Durigon, il passo indietro è più vicino: ipotesi dimissioni per il sottosegretario

Durigon, il passo indietro è più vicino: ipotesi dimissioni per il sottosegretario
di Marco Conti
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Mercoledì 25 Agosto 2021, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 09:51

«Noi siamo per risolvere i problemi e non per crearli, siamo per spegnere le polemiche e non per alimentarle: con Durigon ragioneremo su cosa sia più utile fare». Per la prima volta Matteo Salvini apre uno spiraglio sulla possibilità che il sottosegretario della Lega possa lasciare l'incarico di governo. Lo fa a margine del Meeting di Rimini e dopo che il segretario del Pd, Enrico Letta, era tornato a chiedere le dimissioni del sottosegretario, uomo di punta della Lega nel Lazio, che a inizio agosto aveva proposto di reintitolare al fratello del Duce, Arnaldo Mussolini, il parco cittadino di Latina ora Giardino Falcone e Borsellino.

Salvini: «Mai parlato di Durigon con Draghi, i parchi di Latina non credo siano tra le sue priorità»

Salvini non intende mollare tout court il deputato, padre di Quota100, ma «per il bene del movimento e del governo», è disposto a discutere della faccenda con il diretto interessato che tace dal 6 di agosto. «E' possibile che Durigon si sia stufato di prendere calci ogni giorno e decida lui di lasciare», si ragiona nella Lega escludendo che il segretario intenda mollare uno degli uomini che hanno portato la Lega al Sud.

Resta il fatto che la sortita di Salvini avviene il giorno dopo l'incontro avuto a Palazzo Chigi con Draghi «dove - ripete il segretario della Lega - non abbiamo parlato di Claudio». Dopo le parole di ieri, è però più credibile che il diretto interessato faccia un passo indietro proprio per spegnere le polemiche, altrimenti destinate a galleggiare sino a quando potrebbe andare in Aula la mozione di sfiducia presentata dal M5S che con Durigon ha governato anche nel primo governo-Conte.

ATTACCO A LAMORGESE
Draghi non si è mai espresso sulla vicenda. Lo ha fatto invece l'ex premier Conte raccontando come, da Palazzo Chigi, spinse alle dimissioni l'allora sottosegretario Siri colpito da un avviso di garanzia. «Chiamai Salvini e gli spiegai che non era opportuno che il sottosegretario rimanesse al suo posto - racconta Conte - la stessa cosa la spiegai al diretto interessato Siri, revocandogli l'incarico». Per dovere di cronaca occorre però ricordare che in mezzo ci fu un burrascoso Consiglio dei ministri dove per poco non si arrivò alla conta. Un tentativo di gettare acqua sul fuoco arriva da Antonio Tajani. Per il coordinatore di FI a è «inutile perdere tempo in battaglie politiche interne».

Ci sono però le elezioni amministrative e Durigon ha un peso anche a Roma dove il centrodestra schiera Michetti. Il vento della campagna elettorale inizia a soffiare forte e così, mentre Letta continua a chiedere le dimissioni di Durigon e promette «mai più un governo con Salvini», il segretario della Lega rilancia e attacca la titolare dell'Interno Luciana Lamorgese che però non è un'esponente politico ma una ministra che lavora in stretto contatto con Palazzo Chigi e il Quirinale. Polemiche e colpi bassi che, come spiega il renziano Ettore Rosato, non turbano o compromettono l'azione e la durata del governo. «Il paese non ha bisogno di crisi di governo e non ne avrà», sostiene lapidario il coordinatore nazionale di Italia Viva.

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