Governo Draghi, Pd: avanti con M5S. Da Franceschini appello a Conte

Governo Draghi, Pd: avanti con M5S. Da Franceschini appello a Conte
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Giovedì 4 Febbraio 2021, 00:53

ROMA Avanti sulla strada indicata dal presidente della Repubblica Mattarella, sbagliato svalutare l'operazione Draghi come se fosse una sorta di commissariamento dell'Europa, in questa fase politica è assurdo vestire i panni dell'anti-sistema. È una linea netta quella che intende portare avanti il Pd. Ribadita anche nel vertice serale con M5S e Leu che ha registrato una netta spaccatura. Anche chi nel partito ieri mattina ha cercato di porre dei paletti, degli ostacoli alla nascita dell'esecutivo presieduto dall'ex numero uno della Bce è destinato ad essere isolato.

Nel mirino di alcuni parlamentari soprattutto il consigliere politico di Zingaretti, Bettini.

Ma il segretario dem, insieme al capo delegazione del Pd uscente Franceschini, resterà in campo fino all'ultimo per compattare il fronte rosso-giallo. Qualora i pentastellati scegliessero di andare sull'Aventino o peggio ancora di salire sulle barricate il rischio concreto è che l'alleanza si spacchi. 


Per ora Zingaretti registra una disponibilità M5S al confronto, si può andare divisi, assicurando lo stesso «una prospettiva politica unitaria». Andrà comunque avanti un pressing nei confronti di Di Maio e di tutti i governisti M5S a non seguire la reazione di pancia di Grillo, Crimi e Di Battista ma la mediazione dei pontieri non ha sortito frutti. Ecco il motivo per cui da oggi potranno emergere delle differenze all'interno del partito dem. Tra chi considera l'asse con il Movimento 5 Stelle una parentesi da chiudere e chi, invece, ritiene ancora chiaro il perimetro per il futuro. Il Conte o morte è una fase archiviata, ma nessuna la disconosce, anzi si sottolinea in ogni area dem che l'ex presidente del Consiglio alla fine comunque ha lavorato bene.

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La svolta

Da qui all'eventualità che possa essere lui il federatore ce ne passa e quel che sembrava certo fino ad un mese fa è ora rimesso in discussione. Ma il nodo è quello legato all'appoggio Draghi. «La sfida è salvare il rapporto tra Pd e 5Stelle dentro il nuovo quadro», dice senza mezzi termini Franceschini che si è rivolto direttamente al giurista pugliese per mediare all'interno del Movimento 5 Stelle. Perché è evidente che se Conte si mettesse di traverso a Draghi salterebbe tutto il castello costruito in questi anni di collaborazione.


«Sono convinto che Conte sarà coerentemente il primo e più convinto sostenitore di Draghi», dice il ministro per i Beni culturali uscente. «Draghi è una personalità di grande prestigio, di grande forza. Una risorsa italiana apprezzata nel mondo, credo che possa portare l'Italia fuori dall'incertezza determinata dalla crisi di governo», afferma Zingaretti. Sotto traccia, in realtà, c'è chi non nasconde le perplessità per come è stata gestita la partita con Renzi, ma nessuno chiede per ora un congresso Pd. «Ci sarà il momento per un confronto. Perché ci siamo legati al Movimento 5 Stelle? Perché ci siamo legati mani e piedi a Conte?», si chiede un esponente della minoranza dem.


«Se il governo decolla è una grande occasione. E il Pd deve giocarsela da protagonista», l'invito del sindaco di Bergamo, Gori. Il segretario dem sta trattando per far sì che si creino le condizioni ad un governo forte, non minato da veti o da minacce. Con un unico paletto: «Sarebbe gradita la presenza di Forza Italia, non certo quella della Lega e di Fratelli d'Italia». In campo ci sono tutti i big dem. Con il convincimento che con una maggioranza politica nascerebbe un governo politico, ma senza una prospettiva del genere allora Draghi sarebbe costretto a formare un esecutivo solo tecnico.


Ministri da confermare

I dem puntano a confermare i ministri strategici del Conte 2, tra questi Gualtieri, Guerini e Boccia. Aprirebbero ad un governo con i vicepremier (nel caso sarebbe Orlando) ma chiedono ai pentastellati e a Leu di sostenerlo. Il modello è quello Ciampi, sarebbe sbagliato considerare Draghi un nuovo Monti. «Non dobbiamo fare il gioco di Italia viva che punta a spaccarci», il refrain. Il sentiero del Pd è stretto ma non c'è un piano B. Anzi non è stata gradita la puntura di spillo dei pentastellati che hanno accusato i dem di non essersi spesi fino in fondo per il Conte ter. 


E neanche l'avvertimento di Di Maio sul fatto che il Pd possa sostenere un esecutivo Draghi insieme alla Lega. «Bisogna dare una mano a Draghi perché può sembrare che la forza del nome possa risolvere i problemi ma non è così», osserva Orlando. 
La strada è lastricata di ostacoli. Il rischio è lasciare spazio ai sovranisti, di far sì che il centrodestra possa incassare il prossimo presidente della Repubblica, che i dossier sul tavolo come il Recovery plan siano ingestibili.

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