Draghi vede Erdogan ad Ankara: il piano corridoi per il grano. «Migranti, Italia al limite»

Il presidente turco ha fatto sapere che l'obiettivo per quest'anno è arrivare a un'interscambio economico di 25 miliardi di dollari.

Vertice Italia-Turchia ad Ankara, Draghi: «Rafforziamo i rapporti»
di Francesco Malfetano, inviato ad Ankara
4 Minuti di Lettura
Martedì 5 Luglio 2022, 18:36 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 13:05

ANKARA - Ancora «dieci giorni» per sbloccare il grano di Kiev nei porti minati. È una specie di promessa quella confezionata ieri da Recep Tayyip Erdogan. Seduto al tavolo su cui i ministri turchi hanno appena firmato nove accordi bilaterali con gli italiani volati appositamente ad Ankara, il leader turco lascia intendere che si potrebbe essere finalmente a un punto di svolta. A mancare è sempre l’adesione di Mosca al piano studiato dalla Turchia con Onu e Ucraina. «Ma noi crediamo di poter mediare e nei prossimi giorni aumenteremo i contatti. Cercheremo di arrivare a un risultato anche in una settimana» dice in conferenza stampa, ottenendo sul punto la pronta sponda di Mario Draghi. «Sarebbe un primo segnale importante di pace» spiega infatti il premier, sottolineando come l’apertura avrebbe a tutti gli effetti un «valore strategico» per la risoluzione del conflitto. 
Il grano però è solo uno dei tanti temi toccati in un pomeriggio denso, iniziato con la visita al Mausoleo di Ataturk, padre della Turchia moderna, e culminato con una lunga serie di incontri all’interno del complesso presidenziale. 

Cioè in una mastodontica città nella città, 300mila metri quadri e oltre 1.100 camere.

L’accoglienza per la delegazione italiana composta da Draghi e i ministri Luigi Di Maio, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Roberto Cingolani e Giancarlo Giorgetti, è infatti la rappresentazione plastica dell’ospitalità a cui il presidente turco Erdogan ha abituato i suoi ospiti. 
 

 

LA DIPLOMAZIA
Così Erdogan e Draghi, fianco a fianco, ascoltano gli inni di entrambi i paesi all’ombra di un gazebo ottomano. Davanti a loro le truppe schierate, alle spalle una colonna di soldati a cavallo. E poi 16 uomini con i costumi tradizionali che rappresentano le tribù fondative della Turchia, tappeti azzurri, e un «Ciao soldati» sussurrato a mezza voce in turco anche dal premier italiano. Sembra passata un’eternità dall’aprile 2021, quando a seguito «dell’Incidente della sedia» che aveva visto protagonisti Erdogan, Charles Michel e Ursula von der Leyen, Draghi non aveva lesinato critiche al presidente turco.

E così ieri a coronare il tutto, appunto, la firma degli accordi in diretta tv. Con tanto di siparietto di Giorgetti che sbaglia i tempi e si alza al posto di Di Maio, strappando un sorriso ieri insolito anche ad Erdogan. Poi una breve conferenza stampa congiunta dove, accanto alla reciproca soddisfazione per la crescente cooperazione e per il sostegno dato da sempre all’adesione turca alla Unione europea, c’è spazio ovviamente per parlare del conflitto ucraino, del grano e del gas. 

Così se in un brevissimo passaggio Erdogan annuncia un ruolo italiano per la costruzione del tratto sottomarino del gasdotto di Sakarya, nel mar Nero, Draghi invece spiega anche come i Paesi siano «uniti nella condanna dell’invasione russa e nel sostegno a Kiev». Oltre a ribadire, come il premier fa sempre, come siano anche in prima linea nel cercare «una soluzione negoziale» che fermi le ostilità e garantisca una pace stabile e duratura alle condizioni dell’Ucraina. In realtà, ad ascoltare bene lo scambio di battute, Draghi sembra aver ottenuto una qualche concessione diplomatica da Erdogan, che prima d’ora non aveva mai condannato così apertamente Mosca (anche solo lasciando che a farlo fosse il suo ospite). 

I FLUSSI VERSO L’EUROPA
Un passaggio a cui fa seguito, in realtà, quella che appare come una concessione offerta in cambio dal premier italiano in ottica anti-greca sul fronte dei migranti. «Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Draghi», dice infatti Erdogan rispondendo ad una domanda dei media turchi sulla gestione dei flussi migratori verso l’Europa. «Noi siamo il Paese meno discriminante - spiega allora il premier - ma anche noi abbiamo limiti e ora ci siamo arrivati». Un allarme immigrazione che è dovuto all’aumento di arrivi sulla rotta del Mediterraneo orientale più che triplicati nel 2021. Draghi ha sottolineato come la gestione debba essere «umana, equa, efficace». «Noi - ha ricordato il Presidente del Consiglio con riferimento all’Italia - cerchiamo di salvare i migranti che si trovano nei nostri mari o quando altre navi li portano da noi. Il nostro comportamento da questo punto di vista è straordinario, siamo il Paese certamente più aperto». E così Erdogan, che da sempre accusa Atene per i respingimenti nell’Egeo, punta di nuovo il dito contro la Grecia che «ha cominciato a essere una minaccia anche per l’Italia».
 

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA