Draghi in Senato con i condizionatori spenti, l'aula è incandescente. «Hanno disattivato i pinguini»

Draghi in Senato con i condizionatori spenti, l'aula è incandescente. «Hanno disattivato i pinguini»
di Mario Ajello
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Giovedì 19 Maggio 2022, 12:21 - Ultimo aggiornamento: 12:38

Mario Draghi arriva in Senato e fa scattare l’Effetto Draghi. Ovvero? «Vogliamo il condizionatore d’aria acceso o la pace?», questa la sua celebre battuta. Ebbene, la pace ancora non c’è e, almeno a Palazzo Madama, nemmeno l’aria condizionata. Il clima che accoglie il premier in Senato è da economia di guerra. In linea con quanto ha appena detto in aula il meloniano La Russa: «Dobbiamo tirare la cinghia». E così, la cinghia dei condizionatori è stata tirata già da subito nella seconda sede istituzionale più importante d’Italia, dopo quella del Quirinale. «Mamma mia che caldo, quasi quasi soffoco», dice il segretario d’aula berlusconiano Francesco Giro.

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Il grande caldo

E come lui tanti altri cercano di smuovere l’aria con ventagli improvvisati: chi un foglio di carta, chi un libro, chi la bottiglietta d’acqua gelata piazzata sulla fronte, chi un testo legislativo agitato davanti al volto e che possa sostituire - ma ovviamente non in pieno - il “pinguino” che non si accende. «Prima facevo clic e arrivava il freddo, adesso invece faccio clic e il pinguino non risponde.

Hanno disattivato, la guerra è guerra, i condizionatori d’aria aggiuntivi nelle nostri studi di senatori e il mio che è sull’altana del palazzo somiglia a una fornace», nota ancora Giro. E quanto al sistema centralizzato dell’aria condizionata dell’intero edificio, è stato tarato al minimo. Si sente appena un’arietta, un tiepido venticello e niente di più, nell’aula e negli spazi tutt’intorno. La dottrina Draghi - quella del rischio di più freddo d’inverno e più caldo d’estate, se non si risolve la vicenda russo-ucraina - si è trasformata da boutade a realtà. Ed è semi-incandescente il Senato, non solo dal punto di vista politico.

 

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