Draghi, sì dai 5Stelle: il premier è pronto a sciogliere la riserva

Draghi, sì dai 5Stelle: il premier è pronto a sciogliere la riserva
di Francesco Malfetano
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Venerdì 12 Febbraio 2021, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 10:38

Entro un paio di giorni l’Italia avrà un nuovo governo. Anche il via libera grillino è arrivato ieri. Per circa il 60% dei cinquestelle che hanno votato sulla piattaforma Rousseau Mario Draghi può essere il premier della loro maggioranza. Anche se sarà «tecnico-politica» e anche se ha al suo interno ex avversari dei 5S come Silvio Berlusconi o ex amici come la Lega di Matteo Salvini. 

Draghi, al Colle per sciogliere la riserva, la squadra e il giuramento: le tappe del nuovo governo

In pratica ieri anche l’ultimo tassello è andato al suo posto. Già oggi, consapevole di avere alle spalle una maggioranza molto solida, Draghi comunicherà al presidente Sergio Mattarella l’intenzione di sciogliere la riserva, riferendo quindi l’esito delle consultazioni. Per la lista dei ministri vera e propria però, benché i pochi che hanno parlato con il premier incaricato in queste ore assicurino che di fondo è fatta, potrebbe prendersi qualche giorno in più di riflessione, arrivando con il giuramento tra domani e lunedì.
Si sblocca così la nascita del nuovo governo che vedrà all’opposizione («ma costruttiva») la sola Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia.

Con il Movimento 5Stelle ci saranno infatti Pd, LeU, Lega, Forza Italia e i partiti di centro. 

IL VOTO
A legittimare la presenza nell’esecutivo dei 5Stelle è stata appunto la votazione tenuta ieri dalle ore 10 alle 18 sulla piattaforma Rousseau. Un voto a cui la base grillina ha risposto in modo non proprio netto, magnificando le spaccature emerse nei giorni scorsi all’interno dei gruppi parlamentari. Su quasi 120 mila aventi diritto al voto ad esprimersi sono stati 74.537. I sì sono stati il 59,3% (44.177); i no il 40,7% (30.360). Percentuali poco bulgare soprattutto considerando che il contratto di governo con la Lega nel 2018 aveva ottenuto il 94% dei consensi. 

In ogni caso sembra aver funzionato l’escamotage del quesito filo-Draghi elaborato dal reggente Vito Crimi al pari dell’opera di convincimento (basata sulla creazione di un super ministero della Transizione ecologica e sulla difesa delle riforme fatte fino ad oggi) a cui si sono dedicati tanto Beppe Grillo quanto altri ‘big’ cinquestelle. I vari Luigi Di Maio, Roberto Fico, Stefano Buffagni o lo stesso Crimi, ieri sono stati tra i primi ad esultare. «Andiamo avanti per il bene del Paese» ha detto l’ormai ex viceministro al MiSE. E ancora «Scelta la strada del coraggio e della partecipazione» ha commentato il leader in pectore dei grillini, a cui ha fatto eco Fico: «Questa scelta è un’assunzione di responsabilità». Il reggente politico ha invece ribadito come «il voto degli iscritti è vincolante» per gli eletti 5Stelle. Vale a dire che ora la compagine parlamentare composta da 190 deputati e 92 senatori dovrà adeguarsi. Al netto delle proprie convinzioni, dovrà ingoiare il rospo del profilo «tecnico» del governo in arrivo e della presenza al suo interno di Forza Italia e Lega. 

Alleati che, in attesa di capire quale formula sarà scelta da Draghi per i ministeri, hanno validato anche la propria posizione. La Direzione nazionale del Pd ad esempio, all’unanimità, ieri ha espresso voto favorevole per esprimere la fiducia al governo Draghi. «Mattarella ha messo a disposizione del Parlamento una delle figure più autorevoli e prestigiose - ha spiegato il segretario Nicola Zingaretti -. Il successo per la formazione del governo dipende dall’alleanza tra LeU, M5s e Pd». Sulla stessa linea anche il capogruppo di LeU alla Camera Federico Fornaro: «Ripartire uniti per dare risposte ai cittadini e alle imprese».
 

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