Gas, la frenata della Ue: slitta il tetto al prezzo. Draghi: «Italia al sicuro, non sono deluso»

Non passa l’idea di un incontro a luglio: si attende il pacchetto della Commissione. Nuovo confronto previsto in autunno . Così il price cap rischia di arrivare tardi»

Draghi: «Putin ha già tagliato le forniture di gas, Ue in difficoltà. No price cap per paura»
di Francesco Malfetano
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Venerdì 24 Giugno 2022, 15:36 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 10:35

«Non mi sento deluso». Alla fine del Consiglio europeo Mario Draghi guarda il bicchiere mezzo pieno. Nonostante le aperture arrivate giovedì infatti, a luglio non si terrà alcun summit straordinario sull’energia. La richiesta italiana - sostenuta da Francia e paesi euro-mediterranei - alla fine è stata rispedita al mittente. «Le cose si stanno muovendo - spiega in conferenza stampa - ma non vengono da sole e spesso non vengono così rapidamente come uno pensava dovessero arrivare». In altri termini non c’è stata la marcia trionfale che a un certo punto andava prospettandosi, con Germania e Olanda convinte a dare una chance all’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo

D’altro canto però, è impossibile parlare di una vera sconfitta. Ieri infatti i Ventisette hanno concordato di fissare «una data precisa per un rapporto completo sulla questione energia» (non solo sul price cap quindi). E cioè, a dispetto di quanto fatto a maggio scorso, la Commissione ora ha una deadline entro cui dovrà produrre le elaborazioni necessarie a passare al livello operativo. «Ed è fondamentale - spiegano fonti vicine al dossier - perché la Commissione da settimane fa filtrare il messaggio che quel documento era infattibile». Tant’è che, valutano, «è stato probabilmente commesso l’errore comunicativo di dare per scontato, giovedì sera, il consiglio straordinario». Specie perché consapevoli delle forti resistenze mostrate non solo dalla “macchina” di Bruxelles (che, da metà luglio, è in ferie) ma anche dai molti leader restii (compreso il tedesco Scholz, nonostante i toni ammorbiditi). 
Al netto di tutto ciò, stando alle ricostruzioni della delegazione italiana, l’Italia ha messo all’angolo la squadra di Ursula von der Leyen.

E pur non ottenendo l’obiettivo più grande (l’accelerazione a luglio) è stata in grado di centrare una vittoria: la garanzia di un vertice a ottobre. 

Rischio di ritardi

Certo, spiega Draghi, «ottobre» potrebbe essere «tardi» per prendere decisioni, «soprattutto se avvengono altre cose sul fronte dell’energia. «Ma su questo il Consiglio è stato aperto». Vale a dire che per ora non si decide nessun vertice straordinario, «ma se la situazione dovesse aggravarsi è chiaro che ci sarà». Non a caso il premier tenterà ora anche un rilancio cercando la sponda degli Stati Uniti, portando il tema del price cap anche al vertice del G7 che inizierà domenica. 

Draghi - che si è anche detto a favore del processo di allargamento dell’Unione in corso - rimarca come in Ue ci sia «molta consapevolezza» ma la sensazione italiana è che non sia stato davvero colto il senso d’urgenza. Un’incomprensione che ha consentito che a prevalere sia stata «la paura che la Russia tagli ancora di più le forniture. Ma è già così», come dice il premier. «Siamo in una fase in cui - prosegue - le consegne di gas in Germania sono ormai al 50% di quello che erano prima, forse anche meno. Ma il prezzo è aumentato in maniera tale per cui Putin incassa più o meno le stesse cifre». Una paura a cui l’Italia è meno soggetta perché si è mossa bene «nei primissimi giorni dall’inizio della guerra assicurando una rete di fornitori». Tant’è che la dipendenza dal gas russo «l’anno scorso era al 40%, oggi è al 25%», le operazioni di stoccaggio proseguono bene e per l’inverno - rassicura il premier - «non ci sarà alcuna emergenza». I timori si concentrano più che altro sulla tenuta economica del Paese. L’economia italiana sta andando «benino, grazie al turismo» constata il premier, ma «c’è una dimensione piena di sfide. Ed è quella che ha a che fare con l’inflazione». «In generale nell’area dell’euro le previsioni per l’economia sono di un rallentamento, un pò in tutti i Paesi», conclude. Difficoltà che potrebbero ancora ripercuotersi sulla tenuta sociale italiana. E infatti Draghi promette che convocherà le parti sociali dopo i vertici previsti la prossima settimana (oltre al G7 c’è il summit Nato a Madrid). Solo una battuta sul fronte interno: dopo la scissione del M5s e la nascita del gruppo di Luigi Di Maio all’interno della maggioranza, risponde no a chi chiede se reputi necessario un rimpasto e conclude: «Sento di avere lo stesso mandato parlamentare».

 

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