Editoria, piano del governo: i giornali saranno venduti anche nei bar e col delivery

Il progetto punta a rilanciare le edicole: saranno loro a curare la distribuzione

Editoria, piano del governo: i giornali saranno venduti anche nei bar e col delivery
di Francesco Malfetano e Francesco Pacifico
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Venerdì 17 Marzo 2023, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 06:13

Vendite nei bar e consegne a domicilio per giornali e riviste. Il governo prepara un nuovo piano per sostenere il mondo dell’editoria. E in particolare quell’ultimo miglio della notizia che, in epoca di digitalizzazione serrata, è sempre meno rappresentato dalle edicole. Numeri alla mano infatti, non ce n’è neppure una in un comune italiano su quattro. E in un terzo dei centri del Belpaese ce n’è soltanto una. Inevitabile quindi che per il governo qualcosa debba cambiare. «Dobbiamo trovare il modo di accorciare le distanze tra prodotti editoriali e consumatori» spiega infatti il sottosegretario con delega all’Editoria Alberto Barachini. Le continue chiusure, soprattutto dei chioschi nelle grandi e nelle medie città, costringono i lettori a dover percorrere diversi chilometri per acquistare il giornale. Si tratta soprattutto di over60 che spesso, scoraggiati, desistono. 

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LE INIZIATIVE

E quindi, anche se «le risorse per gli edicolanti verranno confermate», ora si ragiona sul legare «i sostegni ad attività innovative come i servizi di delivery».

Per Barachini «una consegna porta a porta, sovvenzionata in parte appunto dai contributi, riavvicinerebbe ai quotidiani moltissime persone che oggi con la chiusura delle edicole sono state costretti ad interrompere le loro abitudini di lettura, incidendo in maniera non marginale sul calo delle copie». 

In pratica si tratterebbe di far entrare nel circuito delle consegne a domicilio anche quotidiani e riviste, come già avviene per la stragrande maggioranza dei negozi di vendita al dettaglio, che si tratti di supermercati o di farmacie. «Sono convinto che dobbiamo sostenere le edicole e aiutarle a guardare avanti e ci stiamo lavorando», è il messaggio del sottosegretario, fermamente intenzionato a non tagliare fuori gli edicolanti. A patto però che siano disposti ad «innovarsi». Come spiega una fonte tecnica al lavoro sul dossier infatti, tra le ipotesi al vaglio c’è anche quella di trasformare gli edicolanti in «distributori attivi». Cioè in presidi sul territorio che si occupino di far arrivare le copie da vendere direttamente nei bar o in altri esercizi commerciali. «Quante copie si venderebbero ogni giorno nelle case di cura per anziani?» ci si domanda. Soluzioni alternative oggi più che mai necessarie. Anche se, a sorpresa, la crisi degli edicolanti sembra aver registrato un rallentamento. 

LA FRENATA

Spiega Andrea Innocenti, segretario dello Snag (Sindacato nazionale autonomo giornalai) aderente a Confcommercio: «Grazie alle forme di sostegno pubblico di questi anni, l’emorragia delle edicole si è fortemente attenuata. Nel 2022 l’andamento delle chiusure - al netto delle nuove aperture - presenta un saldo negativo del 3,5% su base annua. Nel 2019 la flessione era del 13,3%». Guardando alle misure, il riferimento è al tax credit (fino a 4mila euro nel 2022) e al bonus edicole (salito a 2mila euro l’anno scorso) garantiti dal governo al settore. Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura ed editoria ha fatto sapere che «questi interventi che vanno resi strutturali per sostenere il settore». Quindi ha sottolineato che «le edicole sono fondamentali per la salvaguardia del diritto dei cittadini a un’informazione libera e corretta, nonché importante presidio a tutela del pluralismo informativo», per concludere che - per aumentare i sostegni alla categoria - l’esecutivo e il Parlamento stanno avviando «un percorso di verifica su una seconda fase di applicazione del Pnrr, che preveda delle riforme a tutela del mercato editoriale e dell’industria culturale italiana». Proprio ieri lo Snag ha fornito una fotografia del settore: le edicole in Italia sono poco meno di 12mila, 441 in meno rispetto al 2021. Guardando ai singoli territori il maggior numero di chiusure lo scorso anno si è registrato nella provincia di Roma (77, di cui 54 nella sola Capitale), ma le cose non vanno meglio a Milano (61), a Napoli (34) o a Firenze (28). A essere penalizzate le rivendite sul modello chiosco. 

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