Paolo Graldi
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Covid, rischi ignorati/ Quanto ci costano le trasgressioni dei “senza regole”

Covid, rischi ignorati/ Quanto ci costano le trasgressioni dei “senza regole”
di Paolo Graldi
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Lunedì 11 Gennaio 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 07:18

C’è chi ragiona sui rischi e i pericoli e si attiene alle regole della prudenza per tenere a distanza il Covid e poi c’è chi vuole giocare a stuzzicarlo, sfidarlo, ignorarlo. 

Un rodeo delle stupidità che produce danni devastanti. I giovani, in questa delicata partita, si presentano come una medaglia, con il dritto e il rovescio. 


Il tipo A, accorto e virtuoso, si muove con la mascherina a coprire correttamente naso e bocca, per strada si spiccia, non s’attarda, evita gli assembramenti. Interpreta le raccomandazioni non come semplici e quasi superflui suggerimenti, da prendere o lasciare a piacimento. Rispetta le regole, capisce il perché ci sono e sa che deve proteggere sé stesso e gli altri. Lo ha spiegato con straordinaria semplicità Claudia, infermiera allo “Spallanzani”, in trincea nei reparti di terapia intensiva, la prima in Italia a farsi vaccinare contro il virus e però c’è stato perfino chi, sui social, l’ha insultata. Roba da non credere. 


Testimonianze di giovani assimilabili al tipo A vengono raccolte negli spazi del Concorso del Messaggero su queste pagine e forniscono materiale consolante e di alto profilo morale. Sono profili assimilabili a quelli premiati dal Presidente Mattarella come Cavalieri dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. 


Si fatica a comprendere come a questo diffuso comportamento virtuoso si contrappongano gli adepti del Tipo B: i trasgressori seriali, i furbetti del coprifuoco, gli antagonisti delle misure di attenzione e prevenzione. Gli spavaldi e davvero stupidi sfidanti del nemico invisibile che ha già portato all’altro mondo oltre settantamila concittadini. 
Le cronache ci restituiscono lunghe sequenze di episodi di trasgressione programmata, di pervicace assenza di obbedienza: si è spesso instaurata una sfida aperta e arrogante alle restrizioni imposte dalle diverse autorità. La movida e i suoi centri d’elezione rinnovano i propri riti, li sbandierano come in un gioco tra guardie e ladri in un balletto che finisce, talvolta, per coinvolgere esercenti senza colpa, anch’essi travolti dall’esibizione dell’eccesso. Da qui, di male in peggio.

A Gallarate, a Varese e poi a Lucca, Milano, Cagliari, Catania, fino a Parma, si è dispiegata una catena di risse tra giovani e giovanissimi, scontri e violenze programmati via social, tanto che si può già parlare di un fenomeno da esaminare con la massima attenzione e se serve con altrettanta severità.

Ci si prende gusto a ritrovarsi in piazza per fare a botte e poi compaiono spranghe, mazze, coltelli e anche armi da fuoco. A Roma, per settimane piccole risse si sono accese al Pincio. 


Con propositi meno bellicosi la Capitale registra frange di disobbedienti e recidivi in diversi quartieri. La polizia locale fa quello che può. E non è molto. La polizia di Stato si muove ma non basta. Si è espresso con parole severe anche il capo della polizia Franco Gabrielli, sempre misurato e schietto negli interventi. Bene, ha ammonito i poliziotti che hanno lasciato schiamazzare i fan di un attore turco, Can Yaman, sceso in strada dall’hotel Eden per un abbraccio, letteralmente, con la folla di ammiratori e zero protezioni. 


E non sono nemmeno piaciuti il raduno per ricordare le vittime via Acca Larentia a quarantadue anni dall’assassinio di tre giovani di estrema destra o i chiassosi festeggiamenti a piazza della Libertà per i 121 anni dalla Fondazione della Lazio. Mascherine macché, distanze di sicurezza figurati, divieto di assembramenti ma chi se ne importa. 
Insomma, quello che è necessariamente obbligatorio qui diviene facoltativo, interpretabile, assoggettabile alle proprie esigenze, perfino chiamando in ballo l’esercizio delle libertà personali. Senza considerare che il virus non riconosce né età né altre appartenenze e un contagio in piazza viene poi portato a casa agli altri membri della famiglia, anziani compresi, i più esposti ad esiti fatali.


Bisognerà intendersi, una buona volta. Se siamo in guerra contro il virus e le regole per combatterlo riguardano tutti, nessuno escluso, allora chi non ci sta, chi fa come gli pare, chi gioca al negazionismo va fermato. Se il vaccino ci permetterà di bloccare col tempo la circolazione del virus bisognerà decidere di fermare subito coloro, i Tipo B, che fanno i fenomeni a spese di tutti quanti. Tra le tante severe scommesse che incombono sul Paese bisogna vincere quella delle regole. Almeno quella.

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