Politica e stampa, un equilibrio difficile

di Ruben Razzante
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Martedì 13 Novembre 2018, 00:00
Le polemiche degli ultimi giorni sulla libertà di stampa confermano che nel nostro Paese risulta sempre molto difficile affrontare con serenità il tema della qualità dell’informazione e del diritto dei cittadini di ricevere notizie corrette, equilibrate e imparziali. La radicalizzazione dello scontro tra politica e operatori dell’informazione ha origini lontane e finisce sempre per ritorcersi contro il cittadino-utente, che fa fatica a districarsi nel ginepraio di accuse, recriminazioni, rivendicazioni dell’una e dell’altra parte.
Sul tema della qualità dell’informazione i molteplici punti di vista sull’argomento possono ricondursi a due indirizzi di pensiero. Il primo tende ad esaltare le potenzialità della Rete e a ritenere ormai indistinguibile il contributo professionale dei giornalisti da quello dei generici produttori di contenuti e preme per una deregulation del settore editoriale che scardini le anguste visioni corporative e garantisca la qualità delle notizie a prescindere da chi le produce. Il secondo rimane ancorato al mondo editoriale tradizionale e ritiene che si debba continuare a proteggere il giornalismo professionale, valorizzandolo nei suoi qualificanti elementi di attendibilità e affidabilità deontologica. Entrambe le posizioni presentano costruttivi elementi di interesse e il futuro dell’informazione non potrà che passare da un sapiente bilanciamento tra i due approcci.
Di qui la necessità di rendere riconoscibile, anche in Rete, l’informazione di qualità prodotta professionalmente e nel segno della trasparenza, della correttezza e della verità dei fatti. Più che altro andrebbero rivisti i meccanismi di accesso alla professione giornalistica, anche in ragione dell’espansione del giornalismo digitale, che richiede competenze nuove e che segue binari non esattamente sovrapponibili a quelli degli altri “giornalismi”. In questo senso l’Ordine nazionale dei giornalisti ha di recente diffuso una bozza di proposta di riforma che va valutata con interesse perché muove nella direzione di una valorizzazione dei percorsi universitari, irrobustendo la formazione dei nuovi giornalisti.
Soltanto dopo aver sciolto il nodo dell’identità professionale di chi fa informazione si potranno affrontare le altre questioni legate al sostegno finanziario alle testate giornalistiche, agli incentivi alle start up del settore editoriale e al ruolo dei giganti del web nella promozione dell’informazione di qualità.
Mai come in questa fase storica occorre una condivisione di scelte strategiche in tale ambito e dunque si avverte l’esigenza di convocare gli “Stati generali dell’editoria”, affinchè tutti le categorie di attori della filiera di produzione e distribuzione delle notizie (giornalisti, editori, poligrafici, professionisti del web, giganti della Rete), insieme con i decisori istituzionali, discutano del futuro dell’ecosistema dell’informazione e trovino una sintesi armoniosa tra diritti e doveri, libertà e responsabilità. 
Il muro contro muro tra politica e mondo del giornalismo allontana il traguardo di una matura democrazia dell’informazione e svilisce la professionalità di chi lavora con serietà e scrupolo al confezionamento di notizie di interesse pubblico.
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