato optano invece per un sistema più soft. Ovvero quello che prevede il voto sulla stessa scheda al partito x e poi a quel partito è collegato un nome per Palazzo Chigi. Non è una questione di lana caprina. Nel primo caso si vota la persona prima del partito con una investitura molto più diretta e nel secondo caso l’investitura è più mediata. Nel primo caso c’è l’elezione diretta del capo del governo, nel secondo caso c’è solo l’indicazione di chi dovrà essere. Questa discussione andrà avanti a lungo. Ma la certezza è quella del premierato come approdo finale, abbandonando l’idea di toccare la figura del Capo dello Stato.

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Parecchi, infatti, sono i vantaggi del premierato rispetto al presidenzialismo: intanto l'introduzione dell'elezione diretta del capo del governo e il rafforzamento dei suoi poteri comporta la modifica di pochi articoli della Costituzione rispetto all'elezione diretta del Presidente della Repubblica, che oltre ad attribuire al Capo dello Stato alcuni specifici poteri di governo che ora non ha, a cominciare dalla presenza al Consiglio europeo, andrebbe bilanciata con una serie di contropoteri (ad esempio un presidente eletto e quindi di parte non potrebbe più presiedere il Csm). Il ruolo di garanzia a di istituzione super partes del Capo dello Stato in un Paese così politicamente diviso con l'Italia, inoltre, non subirebbe modifiche. E a Palazzo Chigi hanno ben presente come il Quirinale sia l'istituzione che da parecchi anni gode della maggiore fiducia da parte degli italiani. Con il premierato, e in attesa di decidere come sarà la scheda delle prossime elezioni politiche, andrà cambiata probabilmente anche la legge del voto.

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Legge elettorale

La soluzione sul tavolo della maggioranza è quella di un sistema proporzionale con premio di maggioranza: la Consulta ha già stabilito che è conforme a Costituzione attribuire a chi ottenga il 40% dei voti il 54% dei seggi, né ha precluso forme di ballottaggio nazionale qualora nessuno raggiunga tale soglia purché siano possibili nuovi apparentamenti tra primo e secondo turno. L’idea, per un sorriso della storia, è dunque quella di un renziano Italicum rivisitato tenendo conto delle sentenze della Consulta nel frattempo intervenute. La premier Meloni si accinge dunque a ballare da sola con la sua maggioranza, almeno stando ai segnali fin qui arrivati dai maggiori partiti di opposizione. Anzi, non proprio da sola: ad accompagnarla ci saranno Matteo Renzi e Carlo Calenda con i voti di Italia Viva e Azione. Pur separati in casa di fatto, su questo i due sono d’accordo; il premierato (“sindaco d’Italia”) era già nel programma elettorale del terzo polo. E l’ex premier si è portato avanti per tempo:

«Sosteniamo da sempre il sindaco d’Italia con l’elezione diretta del premier e il superamento del bicameralismo paritario.

Il cittadino deve tornare arbitro per poter decidere. Lo diciamo da sempre, speriamo che sia la volta buona», dice Renzi. Alla fine se il governo opterà per la soluzione soft, ossia l’indicazione sulla scheda elettorale e non l’elezione diretta del premier, c’è da scommettere che una buona parte del Pd sarà in difficoltà a schierarsi dalla parte del No.

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